Il capo dei vescovi a Busto Arsizio parla ai detenuti: “Più lavoro nelle carceri per costruire il futuro”

Una mattinata che ha visto il cardinale Matteo Maria Zuppi partecipare ad un incontro organizzato dal cappellano di via per Cassano Magnago don David Maria Riboldi

visita cardinal Matteo Zuppi Busto Arsizio luglio 2022

Sono arrivate quasi le lacrime quando Volodimir, omone grande e grosso nato in Ucraina dove ha lasciato la moglie e i figli in balia della guerra si è alzato in piedi, e con poche parole ha attirato l’attenzione del capo dei Vescovi che gli ha stretto la mano e l’ha ascoltato. «Perché la chiesa è come una madre e una madre dà sempre una possibilità in più ai suoi figli. Sappiate che la chiesa vi sta vicini». Parola di cardinale: Matteo Maria Zuppi, vescovo di Bologna e guida della Cei, la Conferenza episcopale italiana da neppure due mesi, dagli amici suoi si fa chiamare don e parla con tutti. Uomo di Roma e che la capitale ce l’ha nel sangue e nella voce, racconta e fa sorridere con le storie di Trastevere, vicino al carcere di Regina Coeli e ai tanti personaggi che affollano gli ambienti carcerari. Zuppi è a Busto Arsizio su invito di don David Maria Riboldi, cappellano del carcere, accolto dalla comandante degli agenti della polizia penitenziaria Rossella Panaro.

Musica coi tamburi e canti, “lettere aperte” e riflessioni sui temi grandi come la pena, il tempo dell’uomo fra le sbarre, i muri e l’idea che spesso si ha della prigione come luogo comune dove deve stare chi ha sbagliato. «Noi siamo con voi, come ha detto Papa Francesco dobbiamo domandarci perché ciascuno di noi che è fuori non sia dietro le sbarre: può succedere a tutto. Ed è una riflessione estremamente profonda».

Il cardinale ha parlato finanzia ad una platea attenta nella sala conferenze al primo piano della struttura di via per Cassano alla quale hanno partecipato una cinquantina di detenuti, molti anche di fese musulmana. Lettere aperte, si diceva, considerazioni a voce alta: «Grazie per essere venuto nella “periferia”, sappiamo che a lei piace stare in periferia, per cui forse potremmo piacerle anche noi». Il secondo intervento è stato quello di un personaggio pubblico, stranoto alle cronache giudiziarie come per decenni a quelle politiche, Giochino Caianiello. «Sono Nino, eminenza».

Il tema: amnistia, indulto. «Ci piacerebbe anche sentire la chiesa avere il coraggio di chiedere un gesto di clemenza a chi ha il potere di darlo. Perché non si può più pronunciare oggi la parola “clemenza” nei luoghi del potere?», ha concluso Caianiello, cui è stata data risposta come a tutte le altre considerazioni lette dai detenuti. Pensieri che spaziano dai due anni di inferno del Covid alla difficoltà a interagire coi parenti, anche solo per una chiamata. Appunti che il cardinale ha condiviso, promettendo di farsi portavoce per l’attivazione di un servizio mail che consenta, come avviene altrove, di poter meglio interagire col “mondo di fuori”. Il grande tema più e più volte ricordato da Zuppi è stato poi quello del lavoro: “Più lavoro nelle carceri è il solo modo per costruire il futuro”. E a Busto Arsizio ne sanno qualcosa:oltre alle miriadi di attività svolte, il capo dei vescovi italiani potrà assaporarne una, dolcissima: i cioccolatini, contenuti in una scatola, in ottimo cacao, che il cardinale ha portato con sé.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 16 Luglio 2022
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