Andrea Filippi direttore della Provincia Pavese: “Da 152 anni raccontiamo la provincia”

Una lunga esperienza in diverse testate del gruppo L'Espresso e Gedi, Filippi racconta la forza del giornalismo locale ma anche le difficoltà del momento storico

Andrea Filippi

In occasione dell’edizione 2022 di Festival Glocal, VareseNews ha deciso di fare una ricognizione sulla stampa locale lombarda, intervistando i direttori di diverse testate impegnate nel racconto delle comunità e dei territori.

Andrea Filippi è il direttore della Provincia Pavese, dal 2019, dopo diverse esperienze nell’ambito del gruppo L’Espresso e poi Gedi. È anche direttore della Sentinella del Canavese, testata che esiste dal 1893.

«Sono arrivato alla Provincia Pavese poco prima della pandemia» racconta Filippi, che ha iniziato a lavorare alla Gazzetta di Mantova, il più antico quotidiano d’Italia. Ha lavorato alla Gazzetta fino ai 39 anni, «poi sono andato al Messaggero Veneto, dove ho fatto due anni da vice e sette da direttore. Sono tornato a Mantova a fare il direttore, poi per cinque anni alla Nuova Sardegna da direttore», compreso un anno di transizione della testata dopo l’acquisizione dalla cordata editoriale Briglia-Vallardi.
 È stato poi vicedirettore editoriale dei giornali GediNewsNetwork, dove ha curato il progetto di sinergia tra La Stampa e i giornali locali del gruppo.

Come sta andando il suo giornale?
 Che fase si sta vivendo?
«Una fase difficile, quella di transizione che stanno vivendo tutti i giornali. La crisi delle copie cartacee in edicola è pesante, come per tutti. L’aspetto particolare è che a questa riduzione che non corrisponde a un calo dei lettori, perché i lettori si rivolgono comunque alla edizione digitale online e ai social. Anzi, il numero complessivo è in crescita, dalle rilevazioni che abbiamo. C’è questa discrasia tra quanto si riesce a ricavare e il pubblico che si raggiunge, domanda di informazione locale».

Perché il giornalismo locale è una risorsa?
«Si può parlare di giornalismo di comunità, che crea un legame molto forte tra la gente del territorio e il giornale locale. Poi c’è un aspetto fondamentale: nella dimensione locale se non dai tu la notizia, è difficile che la possa darla qualcun altro. E questo è particolarmente valido sul nostro territorio».

Nel senso che non ci sono altri competitor?
«
A parte qualche pezzo sul dorso locale del Corriere della Sera o sul Giorno, da 152 anni siamo gli unici a fare questo lavoro sulla carta. Abbiamo una concorrenza online e televisiva, ma la nostra capacità di approfondire e suscitare dibattito è molto superiore».

Quale limite sta vivendo il giornalismo locale?
«I limiti sono prima di tutto quelli dati dalla distribuzione che si va rarefacendo, con la chiusura di tante edicole. In Pavia città è continua, con un forte impatto anche sociale. Poi c’è una seconda questione: il “parco collaboratori” è meno forte di un tempo (non solo per questioni economiche, è il ruolo del giornalista che è in crisi) e questo rende meno facile avere un controllo capillare del territorio. Se l’online supplisce al primo problema, quello della distribuzione, resta il secondo, il controllo del territorio».

Qual é, nel suo giornale, la relazione tra il locale e il globale?
«C’è una relazione importante. Le nostre pagine nazionali sono 8 o 10, a seconda delle giornate: è una sezione corposa e di qualità, pagine curate da una redazione che si occupa della conversione dei contenuti. Abbiamo spesso firme importanti, reportage, esclusive. Posso poi dire che nel gruppo, prima Espresso e oggi Gedi, c’è stata sempre attenzione alla parte global, con una “super-redazione” che forniva contenuti ai giornali locali. Ma è anche un rapporto biunivoco, perché le redazioni locali possono essere di supporto ai quotidiani nazionali, a partire da La Stampa e Repubblica, in occasione di eventi importanti».

Come vivete il rapporto con la vostra comunità di riferimento?
«C’è un rapporto molto stretto, come è normale per un giornale con una storia così lunga. C’è forte attenzione dai lettori sui problemi, anche un’aspettativa forte su quanto il giornale può fare. Prima della pandemia avevamo iniziato poi ad aprire il giornale alla città: abbiamo una bella sala conferenze, l’idea era di fare della sede del giornale un punto di incontro con i cittadini su temi sentiti, incontri ad esempio con gli amministratori o chi dirige la sanità. La pandemia ci ha costretto a fermarci per un po’ di tempo: se le cose torneranno alla normalità ripartiremo con questo progetto. In una realtà come la nostra c’è da parte dei lettori c’è una richiesta di contatto vero, quasi fisico, con il giornale».

La Provincia Pavese è un quotidiano fondato nel 1870, ha come territorio di riferimento la città e la provincia di Pavia (comprese le aree con identità forte dell’Oltrepo e della Lomellina) e copre anche le aree del Tortonese e dell’Alessandrino, affini anche storicamente alla Lombardia. Qui l’edizione online

Roberto Morandi
roberto.morandi@varesenews.it

Fare giornalismo vuol dire raccontare i fatti, avere il coraggio di interpretarli, a volte anche cercare nel passato le radici di ciò che viviamo. È quello che provo a fare a VareseNews.

Pubblicato il 07 Novembre 2022
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