Quattro anni in affido, la storia di Paolo dalla strada all’università

La lettera inviataci da Emanuela Taloni che ci racconta, a quattro anni esatti dall'inizio, l'esperienza della sua famiglia con l'affido di un ragazzo che oggi ha 21 anni e studia all'Insubria

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Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviataci da Emanuela Taloni che ci racconta, a quattro anni esatti dall’inizio, l’esperienza della sua famiglia con l’affido di Paolo, un ragazzo che allora aveva 17 anni e tanti problemi mentre oggi ne ha 21 e frequenta l’università. Una testimonianza che dimostra come lo strumento dell’affido possa dare una possibilità di riscatto a tanti ragazzi (nella foto la famiglia e il ragazzo, secondo da sinistra).

La sera del 17 agosto 2018, Paolo è entrato a far parte della nostra famiglia e delle nostre vite. Tutto è iniziato per caso, mio marito è un educatore e ad aprile 2018 ha iniziato a seguire questo ragazzino di 17 anni a domicilio, una sera di luglio torna a casa e mentre ceniamo mi comunica che Paolo sarebbe stato inserito nella comunità per minori nella quale lavorava, non so cosa mi abbia spinto, di sicuro non la ragione, semplicemente l’ho guardato è gli ho detto: “e se lo prendessimo noi?”, da lì è partito tutto, per prima cosa le chiamate alle nostre due figlie, per chiedere cosa ne pensassero, nonostante loro non vivessero più in casa era importante che tutta la famiglia fosse stata d’accordo, la loro risposta è stata unanime, “si facciamolo”.

La macchina è partita, le Assistenti Sociali della Tutela Minori si sono dimostrate subito entusiaste e nel giro di poco l’avventura è iniziata. Sorvolo tutta la parte relativa al sostegno che avremmo dovuto ricevere dalla Tutela e dal Comune, e non parlo solo di sostegno economico, oggi voglio solo parlare di Paolo e di noi.

Una sera di agosto mi ritrovo ad avere per casa un ragazzo di 17 anni, uno sconosciuto, con fare arrogante, rabbioso, mentalità da scugnizzo, incazzato con il mondo e soprattutto con gli adulti. Da subito però ho visto qualcosa in questo ragazzo che era l’opposto della maschera che indossava, della corazza che si era creato per difendersi.
Quando Paolo è arrivato da noi era letteralmente a pezzi, il dolore lo soffocava, lo rallentava, non gli permetteva di respirare.

Io e mio marito abbiamo assunto ruoli diversi, io mi sono presa cura di lui, lo ho accolto, accudito, coccolato (inizialmente le mie coccole non erano fisiche, non era un bambino, dovevo prendere le misure e non invadere i suoi spazi), sono stata attenta alle piccole cose, le piccole attenzioni. A Corrado è toccata la parte scomoda, quella delle regole, dei paletti, del contenimento.

Paolo frequentava una scuola professionale, il rendimento era pessimo, diciamo che a scuola ci andava per fare casino, non sapeva mai se c’erano dei compiti da fare, delle interrogazioni o delle verifiche, non aveva idea di quali fossero gli argomenti trattati e ad essere positivi, prendeva una nota un giorno si e un giorno no e anche durante l’anno in cui viveva con noi si è beccato una settimana di sospensione. La prima volta che siamo andati ai colloqui, siamo usciti sgomenti, gli insegnanti ci riportavano comportamenti pesanti, mi ricordo quando il professore di matematica mi disse che aveva paura a rimproverarlo e mi chiese se a casa non avessi timore delle sue reazioni. Io ci ho anche provato a dirlo ai professori, “non soffermatevi all’apparenza, provate ad andare oltre a quello che vedete, provate a capire cosa c’è dietro e dentro”….

Con noi Paolo non ha mai avuto comportamenti aggressivi, da subito è stato rispettoso nei nostri confronti e anche quando Corrado, a volte è stato molto duro, non ha mai reagito, tempo dopo ci ha confidato che con noi non avrebbe mai potuto comportarsi male, lui è entrato in casa nostra già con fiducia nei confronti di mio marito, il dubbio o meglio la paura ero io, se fossi stata una stronza?…. Lui aveva finalmente trovato degli adulti dei quali poteva fidarsi e questa cosa non gli sembrava possibile.

Durante quel primo anno scolastico, che per lui corrispondeva alla classe terza, passavo le serate, tirando giù i compiti dal registro elettronico, ad aiutarlo a studiare, il livello era davvero basso e non lo dico per fargli una critica ma per dare valore a quello che succederà…

Durante i momenti di studio mi rendo conto che nonostante le infinite lacune, Paolo aveva degli interessi, si appassionava alle materie umanistiche. Premetto che l’idea di fargli cambiare scuola l’avevamo già dopo i primi periodi che Paolo era con noi, dopo che ci aveva raccontato quello che succedeva in classe negli anni precedenti, da subito avevamo capito che era un ambiente pessimo e che avremmo dovuto fare qualcosa per allontanarlo da lì, ma non c’era tempo, le scuole stavano per ricominciare ed oltretutto lui non ne voleva sapere.

Per farla breve, verso la fine dell’anno scolastico gli proponiamo la possibilità di cambiare scuola, di andare a fare qualcosa di più incline alle sue attitudini e soprattutto di andare in una scuola con un ambiente sano. Paolo, sentendo che noi credevamo in lui, incredibile, qualcuno crede che lui possa farcela, decide di provarci, mio marito chiede un colloquio con il Preside e il vice Preside dell’Istituto “Manzoni” di Varese, gli spiega la situazione, dicono “è davvero difficile, deve sostenere 7 esami a settembre ma se vuole provarci va bene”.

Inizia un’estate di studio, troviamo delle persone che gli danno una mano, lui si impegna con tutto se stesso, non esce, rinuncia a passare le giornate e le serate con gli amici, il suo riscatto ha inizio, e dimostrerà a tutti (assistenti sociali e psicologa dei servizi, compresi, pensavano puntassimo troppo in alto) di essere una potenza, si presenta agli esami, li supera e su alcune materie riceve voti molto alti e i complimenti degli insegnanti. Insomma passa praticamente dalle medie (fatte male) alla 4° liceo delle Scienze Umane, ovviamente non sarà una passeggiata, ma lo scorso anno ha preso il diploma di maturità e oggi frequenta con successo il primo anno di “Storia e Storie del mondo contemporaneo” all’Università dell’Insubria.

Durante l’estate di studio succede anche un’altra cosa che segnerà in maniera fondamentale la crescita di Paolo, non ho parlato delle ore e ore, serate, nottate, passate a parlare con Paolo, dove lui piano piano sviscerava i suoi tormenti, i suoi dolori, dove pezzetto per pezzetto insieme abbiamo cercato di ricomporre il puzzle, il puzzle di un ragazzo che aveva perso la speranza, che non vedeva luce nel suo futuro, che pensava che la vita fosse quello che aveva vissuto e subito fino a 17 anni. Proprio per cercare di trovare un modo per far si che lui potesse buttar fuori tutto quello che aveva dentro, gli suggerisco di scrivere quello che prova, gli dico che potrebbe essere un modo per alleggerirsi.

Paolo inizia a scrivere, un fiume in piena…. Scopre di avere un dono incredibile, i suoi testi sono impetuosi, li fa leggere a noi, a qualche amico e la risposta è sempre la stessa, “sono incredibili, profondi, da pelle d’oca”…. Inizia a trafficare con amici, a fare delle basi, a mettere i suoi testi in musica… scrive poesie.
Da qualche mese ha iniziato a scrivere il libro dove racconta la sua storia… ha partecipato a delle presentazioni per sensibilizzare l’affido e continuerà a farlo.

Quando Paolo è arrivato da noi, per un bel po’ di tempo, in casa non ci stava mai, tornava per mangiare e per dormire, l’idea di casa per lui era fonte di angoscia, un posto da dove scappare… col tempo le cose sono cambiate, Paolo ora a casa ci sta bene, si sente sicuro, la sua cameretta o meglio, come la chiamiamo noi, il suo “buncker” è il suo nido, il posto dove nascono le sue canzoni, le sue poesie, i suoi disegni, il posto che da cameretta asettica è diventata la sua cameretta, con le scritte e i disegni sulle pareti, la sua vita che lo circonda, i suoi sogni, i suoi ideali…

Paolo spesso ci ringrazia, dice che gli abbiamo salvato la vita, io dico invece che siamo noi grati a lui per tutto quello che ci ha dato e per la bellissima esperienza che ci ha permesso di vivere, arricchendo la nostra famiglia.
Ho voluto condividere una parte della nostra storia perché spero possa dare speranza a tanti ragazzi, perché sono tanti i ragazzi che vivono difficoltà e non vedono la speranza di un futuro sereno, come dico sempre a lui, noi a Paolo abbiamo porto una mano e lui si è aggrappato con le unghie e coi denti e ci ha messo tutto se stesso, lo abbiamo sostenuto e supportato e abbiamo visto quanta fatica, quanto dolore e quanto impegno ci ha messo, non ha mai mollato.

Alle famiglie che vorrebbero vivere l’esperienza dell’affido ma che sono titubanti, che hanno paura, mi sento di dire che se noi ci fossimo soffermati a pensare non ci saremmo mai presi in casa un ragazzo di 17 anni, che ne combinava di tutti i colori, se ci penso ancora oggi, razionalmente è una follia… quella sera abbiamo agito d’istinto, sentivamo che era il momento e oggi posso dire che da quel momento, anche durante le difficoltà, che non ho raccontato ma che ovviamente ci sono state, non ho mai avuto neanche per un attimo il dubbio che non ce l’avremo fatta.

Agli insegnanti dico di fare il loro lavoro con passione, di guardare oltre le maschere, di credere nei ragazzi e nelle loro potenzialità, di non farsi inglobare in un sistema squalificante e negativo, dobbiamo credere tutti insieme nei nostri giovani.

Ora Paolo ha 21 anni, il percorso formale di affido si è concluso, non si è però concluso il nostro viaggio perché ormai lui è la nostra famiglia. Ringrazio: i suoi fratelli per l’amore che hanno sempre dimostrato e per esserci sempre stati; i suoi genitori, che non hanno mai ostacolato il suo percorso e ci hanno dato fiducia; i suoi amici più stretti che sono sempre rimasti, Ivan, Simone, Domenico, Lorenzo; Gli insegnanti del Liceo Manzoni, in particolar modo la Professoressa Manuela Parini, il Preside e il Vice Preside; la sua psicologa d.ssa Pier Paola Roda che lo segue (pro bono) ormai da anni e che ha fatto e sta facendo insieme a lui un lavoro splendido, che è un punto di riferimento fondamentale; le mie figlie Sara e Giorgia che hanno con lui un rapporto meraviglioso e mio marito Corrado, che è sempre riuscito a mantenere uno sguardo lucido e ci ha indicato la strada. Ringrazio Paolo per la persona meravigliosa che è.

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 17 Agosto 2022
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