1 ottobre 1922, i fascisti assaltano la Casa del popolo di Valle Olona

Nell'estate di quell'anno le camicie nere prendono di mira i circoli operai della provincia: da Gurone a Malnate, passando per Sesto Calende e Azzate

Varie Italia

Il primo ottobre 1922 è una domenica. Nei circoli operai ci sono, come di consuetudine, i lavoratori che giocano a carte, bevono vino, discutono. Ma non c’è la spensieratezza del passato. Da mesi le domeniche sono giornate di visite non gradite e oggi tocca al circolo della “Folla” di Malnate. I fascisti arrivano, cantano le loro canzoni, insultano, minacciano. Difficile non reagire, almeno con le parole. La discussione alimenta l’aggressività degli squadristi ed arrivare alle mani è inevitabile. Questa volta i fascisti lasciano il circolo precipitosamente minacciando di tornare presto, molto presto in Valle Olona. (nella foto i fascisti marciano su Roma)

A luglio il circolo di Caronno Varesino era stato assaltato due volte. Ad agosto era toccato a quelli di Gurone e di Sesto Calende e nello stesso mese era stato incendiato il circolo di Malnate. Ad Azzate, una domenica di settembre, il segretario del Psi Giamberini era stato sequestrato proprio mentre giocava alle carte e liberato solo dopo aver consegnato la bandiera del partito ai fascisti. Gli abitanti del quartiere di Valle Olona l’aggressione se la aspettano e sanno che dovranno difendersi da soli. Hanno imparato che le autorità arriveranno a fatti conclusi, magari per arrestare qualche resistente. Alla Casa del Popolo hanno montato una sirena per dare l’allarme.

Adesso sono pronti e previdenti; non lo erano stati qualche settimana prima, quando i municipi di Valle Olona e di Varese, con le loro giunte socialiste, erano stati assaltati. Perfino la Camera del Lavoro non era stata difesa, alla fine di agosto. Forse pensavano che i corpi dello stato avrebbero difeso ancora la legalità. Forse pensavano che le istituzioni, pur conquistate con il voto democratico e molte lotte e sacrifici, fossero comunque qualcosa che a loro non apparteneva del tutto, uno “Stato” al quale si sentivano ancora estranei. Del resto l’apparato di Prefetti, Vice Prefetti, giudici e tutti gli alti livelli della struttura statale erano ancora composti in larga parte da conti, marchesi e baroni appartenenti a famiglie che da generazioni si tramandavano il potere. Il circolo, invece, è un pezzo della loro vita.

Il Circolo Cooperativo, aperto venti anni prima da 107 soci, con un capitale sociale di mille lire, era nato per venire incontro ai bisogni dei lavoratori. Non era solo un edificio dove ritrovarsi, era una somma di attività che venivano incontro alle loro esigenze vitali: comprendeva il forno del pane e il frantoio per l’olio, si vinificava l’uva comprata ai contadini della zona, vi si svolgeva una attività intensa e quotidiana per avere quei beni a prezzi inferiori a quelli di mercato. C’erano una biblioteca popolare, la filodrammatica, la bocciofila. Infine era stato aperto un deposito di legna e carbone per rivendere il combustibile a prezzi accessibili agli operai. Si ballava al Kursaal, sulla collina, ma si ballava anche in valle, alla Cooperativa di Valle Olona.

Al Kursal c’era il Casinò e si facevano le grandi feste ma anche al Circolo ci si divertiva, si suonava, si giocava a carte e a bocce. Due mondi non comunicanti. Lunedì mattina due ottobre, verso le undici, i fascisti entrano nel quartiere Valle Olona e si dirigono verso la Casa del Popolo. Saranno una cinquantina. La sirena montata nei giorni precedenti suona a lungo per dare l’allarme. In strada scendono per prime le donne che insultano e arringano gli squadristi. Bastano alcuni minuti di incertezza perché arrivino gli operai della Macchi, seguiti da quelli delle concerie. I fascisti sono costretti a ripiegare. Da quel momento attueranno il blocco di tutte le strade di accesso al quartiere. Nessuno potrà entrare senza essere perquisito dalle camicie nere. Chi viene riconosciuto come sovversivo è accompagnato al ristorante Cavour, sede dei picchiatori varesini, dove riceverà botte e olio di ricino. La sera del lunedì, con il favore del buio e dopo aver ricevuto rinforzi, i fascisti tentano di nuovo di raggiungere la Casa del Popolo ma sono attesi. La fucileria durerà tutta la notte senza che riescano a penetrare nel quartiere. Martedì gli scontri si fanno più intensi. Gli operai sono in sciopero e presidiano il quartiere senza sosta. Hanno ricevuto rinforzi dagli Arditi del Popolo, arrivati da Induno e dintorni. Secondo alcuni testimoni la fucileria a tratti è così intensa da ricordare la guerra al fronte. Mercoledì arrivano i carabinieri da Milano. Non fanno da pacieri. Sostituiscono i fascisti nel rastrellamento e nell’assalto alla Casa del Popolo.

Per tutto il giorno, e soprattutto nella notte tra mercoledì e giovedì, si susseguono gli spari. I carabinieri arrivano in vista del Circolo. Il capitano dei carabinieri telefona per parlare con gli operai. Nessuno risponde ma viene fatta suonare la sirena ininterrottamente per dieci minuti nel silenzio più assoluto. Sembra un monito. Le forze dell’ordine si ritirano. Nella notte vengono arrestate persone a casaccio. In una casa portano via cinque uomini e sequestrano il pane e le coperte. Unica arma trovata nella perquisizione: un coltellaccio da cucina. Giovedì si muovono le autorità.

Il Vice Prefetto prende atto dello stallo ed è costretto a ricorrere al sindaco socialista di Varese, Luigi Cova, per risolvere la situazione. Il sindaco di Valle Olona non c’è più. La giunta si era dimessa ai primi di luglio, sotto le minacce fasciste, proprio su “consiglio” del Vice Prefetto. L’armistizio è siglato. I fascisti si ritirano, i carabinieri restano a presidio. Non verranno eseguiti arresti. Pochi giorni dopo il Consiglio della Casa del Popolo acquista per 25.000 lire un terreno ai Ronchi per aprire una succursale. È la fede nel sol dell’avvenire, una voglia di costruire che fa a pugni con quanto sta accadendo e che rivela la natura tenace e concreta di quel movimento dei lavoratori.

Tre anni dopo I fascisti tenteranno ancora l’assalto alla Casa del Popolo di Valle Olona, questa volta senza usare la forza. Si illudono che tre anni di fascismo abbiano reso più ragionevoli i soci e gli operai. Alla fine del marzo 1925 partecipano quindi alle elezioni per il nuovo consiglio. La loro lista prenderà 22 voti, quella di Progresso Democratico 370. Per rappresaglia il Circolo verrà chiuso dalle autorità.

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Pubblicato il 27 Settembre 2022
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