Diminuisce la popolazione italiana, sempre più anziana e con pochi figli

Il report " Relazione sullo stato di salute del Paese" è stato pubblicato dal Ministero e fotografa l'andamento dei residenti considerando, tra i tanti indici, la crescita demografica e le cause di mortalità

varese centro corso matteotti

È stato presentato dal Ministero della Salute il rapporto sullo stato di salute degli italiani.Un’analisi complessa che prende in considerazione sia la fotografia della popolazione sia i punti di forza e di debolezza del sistema di assistenza attraverso l’indagine di alcune indicatori. Il rapporto inizia con la fotografia della comunità residente.

INVECCHIAMENTO E IMMIGRAZIONE: IL MUTAMENTO DALLA META’ DEGLI ANNI ’90

Due fenomeni hanno fortemente caratterizzato il mutamento demografico dalla metà degli anni Novanta a oggi: l’invecchiamento della popolazione e l’immigrazione straniera. Al 1° gennaio 2021 l’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione che ha 65 anni e più e quella con meno di 15 anni) è pari al 182,6%. Il processo di invecchiamento investe tutte le Regioni, particolarmente quelle centro-settentrionali. 

L’Italia si distingue, inoltre, nel panorama internazionale per l’elevato numero di soggetti molto anziani, i semi-supercentenari (105 anni e più) sono oltre 1.100. 

Al 1° gennaio 2021 la popolazione straniera residente era pari a oltre 5 milioni (8,7% della popolazione totale). Confrontando l’ultimo decennio si è registrato un incremento consistente della presenza straniera: i residenti sono quasi raddoppiati, passando da 2 milioni e 600.000 a quasi 5 milioni e 200.000 unità.

NEL 2021 CALO DI 400.000 RESIDENTI DATO PARAGONABILE AL 1918

Al 1° gennaio 2021 la popolazione residente era pari a 59.236.213, riducendosi di oltre 400.000 unità rispetto all’anno precedente, ovvero il primo anno di pandemia. Il declino demografico già avviatosi dal 2015 è stato accentuato dagli effetti della pandemia da Covid-19. Nel corso del 2021 il saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) ha raggiunto –335.000 unità, valore inferiore, dall’Unità d’Italia, solo a quello record del 1918 (–648.000), quando l’epidemia di “spagnola” contribuì a determinare quasi la metà degli 1,3 milioni dei decessi registrati in quell’anno. 

Il deficit dovuto alla dinamica naturale è riscontrabile in tutte le Regioni, persino nella Provincia Autonoma di Bolzano (–256 unità), che negli ultimi anni si è caratterizzata per una tendenza positiva grazie a una natalità più alta della media. Il tasso di crescita naturale, pari a –5,2 per mille a livello nazionale, varia da 0,2 per mille a Bolzano a –9,4 per mille in Liguria. In Lombardia il saldo tra nuovi nati e decessi è stato di – 4 per mille.

DEFICIT DELLE NASCITE

Il deficit di nascite rispetto ai decessi è tutto dovuto alla popolazione di cittadinanza italiana (–386.000), mentre per la popolazione straniera il saldo naturale resta ampiamente positivo (+50.584). Il tasso di natalità nel 2021, a livello nazionale, è stato del 6,8 per mille, con un valore minimo nel Centro Italia (6,3 per mille) e un massimo nel Sud e nelle Isole (7,1 per mille). Il tasso di mortalità, nello stesso periodo, era del 12,0 per mille.

L’età media della popolazione residente al 1° gennaio 2021 è pari a 45,9 anni, aumentata di quasi un anno rispetto al dato di cinque anni prima (45,0 anni). In dieci anni la struttura per età della popolazione è ulteriormente invecchiata: la percentuale di giovani sotto i 15 anni passa dal 14,0% al 12,9% tra il 1° gennaio 2011 e il 2021. Nello stesso periodo gli anziani (65+ anni) sono passati dal 20,3% al 23,5% . Per quanto riguarda la popolazione straniera residente, che si colloca prevalentemente nel Nord e nel Centro, la struttura per età è decisamente più giovane, con un’età media di 34,8 anni. Ma, rispetto a dieci anni prima, anche la popolazione straniera tende a invecchiare con un raddoppio della quota della popolazione ultrasessantacinquenne (dal 2,3% al 4,9%).

In Lombardia l’età media è di 45,6 anni ( la media nazionale è di 45,9). La popolazione tra 0 e 14 anni rappresenta il 13,3%, quella tra i 15 e i 64 è il 63,8% gli gli over 65 sono il 22,9%. L’indice di vecchiaia è del 172,3%.

L’ITALIA TRA I PAESI PIU’ LONGEVI AL MONDO

La speranza di vita è uno degli indicatori per valutare lo stato di salute di una popolazione, consolidato a livello internazionale, ed esprime i livelli di sopravvivenza considerando il numero medio di anni di vita attesa, alla nascita o a una data età (per es., a 65 anni). Ormai da qualche decennio l’Italia si colloca tra i primi Paesi nel mondo per longevità. Lo shock pandemico del 2020 ha interrotto il lento e progressivo incremento della sopravvivenza, sebbene fossero emerse moderate eccezioni per il 2015 e il 2017.

Nei tre anni precedenti la pandemia in Italia la vita media attesa alla nascita è aumentata per gli uomini da 80,5 anni nel 2017 a 81,1 nel 2019 e per le donne da 84,9 anni nel 2017 a 85,4 nel 2019.
Nel 2020, l’eccesso di mortalità provocato dalla pandemia da Covid-19 ha comportato in un solo anno a livello nazionale la perdita di 1,3 anni di vita attesa alla nascita per gli uomini (da 81,1 nel 2019 a 79,8 nel 2020) e di 0,9 per le donne (da 85,4 a 84,5), con un impatto sensibilmente differenziato sul territorio. La riduzione della speranza di vita alla nascita nel primo anno di pandemia è stata più contenuta nel Centro e nel Mezzogiorno (rispettivamente –0,7 e –0,5 per gli uomini e –0,8 e –0,5 anni per le donne) e più marcata nel Nord, dove nel 2020 si sono persi, rispetto al 2019, ben 1,8 anni di vita attesa per gli uomini e 1,4 anni per le donne. Il calo ha riguardato tutte le regioni d’Italia, ma con il picco della Lombardia (–2,5 anni tra i maschi e –1,9 anni tra le femmine).

Le stime provvisorie per il 2021 evidenziano però un accenno di ripresa; a livello nazionale per gli uomini la vita media attesa alla nascita si stima pari a 80,1 anni e per le donne 84,7 anni (rispettivamente +0,3 e +0,2 confrontato con il 2020), con un recupero ben lontano da quanto perso rispetto al 2019.

CAUSE DI MORTALITA’

Nel 2019 i decessi in Italia sono stati 637.451: 305.052 uomini e 332.399 donne con un tasso di mortalità standardizzato pari, rispettivamente, a 1.030,2 e 684,8 per 100.000 abitanti. 

Nel 2011 i decessi erno stati 590.614 in totale e i tassi standardizzati erano pari a 1.168,6 e 746,5 per 100.000 abitanti. Si tratta pertanto di un fenomeno numericamente crescente sebbene in riduzione in termini di tassi, paradosso spiegato dal progressivo invecchiamento della popolazione.

Nel 2019 le prime dieci cause di morte per numero assoluto di decessi spiegano il 50% del totale delle morti, per entrambi i generi. Nelle prime tre posizioni per le donne vi sono le malattie del sistema circolatorio, che insieme costituiscono il 26% dei decessi femminili; seguono la demenza (16.440 decessi), i tumori maligni del seno (12.772 decessi) e il diabete (11.686 decessi).
Per gli uomini, invece, sono quattro le patologie del gruppo del sistema circolatorio che si collocano tra le prime sei cause di morte; rispetto alle donne, infatti, vi è anche l’infarto del miocardio responsabile di circa il 4% dei decessi maschili. Al secondo posto per gli uomini ci sono i tumori di trachea, bronchi e polmoni con 22.758 decessi, mentre per le donne queste cause sono in ottava posizione (10.118 decessi). Tra le prime dieci cause maschili vi è anche il tumore di colon, retto e ano e quello della prostata.

Il 2019 mostra, come atteso, che la maggior parte dei decessi riguarda la popolazione di 75 anni e oltre, soprattutto femminile (69% dei decessi totali negli uomini e 83% nelle donne). In questa classe di età la maggior parte dei decessi è attribuibile a malattie cronico-degenerative, legate al noto processo di invecchiamento della popolazione italiana. Come nei rapporti precedenti, le malattie circolatorie e i tumori causano nel complesso circa i due terzi dei decessi totali (64% uomini, 61% donne) e tra gli ultra 75-enni (63% uomini, 59% donne). In questa classe di età, oltre alla mortalità per malattie dell’apparato respiratorio (11% e 8%), ha rilievo, soprattutto nelle donne, la mortalità per disturbi psichici e comportamentali (che comprendono le demenze). 

RESTA MOLTO BASSA LA MORTALITA’ IN FASCIA PEDIATRICA

La mortalità nella fascia di età pediatrica (0-14 anni) resta molto bassa (0,3% nei maschi e 0,2% nelle femmine) ed è prevalentemente rappresentata dalla mortalità per alcune condizioni di origine perinatale (36% e 37%) e per malformazioni congenite (16% e 18%). Sempre in questa fascia di età, la mortalità per neoplasie si mostra intorno al 10% (12% e 11%). 

L’Italia è da molti anni tra i Paesi europei con il più basso livello di mortalità infantile: il tasso nel 2019 è pari a 2,5 per 1.000 nati vivi e i decessi sono 1.052.

TUMORI ED EVENTI VIOLENTI LE CAUSE DI MORTALITA’ NELLA POPOLAZIONE ATTIVA

Nella classe di età 15-74 anni il peso della mortalità per tumori è molto rilevante soprattutto nelle donne (54% versus 44% per gli uomini), mentre la mortalità per cause violente (come traumatismi, incidenti stradali ecc.) tra gli uomini ha un peso doppio rispetto alle donne (7% versus 3%).
La Lombardia mostra la maggior incidenza di morte per tumore ogni 10.000 abitanti ma è tra le ultime  se si considerano le patologie del sistema cardiocircolatorio ed è a metà classifica per le malattie dell’apparato respiratorio.

I CASI DI MORTALITA’ EVITABILE

La mortalità evitabile si riferisce ai decessi delle persone sotto i 75 anni di età che avvengono per cause di morte contrastabili con stili di vita più salutari, con la riduzione di fattori di rischio ambientali e con adeguati e tempestivi interventi

Nel 2019, sono decedute per cause evitabili 96.400 persone, che rappresentano il 63% di tutti i decessi sotto i 75 anni di età. Il tasso standardizzato è pari al 16,5 per 10.000 abitanti con la componente della mortalità prevenibile predominante (tasso di mortalità uguale a 10,1 per 10.000 abitanti) su quella della mortalità trattabile (tasso di mortalità uguale a 6,4 per 10.000 abitanti). Le differenze di genere – a sfavore del genere maschile – sono marcate: sono deceduti 60.987 uomini e 35.413 donne, disuguaglianze spiegabili soprattutto con la componente prevenibile, ossia quella maggiormente legata agli stili di vita (per es., abuso di alcol, maggiore propensione a fumare, non adeguata alimentazione) e ai comportamenti più a rischio (eventi accidentali, attività lavorativa ecc.)

Negli uomini, la principale causa di morte è il tumore al polmone, una patologia prevenibile che ha causato 10.713 decessi, mentre nelle donne il tumore al seno, una patologia trattabile che ha provocato 5.958 decessi.

L’analisi dei dati evidenzia come l’Italia abbia delle politiche di prevenzione primaria e secondaria efficaci avendo uno dei tassi più bassi in Europa, ma anche che la situazione non è omogenea: esistono infatti disuguaglianze di genere a sfavore degli uomini e regionali, con il Mezzogiorno in netto svantaggio rispetto al Centro-Nord.


Le generazioni del Varesotto

Varesenews ha avviato un’analisi sulle generazioni in ciascun comune del Varesotto. Abbiamo costruito tre strumenti che permettono a tutti di esplorare la composizione demografica di ciascun paese: LI TROVATE IN QUESTO ARTICOLO.
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Pubblicato il 20 Ottobre 2022
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