Notizie e pubblicità, a Festival Glocal le regole della corretta informazione
Le regole per i giornalisti e quelle per chi lavora nell'ambito della pubblicità al centro di un incontro al festival del giornalismo di Varese
Informazione e comunicazione pubblicitaria spesso vivono su una linea di confine. Di tutela del lettore, deontologia giornalistica e nuovi linguaggi della comunicazione si è parlato questa mattina nel corso di Festival Glocal, il festival del giornalismo organizzato da VareseNews.
L’incontro “Tra clickbait e influencer, i limiti della deontologia giornalistica” ha visto confrontarsi, moderati dalla giornalista di VareseNews, Stefania Radman, Giuseppe Guastella, giornalista e membro del Consiglio di disciplina dell’Ordine dei Giornalisti, Vincenzo Guggino, segretario generale dell’IAP – Istituto Autodisciplina Pubblicitaria, Maria Cristina Reale, professoressa di sociologia del diritto all’Università dell’Insubria e Marisa Maraffino, avvocato esperta in diritto dell’informatica e privacy.
«I giornalisti non sono dei testimonial. Ci sono confini ben definiti e responsabilità precise che i giornalisti devono ricordare sempre, anche quando pubblicano contenuti sui propri social» ha ricordato Guastella sottolineando l’importanza di attuare le norme deontologiche e in particolare la regola che, nel rispetto del lettore o dello spettatore, stabilisce che il messaggio pubblicitario debba essere sempre ben distinto da quello giornalistico e identificabile proprio come pubblicità. «Le norme – ha precisato Guastella – sono fondamentali perché sono quelle che determinano la professionalità di chi svolge questo lavoro e che permettono di distinguere un giornalista da qualsiasi altro comunicatore».
A sua volta il mondo pubblicitario si è dato delle regole che sono state illustrate da Guastella e Reale. Norme di autodisciplina, che si aggiungono a quelle europee e nazionali, che toccano diversi aspetti, dal messaggio vero e proprio alla comunicazione in capo a soggetti che hanno acquisito sempre più visibilità nel panorama della comunicazione digitale, come gli influencer. «È fondamentale anche in questo caso – ha detto Reale – che i contenuti pubblicitari siano sempre ben distinguibili. Se pensiamo ai post sui social è necessario che vengano identificati con degli hashtag definiti dalla digital chart e che facciano immediatamente capire a chi segue un influencer che dietro quel messaggio c’è un compenso o un riscontro economico».
«Inizialmente gli stessi influencer erano restii a dar seguito a questa richiesta – ha aggiunto la professoressa Reale citando alcuni casi specifici di commistione tra pubblicità e comunicazione – ma con il tempo hanno compreso che distinguere i contenuti pubblicitari è un gesto di trasparenza verso i propri follower attraverso il quale si consolida quel rapporto di fiducia che è fondamentale per il proprio ruolo. Inoltre è importante ricordare che quella tra influencer e follower è una comunicazione orizzontale, non mediata, e il follower è “disarmato” rispetto al contenuto che legge oppure osserva. Per questo è fondamentale che, in questo ambito, chi è pagato per parlare di un prodotto lo dica».
«Il confine tra pubblicità e giornalismo in alcune situazione è molto sottile – ha ricordato Maraffino -. Il confronto tra prodotti, ad esempio, rientra nel lavoro giornalistico purché sia condotto secondo le regole di correttezza e professionalità. Nelle situazione diverse invece la presenza di contenuti commerciali o pubblicitari deve sempre essere individuabile anche dal lettore meno attento. La comunicazione pubblicitaria deve essere sempre riconoscibile, qualsiasi sia lo strumento utilizzato. E questo si applica oggi anche in senso più esteso come al mondo dei social o ai nuovi linguaggi come i post e i podcast».
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