A Lonate Pozzolo una pietra d’inciampo per Annunciato Crivelli, deportato nel giorno in cui compiva vent’anni

Sfuggito alla leva fascista, fu arrestato sui monti dell'Ossola e morì nel campo di sterminio di Mauthausen. Dal ricordo privato della famiglia nasce ora un atto di memoria collettiva, dopo alcuni mesi di ricerca

Annunciato Crivelli

Anche Lonate Pozzolo avrà una “pietra d’inciampo”, per ricordare una vittima del nazifascismo, il giovane Annunciato Crivelli, partigiano deportato a Mauthausen, dove morì sul finire dell’inverno 1945. Lo ha deciso la giunta comunale di Lonate, che da tempo stava lavorando a definire il percorso di adesione al progetto delle pietre ideate dall’artista tedesco Gunther Demnig.

L’idea di base di Demnig è ricordare le vittime in modo semplice e antiretorico, con un piccolo sampietrino in bronzo da inserire sul marciapiedi di una città (il progetto è nato in Germania, dove molti centri storici sono caratterizzati dalla pavimentazione in pietra). Sono normalmente posate nel punto dell’ultima dimora nota della persona uccisa o morta dopo la deportazione, anche se non mancano eccezioni.

Il lonatese Annunciato Crivelli era della frazione di S. Antonino Ticino il 17 marzo 1924. Apparteneva ad una delle classi di leva richiamate dalla Repubblica Sociale Italiana nel settembre 1943: per evitare di combattere per il fascismo e contro il legittimo governo italiano decise di prendere la via della montagna. Arrestato sui monti di Domodossola (zone dove puntavano molti della bassa provincia di Varese, grazie al collegamento con ferrovia), fu portato nella caserma Umberto I di Bergamo e fu poi deportato il 17 marzo 1944, nel giorno del suo compleanno. Arrivato a Mauthausen il 20 marzo 1944, fu registrato con matricola 58829 e classificato nella categoria Schutzhaft (prigioniero politico), per poi essere subito trasferito a Gusen II, uno dei campi satellite di Mauthausen, dove i prigioniere svolgevano lavoro coatto.

Tornato in seguito a Mauthausen, morì il 3 marzo 1945, quando mancavano due mesi alla fine della guerra. «Questo in giunta è il primo atto formale» spiega Melissa Derisi, l’assessore che ha seguito fin qui il progetto, che ora richiederà di attendere la preparazione del manufatto. «Per me è stata un’esperienza interessante. Dalle prime informazioni fornite da Anpi, ho chiesto informazioni all’archivio di Mauthausen, da dove mi hanno inviato tutta la sua scheda personale, dove risultava che è stato impiegato come autista e poi come lavorante generico. Non si sa con certezza per cosa sia morto, ufficialmente di tifo».

Dal ricordo privato alla memoria collettiva

Registrato ufficialmente come partigiano della 102° Brigata Garibaldi (operativa nella zona intorno a Busto Arsizio), Crivelli era residente in via Isonzo 9: la giunta comunale ha però scelto di posare la “pietra d’inciampo” nella piazza della chiesa vecchia – oggi Piazza Don Mario Manfrin – “in quanto luogo di aggregazione che consentirebbe una maggiore visibilità” e comunque distante pochi passi dalla casa dove viveva il giovane lonatese. Come previsto anche dal regolamento delle “pietre d’inciampo”, i promotori hanno cercato anche i parenti, nel caso specifico la nipote, Angela Moscheni, che per ragioni anagrafiche non ha mai conosciuto Annunciato.

Il giovane di Sant’Antonino è ricordato anche al cimitero del paese, tra le tombe di famiglia. Ora la “pietra d’inciampo”, come atto pubblico, trasforma il dolore privato di una famiglia in memoria collettiva: «Quel che mi ha colpito è che non sia mai stato ricordato per decenni, a differenza di altri» dice ancora Derisi. «Un aspetto che mi ha toccato molto: mi sono impegnata in questa ricerca perché fosse ricordato».

Le pietre d’inciampo nell’Alto Milanese

Un progetto di “pietra d’inciampo” è stato avviato anche nella vicina Samarate, per iniziativa della locale Anpi con il sostegno dell’amministrazione comunale: la posa è attesa per l’autunno. Nella zona dell’Alto Milanese sono state recentemente posate pietre anche a Gallarate (due, una terza è attesa in autunno) e a Solbiate Olona.

 

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 16 Agosto 2022
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