Pandemia e crisi economica non frenano il commercio a Busto Arsizio ma la periferia soffre
Boom di bar e ristoranti, ancora in calo gli alimentari di vicinato e stop alla crescita dell'e-commerce puro. In città, nei primi sei mesi del 2022, il saldo positivo è di +39 attività
Sono ancora positivi i dati del commercio a Busto Arsizio. L’osservatorio, aperto dall’assessorato allo Sviluppo economico guidato da Manuela Maffioli, è nato durante la pandemia da Covid per monitorare la situazione del commercio in città e ha prodotto una nuova relazione che prende in considerazione il primo semestre del 2022.
«I dati sono incoraggianti ma nuove e difficili sfide attendono i nostri commercianti che, dopo il covid, ora dovranno affrontare il rincaro dell’energia e le difficoltà legate all’ennesima crisi economica ormai alle porte» – spiega l’assessore che però registra il saldo positivo tra chiusure, aperture e subentri che si attesta a quota 39.
Un numero che conferma la tenuta del settore in una città che va a due velocità con un centro (e quartieri limitrofi come San Michele, Sant’Edoardo, Frati) che vede poche serrande abbassate e una periferia che fa fatica, soprattutto nelle aree più lontane da piazza San Giovanni come Borsano, Beata Giuliana, Sant’Anna e Sacconago.
Stefano Moretti dell’Associazione dei commercianti del quartiere di Sacconago commenta dal suo osservatorio: «Nel quartiere non ci sono più negozi di frutta e verdura perchè non c’è stato ricambio generazionale, non perchè andassero male gli affari – racconta – e poi abbiamo un problema con il mercato che è stato tolto».
In centro le cose vanno meglio, c’è grande varietà di esercizi commerciali e le serrande che si abbassano riaprono dopo poco ma Alessandra Ceccuzzi, del Comitato commercianti del centro, aggiunge: «Il ricambio non è sempre sinonimo di qualità. Molti grandi marchi hanno lasciato Busto ma nel complesso la situazione è ancora positiva».
Analizzando i dati si vede un segno più o una situazione immutata rispetto all’anno scorso in quasi tutti i settori merceologici mentre un -2 viene registrato tra i negozi alimentari di vicinato, un trend non nuovo. L’altro segno meno è, invece, più sorprendente perchè riguarda le attività di e-commerce non fisiche dove a fronte di 11 nuove aperture si registrano 12 chiusure: «Quello che emerge – ha sottolineato il presidente di Ascom Rudi Collini – è che le attività di vendita solo on line non riescono a stare stabilmente sul mercato. L’esperienza di acquisto fisico vince ancora».
Il dato più positivo che emerge dall’analisi effettuata dall’ufficio Suap (che si basa sul registro Impresainungiorno) è quello relativo alle attività di somministrazione di cibi e bevande con un +13 (14 aperture, 17 chiusure e 16 subentri): «In questo periodo post pandemico le persone sono tornate a gustarsi una cena al ristorante e, in generale, la vita sociale fuori casa – spiega ancora Collini – questo è dovuto essenzialmente all’eliminazione dell’obbligo della mascherina prima all’aperto e poi al chiuso».
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