I cinque punti del piano strategico #Varese2050 di Confindustria Varese

Il progetto va dalla fabbrica del sapere e del saper fare alla logistica, dal wellness ai cluster del territorio, passando per la creazione di un'ecosistema dell'innovazione

Anche se quest’anno per l’assemblea generale non è stato scelto un hangar di Malpensa, è evidente che la metafora rigenerativa del volo piace molto all’Unione degli industriali della Provincia di Varese, anzi a Confindustria Varese. Il filmato che riassume la logica del Piano strategico #Varese2050 parte proprio da lì, per poi volare su tutte le aree strategiche del territorio su cui bisogna puntare per disegnare il futuro: l’innovazione, l’industria manifatturiera aperta alle contaminazioni, una comunità attrattiva grazie allo sport e al turismo, una Confindustria Varese in grado di dar vita ad un acceleratore di innovazione attraverso l’università Liuc di Castellanza.

«Lo scorso anno durante l’assemblea avevamo lanciato un allarme – ha detto il presidente Roberto Grassi – ponendo al centro della nostra riflessione la lenta erosione della competitività del territorio. È da quella volontà di guardarci senza filtri allo specchio che siamo partiti. Avevamo fatto una promessa: quella di essere inclusivi. Di ragionare in maniera larga».

Roberto Grassi è entrato nel merito del Piano strategico specificando che le imprese da sole non possono farcela perché in questo salto occorre il concorso di tutti i portatori di interesse presenti sul territorio. Per redigerlo sono state coinvolte istituzioni e stakeholder in un progetto trasversale scegliendo di farsi accompagnare nel co-design dal contributo della think-tank internazionale, Strategique, nato attorno alla figura di Michael Porter dell’Harvard Business School, e guidato, a livello italiano, da Fernando Alberti, professore ordinario di Strategia alla Liuc, nonché uno dei primi laureati dell’università fondata 30 anni fa dagli industriali della provincia di Varese.

Sono cinque le linee guida che Confindustria Varese -perché così che da oggi si chiama l’ex Unione degli industriali – ha individuato. «Tutte sono necessarie per dar vita ad una nuova identità di Varese – ha detto il presidente Grassi –  basata su pochi ma precisi pilastri. Elementi che la rendano riconoscibile nel Paese e nel mondo per  i suoi cluster industriali, le sue startup e la sua capacità di innovazione, la sua logistica, il suo sport e il suo turismo».

Strategia #1: costruire una “Fabbrica del sapere e del saper fare” che sia una cabina di regia di competenze e servizi per talenti, giovani, startup, imprese e cluster. Un acceleratore di imprenditorialità da cui ripartire.
«L’area dove realizzarla – ha spiegato il presidente Grassi – è già stata individuata e da pochi giorni è diventata di proprietà di Confindustria Varese. Si trova a Castellanza, in una ex area industriale contigua alla Liuc-Università Cattaneo. Si chiamerà MILL – Manufacturing, Innovation, Learning, Logistics. E ospiterà spazi di creazione e incubazione di startup, nuove strutture per corsi ITS, nuovi servizi per le imprese e la nuova sede di Confindustria Varese».

Strategia #2: mettere i cluster industriali al centro delle strategie di sviluppo del territorio, rinforzando le specializzazioni esistenti, costruendo sulle specializzazioni emergenti e promuovendo la contaminazione tra settori.
«Per Varese – ha precisato il presidente degli industriali – questo significa puntare sulla sua massima specializzazione industriale: il cluster aerospaziale. Ma siamo e dobbiamo rimanere un tessuto produttivo multisettoriale. Una buona politica di sviluppo locale deve rinforzare anche le altre specializzazioni industriali radicate sul territorio: meccanica, tessile, occhialeria, plastica, chimica, farmaceutica. E far leva sulle nuove specializzazioni emergenti: tecnologie informatiche e logistica».

Strategia #3: costruire l’ecosistema dell’innovazione, favorire la creazione di startup attorno alle specializzazioni del territorio, promuovendo una diffusa cultura della brevettazione e attraendo investitori e capitali a supporto.
«Sono ancora troppo poche – ha puntualizzato Grassi – le startup innovative in rapporto alle imprese esistenti ed al numero di addetti del territorio. È fragile anche l’ecosistema dell’innovazione in termini di disponibilità di strutture, servizi, operatori dedicati e risorse. Ci mancano gli strumenti per supportare e trattenere idee di business e talenti».

Strategia #4: fare di logistica e trasporti (e con essi Malpensa) i driver strategici per la competitività del territorio e l’accessibilità allo stesso, lo sviluppo degli scambi commerciali e il rilancio dell’economia.
Per gli industriali della provincia di Varese sarà fondamentale «lavorare alla creazione di un cluster della logistica con un’azione corale di istituzioni e parti sociali. Tutti insieme. Come abbiamo fatto nei mesi scorsi in occasione del Master Plan 2035 di Malpensa. E, più in generale sul fronte infrastrutture, occorre lavorare per rendere più accessibile e attrattivo il territorio».

Strategia #5: diventare una “wellness destination”, valorizzando l’eccellenza dello sport, le risorse naturali e la qualità della vita del territorio.
«Dobbiamo rendere visibile all’esterno il nostro rebranding. Anche in questo caso – ha concluso Grassi – attori economici, sociali e istituzioni devono lavorare insieme in maniera coordinata. Valorizzando quanto sin qui già fatto e sforzandosi di integrarlo. Penso a quanto avviato in questi anni dalla Camera di Commercio con vari progetti, non ultimo quello della Sport commission».

 

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 03 Ottobre 2022
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