L’Università dell’Insubria apre una sede di studio e ricerca in Alaska per studiare i cambiamenti climatici

Sfumata l'idea di avviare un centro al Polo Sud, i ricercatori Guglielmin e Cannone hanno trovato una soluzione alternativa al Polo Nord. È uno dei tre punti della terra dove i segni dei mutamenti sono più evidenti

alaska permafrost

Sfuma l’idea di aprire una sede permanente al Polo Sud ma si apre la via dell’Alaska. Dal marzo del prossimo anno, studenti, dottorandi e ricercatori dell’Università dell’Insubria lavoreranno nella parte più a nord della regione americana per condurre ricerche sui flussi di metano e anidride carbonica che si liberano con lo scioglimento del permafrost e le conseguenze sulla vegetazione. 

CONTRIBUTO DEL MINISTERO DELL’UNIVERSITA’

Il progetto  promosso dall’Ufficio relazioni internazionali guidati dal professor Giorgio Zamperetti, e redatto dalla docente di biodiversità vegetale Nicoletta Cannone, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca e dall’ateneo, rimane dunque valido anche se deve cambiare località: « Un intoppo burocratico ci ha indotto a cercare un’alternativa »spiega il professor Mauro Guglielmin, docente di geografia fisica e geomorfologia dell’ateneo varesino e uno dei maggiori studiosi dello scioglimento del permafrost a causa dei mutamenti climatici.

IN ALASKA I SEGNI DEL  CAMBIAMENTO CLIMATICO SONO EVIDENTI

L’avventura in terra cilena, quindi, si è trasformata in una ricerca in Alaska: «Avevamo delle collaborazioni con l’università locale – spiega ancora il docente universitario – quindi abbiamo individuato Barrow, la località più a nord dell’Alaska dove avremo a disposizione un laboratorio molto grande. La decisione di spostare in questa parte del mondo il progetto di ricerca è dovuto al fatto che l’Alaska, insieme alle nostre Alpi e al Polo Sud, è una delle tre aree del mondo dove le conseguenze del cambiamento climatico sono più evidenti.  E mentre sulle Alpi i segnali del cambiamento sono ancora sotto traccia, a parte alcuni eventi eclatanti, in Alaska le conseguenze del riscaldamento globale sono evidenti: con il permafrost che si degrada modifica nettamente la conformazione del terreno. Parliamo di strade che si deformano, di case che registrano cedimenti, di alberi che cadono per il cedimento del suolo.  L’oleodotto è stato realizzato in un certo modo, tenendo conto della variabile del terreno. Dai laghetti esce metano perché il tappo ghiacciato si è sciolto. Inoltre, noi abbiamo già studiato gli effetti al Polo Sud e abbiamo stazioni permanenti sulle Alpi, quindi questa opportunità ci permette di avere una fotografia di tutti e tre i punti critici della Terra».

LA RICERCA SUI FLUSSI DI METANO E ANIDRIDE CARBONICA CHE SI LIBERANO NELL’ARIA

Dal marzo del 2023 e fino a novembre, studenti dell’Insubria si alterneranno nel laboratorio artico: « Non saranno soltanto studenti del mio corso o di quello della professoressa Cannone. Sarà aperto a chiunque abbia dei progetti, anche di altre facoltà come economia, scienze della comunicazione, medicina… La nostra ricerca sarà incentrata sui cambiamenti determinati dai flussi di metano e anidride carbonica che si liberano dal terreno una volta che il permafrost si degrada. Valuteremo l’impatto dei gas serra e le conseguenze per la vegetazione che cresce sopra il permafrost».

LA SCELTA TRA DUE LOCALITA’ DOVE APRIRE LA SEDE PERMANENTE

Il piano di ricerca si sta riempiendo di dati, obiettivi e  gruppi di ricerca. Rimane, però, da definire esattamente quale sarà la meta:   «Recentemente ho portato un gruppo di 10 studenti, un post doc e un ricercatore a Barrow all’interno dei viaggi che l’ateneo organizza annualmente e che sono aperti agli iscritti di tutte le facoltà. Siamo stati ospitati dalla locale università e abbiamo visitato alcuni luoghi dove gli effetti dei cambiamenti climatici sono evidenti. Con il direttore generale dottor Marco Cavallotti, poi, abbiamo visionato il laboratorio e la struttura di accoglienza. Quindi siamo partiti alla volta di una seconda località dell’Alaska, Prudhoe Bay, duecento chilometri più a est, un centro più grande e popoloso, vicino a  un ricco giacimento di petrolio che potrebbe offrire ulteriori occasioni di studio. Si stanno, quindi, definendo i dettagli per la logistica, come richiesto dal bando ministeriale, e valutando le caratteristiche delle due differenti opzioni. In ogni modo, però, a marzo si comincia con un laboratorio targato Insubria vicino al Polo Nord». 

Alessandra Toni
alessandra.toni@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Ottobre 2022
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