A Travedona Monate per parlare della criminalità organizzata di ieri e di oggi
L'incontro organizzato dall'amministrazione comunale martedì 19 luglio per commemorare i giudici Falcone e Borsellino è stato anche un'opportunità per conoscere lo sviluppo della criminalità nel Varesotto e nel nord Italia
Una serata per ricordare il sacrificio dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino a trent’anni di distanza dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio. Un’occasione per conoscere meglio le logiche che guidano la criminalità organizzata, anche in provincia di Varese, grazie all’intervento dell’autore Massimiliano Comparin e emozionarsi con l’esibizione teatrale a cura dell’associazione Ma.Ni. L’evento è stato organizzato dal Comune di Travedona Monate.
Come possono attentati avvenuti così tanto tempo e così lontano riguardarci ancora oggi? A rispondere è stato Massimiliano Comparin, autore del libro Il male accanto. Il volume racconta l’ascesa della ‘ndrangheta nel Varesotto e nel nord Italia attraverso le testimonianze che il pentito Antonio Zagari ha rilasciato negli anni ’90 al magistrato Armando Spataro. Una storia cominciata con furti, contrabbando, rapine e sequestri di persona (la prima vittima in provincia di Varese fu il giovanissimo Emanuele Riboli, rapito a Buguggiate nel 1974). Tutto questo mentre intorno i cittadini comuni dell’epoca non capivano cosa stesse succedendo e le forze dell’ordine si ritrovavano a combattere contro un nemico del tutto sconosciuto.
Massimiliano Comparin, autore di Il male accantoCon gli anni, gli atti di violenza hanno lasciato spazio al traffico di droga. Un’attività molto meno eclatante ma estremamente redditizia, che ha permesso all’ndrangheta del nord Italia di affermarsi come una delle principali associazioni criminali al mondo. «Ovunque c’è concentrazione di ricchezza e scarsa attenzione – ha spiegato Comparin –, lì prolifera la criminalità. L’omertà non è un fenomeno soltanto meridionale. Dietro alle persone che si battono per la verità, ce ne sono molte altre che provano risentimento per le vittime, che “infangano” la reputazione della comunità portando a galla . Io l’ho provato da bambino a Buguggiate. A quasi cinquant’anni di distanza, ancora non si riesce a intitolare una sala, una parco o una palestra a Emanuele Riboli. Per molti cittadini è un fatto da dimenticare».
Le attrici e gli attori dell’associazione Ma.Ni hanno poi fatto emozionare il pubblico con una rappresentazione teatrale, che ha ripercorso alcuni momenti delle vite di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, la nascita del pool antimafia e le fasi che hanno portato all’istruzione del Maxiprocesso di Palermo.
«Una serata importante – ha commentato il sindaco di Travedona Monate Laura Bussolotti – per mantenere viva la memoria».
«Ricordare – ha poi aggiunto Gianpietro Schiffo, assessore all’Ambiente e Rifiuti – è l’unico modo per procedere lungo la via della giustizia, soprattutto per coloro che hanno la responsabilità di amministrare la cosa pubblica».
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