Una leggenda sullo schermo del Miv di Varese: tanti applausi per Gigi Riva e per la sua storia
Il grande bomber collegato da Cagliari prima della proiezione del film "Nel nostro cielo un Rombo di Tuono". «Felice di questa iniziativa perché posso avere un contatto con la mia Leggiuno».
Il grande schermo mette in primo piano un sorriso accennato che tutti i tifosi d’Italia hanno imparato a conoscere. Filtrato dal collegamento effettuato via computer, l’espressione più bella di Gigi Riva compare nella sala “Giove” del MIV di Varese per salutare e ringraziare, commuovere e ricordare in apertura della serata organizzata in suo onore in quella che è la terra d’origine del più grande bomber del calcio azzurro.
L’occasione è la proiezione del film “Nel nostro cielo un rombo di tuono”, prodotto inizialmente per la Sardegna ma concesso in via eccezionale per una serata varesina. E del resto quel sorriso che si accende sul viso di Riva, lampeggia nei momenti in cui si parla della sua Leggiuno. Avviene quando sul palco, per salutare il più grande bomber della Nazionale, sale l’amico di infanzia Pasqualino Brunella, si ripete quando il conduttore Claudio Ferretti nomina l’oratorio di San Primo.
«Su quel campo ci passavo le giornate, anche da solo, e giocavo la mia partita inventando tutto il contorno. Penso che anche quello mi abbia fatto bene. Resto volentieri in questo collegamento che funziona male perché posso avere un contatto con la mia Leggiuno».
E mentre Pasqualino gli dice «Parlare con te questa sera è il mio più bel regalo di Natale», Riva replica: «La nostra è una grande amicizia, e tu per me sei importante». Prima di chiudere la videochiamata, insieme ai figli Nicola e Marco, il desiderio che lo riporta alle radici: «Ho voglia di mangiare una polenta come si deve: mandatemi la farina giusta che qui non la troviamo».
Il sala, per l’omaggio a Rombo di Tuono, sono arrivati in tanti: chi da Leggiuno, chi a rappresentare il Varese di oggi e quello di ieri, chi arriva apposta dalla Liguria, chi negli anni ha tifato Cagliari proprio per la presenza di Riva. C’è un signore sardo che brandisce un cartello per fargli gli auguri, ci sono i nipoti del bomber che vivono a Sesto Calende, c’è Filippo che è siciliano di Messina, vive da decenni a Varese ma da bambino si affezionò al calcio per gli Europei del 1968, vinti dall’Italia con i gol in finale di Riva e Anastasi. «Come tutti i ragazzini ho iniziato a tifare per la squadra più forte dell’epoca e cioé il Cagliari. E lo tifo ancora oggi» racconta mostrando la maglia rossoblu numero 11 con il nome di Riva stampato sulla schiena.
Prima della proiezione, sul palco, tocca a Checco Pellicini, l’artista luinese che Riva lo ha portato a teatro. Canta “Da Leggiuno in Nazionale”, dedicata a un calciatore amante della rifinitura, il “dribblatore”, che poi ha il compito di innescare il centravanti, l’immancabile e immarcabile Riva. «Gigi è un signore – ci racconta – e ricordo con piacere la nostra cena a Cagliari quando andai a trovarlo per preparare lo spettacolo». I due si parlano anche nel collegamento video: «Fumammo 32 sigarette quella sera» gli dice Pellicini; «Io però qualcuna in più, ti ho battuto» sorride di nuovo Riva che poi saluta con piacere gli ex calciatori in sala.
Da Chicco Prato a Vito De Lorentiis, dal leggiunese Silvio Papini a Gabriele Andena che ricorda un aneddoto sportivamente doloroso per Rombo di Tuono. «Con il Varese pareggiammo a Cagliari nell’anno successivo al loro scudetto. Su un mio lancio segnò Petrini a causa di una indecisione tra Albertosi e Niccolai. Poi pareggiò Riva che prese anche un palo ma la partita finì 1-1 e Gigi, infuriato, diede un calcio a una porta e si fece male. All’ultima di campionato c’era Juve-Cagliari ma il pareggio diede lo scudetto ai bianconeri; dissero che il Varese aveva fatto perdere il titolo ai sardi ma noi avevamo solo fatto la nostra partita».
Il film, diretto da Riccardo Milani, è un’opera omnia della vita di Riva, che parla della sua storia a più riprese, sia con spezzoni d’epoca sia con un’intervista recente nella sua casa di Cagliari dove ormai si è rifugiato senza praticamente più uscire. Tanti gli interventi che documentano la grandezza di Rombo di Tuono: dai suoi compagni dello scudetto del 1970 – Albertosi, Cera, Domenghini, Niccolai, Tomasini… – ai campioni che Riva ha affiancato da team manager in Nazionale (Baggio, Zola, Buffon ma anche Nicolò Barella, sardo e cresciuto nella scuola calcio dedicata a Riva) alle persone che il centravanti di Leggiuno ha conosciuto a Cagliari. Decidendo di non ripartire mai dal capoluogo della Sardegna. Alimentando così, una volta di più, la sua leggenda partita dalle rive del Lago Maggiore.
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