I Bitcoin non sono fantascienza. “Il contante è destinato a sparire”

Jacopo Sesana, esperto di criptovalute, smonta alcuni pregiudizi su questo fenomeno a partire dalla sua insostenibilità sul piano energetico

banche

Fino a qualche anno fa, quando si parlava di Bitcoin passava l’immagine di un fenomeno quasi al limite della truffa, oppure veniva ridotto a un classico schema Ponzi. In realtà il mondo dei Bitcoin e più in generale quello delle criptovalute è piuttosto complesso perché mette insieme più conoscenze specialistiche che vanno dal digitale alla finanza, passando per l’economia.
Jacopo Sesana, 27 anni di Daverio, laureato in scienza del linguaggio all’università Ca’ Foscari di Venezia, cofondatore di Next generation currency e organizzatore di Privacy week, è stato tra i primi a portare in Italia informazioni sul mondo delle criptovalute ed è considerato uno dei maggiori esperti di Bitcoin.

Sesana quanto è cambiata la percezione del sistema rispetto al mondo dei Bitcoin e delle criptovalute?
«Oggi si lavora molto con le realtà finanziarie tradizionali che in tema di criptovalute hanno cambiato totalmente atteggiamento. Prima le hanno ignorate, poi snobbate e infine mistificate. Adesso invece cercano esperti in questo campo segno che iniziano a essere considerate nella loro vera dimensione».

Che cosa ha determinato questo cambiamento?
«La Fed (Federal reserve system, la banca centrale americana, ndr) recentemente ha affermato che a partire dagli ultimi due anni non siamo più dentro un’inflazione volatile, ma permanente. Il Bitcoin è un asset giovane e quindi deve dimostrare ancora molto rispetto al ruolo che può giocare all’interno del sistema finanziario ed economico. Però su questo punto si sta facendo largo una nuova consapevolezza, riguardante il valore dei Bitcoin, e chi come me lavora ormai da tempo in questo settore, può testimoniarlo: dietro questa criptovaluta lavorano centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. Quindi non è un fenomeno estemporaneo, ma qualcosa che rimarrà».

Da cosa dipende il prezzo dei Bitcoin e perché spesso si legge che il valore di questa criptovaluta non corrisponde al suo valore reale? 
«Il prezzo non dipende dalla maturità della tecnologia, come qualcuno sostiene. Un giorno partecipavo a un tavolo di lavoro sulle criptovalute e il manager di una grande società di consulenza a livello globale mi chiese di dare una definizione di finanza in quattro parole. Io non avevo idea di cosa rispondere e allora ci pensò lui: “Cosa credi nel futuro”. In quelle quattro parole c’è la risposta. Nei bitcoin c’è una parte di credenza, è vero, ma al tempo stesso è un settore dell’economia che ha alle spalle 40 anni di ricerca, capitale umano e finanziario. In borsa ci sono un sacco di titoli, per esempio Tesla, che hanno un prezzo esagerato rispetto al fatturato».

Una delle critiche maggiori che vengono fatte al sistema dei Bitcoin è che non sia sostenibile sul piano energetico?
«La sostenibilità dei Bitcoin, soprattutto quella energetica, è un bias, cioè una distorsione cognitiva. La terra, come realtà entropica, avrà sempre più bisogno di energia. L’uomo e le macchine hanno bisogno di energia, il sistema finanziario tradizionale ha bisogno di energia. Qualsiasi sistema legato all’industria ha bisogno di energia. Bitcoin in quanto sistema alternativo al mercato finanziario ha bisogno di energia per essere sicuro. Ci sono report che dimostrano che il fabbisogno di energia del Bitcoin è 34 volte inferiore a sistemi come il bancomat e il pos. È il classico modo di trovare un difetto a questo sistema senza contestualizzarlo».

Oggi però le criptovalute sono ancora una nicchia. È normale quindi che la critica si orienti sul consumo di energia guardando in prospettiva
«Stiamo entrando in una fase storica in cui la moneta diventerà completamente digitale, quindi nel medio breve periodo il contante sparirà dalla circolazione. Il Bitcoin è un’alternativa al contante nel mondo digitale, l’energia che viene spesa ha dunque un senso. Pertanto c’è una correlazione, anche se non forte, tra il numero di persone che utilizzano Bitcoin e l’energia spesa che è funzionale all’hash rate della rete (Il valore indica la quantità d’operazioni computazionali che un miner o la rete di miner sono in grado di eseguire complessivamente, ndr). Più persone ci saranno è più ci saranno transazioni perché Bitcoin tende a migliorare la scalabilità attraverso i cosiddetti second layer che aiutano a non saturare e la rete».

Ma se il prezzo dell’energia continua a salire, minare Bitcoin potrebbe diventare antieconomico?
«Quando in economia accade questo, ci sono due strade. Nel primo caso si può decidere di chiudere la fabbrica. Nel secondo caso si può scegliere di usare fonti energetiche alternative e rinnovabili. C’è un’importante realtà italiana che mina Bitcoin utilizzando energia prodotta da centrali idroelettriche. Queste strade alternative aiutano molto anche a livello di business plan perché non hai un costo variabile. Le ultime ricerche ci dicono che il tasso di penetrazione delle risorse rinnovabili nel mondo dei bitcoin è molto alto: si parla di quasi il 70 per cento. Quindi se parliamo di sostenibilità…».

Siate prudenti ma non diffidenti verso i Bitcoin

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 06 Ottobre 2022
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