Processo Mensa dei Poveri, la verità di Orrigoni sul supermercato a Gallarate: “Tonetti mente”

L'imprenditore varesino ha raccontato la sua versione dei fatti relativamente ai 50 mila euro che sarebbero finiti a Caianiello e Bilardo: "Non avevo bisogno di favori mentre Tonetti sì"

tribunale procura milano

Al processo Mensa dei Poveri ha parlato Paolo Orrigoni, ex-amministratore delegato di Tigros (catena di supermercati fondata dal padre e di proprietà della famiglia), accusato dai pm milanesi di aver pagato una tangente da 50 mila euro nel 2018 tramite l’imprenditore Piero Tonetti a Nino Caianiello e ad Alberto Bilardo che avrebbero avuto il compito di favorire una variante al piano di governo del territorio per la costruzione di un nuovo supermercato della catena all’interno dell’area in via Cadore. 

La vicenda è inquadrata all’interno dell’inchiesta Mensa dei Poveri che nel 2019 portò all’arresto di numerosi politici, imprenditori e professionisti tra le province di Milano, Varese e Novara.

Orrigoni, che fino al 14 novembre del 2019 era a capo dell’impresa, ha risposto alle domande dei propri avvocati Federico Consulich e Francesco D’Alessandro mentre l’accusa (pm Silvia Bonardi e Stefano Civardi) ha rinunciato al proprio interrogatorio. L’imprenditore ha potuto così ricostruire dal suo punto di vista i passaggi di una vicenda che sia Tonetti che Bilardo e Caianiello hanno già raccontato nelle udienze precedenti, coinvolgendolo come parte attiva e addirittura promotrice dell’accordo corruttivo. Ipotesi che Orrigoni ha sempre smentito accusando a sua volta Tonetti e Bilardo di essersi messi d’accordo alle sue spalle.

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Il racconto di un affare che viene da lontano, la versione di Orrigoni

«La vicenda entra nel vivo sul finire del 2017 quando i contatti con Tonetti diventano frequenti con l’obiettivo di arrivare all’acquisto di una parte consistente dell’area di via Cadore da parte di Tigros che avrebbe realizzato lì il nuovo supermercato. Con Tonetti avevamo iniziato a parlarne nel 2010».

I due decidono, questa volta, di sondare la volontà dell’amministrazione comunale e Orrigoni elenca gli incontri, le persone presenti e i temi di cui si è parlato con precisione: «Nel 2017 si parlò con Tonetti di riprendere l’interlocuzione col Comune di Gallarate.  Fu lui a dirmi che era il caso di chiedere all’amministrazione di rivedere il carico urbanistico che gravava sulla parte rimanente. A fine settembre decidemmo di andare a parlare con Cassani e il 5 ottobre ci siamo incontrati col sindaco l’assessore all’Urbanistica Alessandro Petrone, e il tecnico Massimo Sandoni».

Ripresentano la stessa idea presentata nel 2015 a Guenzani: «L’area di Tonetti aveva già un’attività commerciale attiva al suo interno e non servivano modifiche per la realizzazione del supermercato. In quell’incontro venimmo a sapere che c’era una variante in corso di concepimento e capimmo che c’era disponibilità nel rivedere le regole specifiche di quell’area».

Orrigoni ha spiegato  che l’11 novembre  siglò un accordo in cui si definivano i pilastri dell’operazione: «Prima di tutto il prezzo stabilito fu di 4,6 milioni per circa 10 mila mq di area e ci accordammo sul fatto che tutte le spese di progettazione sarebbero state a carico nostro.  Sul mio foglio di appunti apponemmo la firma sia io che Tonetti». I difensori hanno chiesto di poter depositare l’originale di quel primo contratto preliminare ma il giudice ha deciso di rinviare l’acquisizione nella prossima udienza.

Le mosse conseguenti si susseguirono veloci, in  vista della scadenza del deposito delle osservazioni al nuovo Pgt: il 20 novembre la prima bozza di preliminare di acquisto dell’area che prevedeva due anni di tempo per la realizzazione (più 12 ulteriori mesi di proroga a scelta di Orrigoni); il 27 novembre si decide e nell’accordo si prevede una caparra da 460 mila euro a fronte di una fideiussione.

L’ingresso di Bilardo nella vicenda

Tutto sembra filare per il verso giusto quando il racconto di Orrigoni inizia a divergere da quello di Tonetti così come da quello di Caianiello e Bilardo: «Il 14 dicembre Tonetti mi incontrò per manifestarmi l’intenzione di fare osservazioni sul procedimento per il pgt relative all’area per arrivare al suo obiettivo di separare il destino delle due aree. Lui mi manifestò intenzione di seguire variante generale al posto di quella puntuale mentre noi avremmo preferito una variante puntuale che in genere hanno tempi più brevi di quelle generali. L’osservazione doveva essere fatta entro il 19 gennaio e decidemmo di proseguire sul doppio binario con l’amministrazione».

Orrigoni racconta  che il 21 dicembre del 2017  Tonetti «comunicò la volontà di dare l’incarico per la redazione dell’osservazione ad un professionista che conosce già da tempo e con cui il padre di Tonetti aveva già collaborato già ai tempi del padre». Al successivo incontro del 27 dicembre Bilardo non può venire e si presenta solo Tonetti: «Lì mi disse che quell’incarico era fondamentale per l’attività tecnica che andava svolta e trattò con me il costo di questa prestazione professionale rifacendosi al documento dell’11 novembre nel quale avevamo detto che le spese progettuali erano a carico di Tigros. Il quantum lo aveva già definito lo stesso Tonetti per un cifra di 50 mila euro e me lo aveva comunicato quel giorno. Alla fine accettai».

Il 10 gennaio 2018 ci fu l’incontro con Tonetti e Bilardo: «In quell’occasione conobbi l’ingegner Bilardo di persona. Parlammo di cosa bisognava fare per rendere idonea l’area. Bilardo mi chiese 60 mila euro ma io ribadii che l’accordo era per 50 mila euro». A questo punto Orrigoni ammette di aver firmato il disciplinare d’incarico che riportava il nome della Estro Ingegneria, che non era la società di Bilardo ma nella sua versione sostiene di non averlo capito.

La rottura con Tonetti

Orrigoni nel suo racconto dà del bugiardo a Tonetti sostenendo che «mente perchè non avevo la smania o la fretta di arrivare alla costruzione del supermercato. Sapevamo che ci sarebbe voluto tempo e quella bozza non è cambiata fino all’accordo definitivo del 26 febbraio 2018».

Secondo Orrigoni, invece, era Tonetti a volere la variante a tutti i costi sia per ridurre il carico urbanistico sull’altra area: «I rapporti con Tonetti si concludono dopo l’approvazione Pgt perchè, in modo inaspettato, abbiamo trovato le due aree separate nel nuovo piano, cosa che faceva piacere a Tonetti  che dal meglio era passato all’ottimo mentre tutti i gravami degli oneri rimanevano sulla parte di terreno da noi acquistata. Piroga non solo non aveva nessun tipo di impegno dal pgt ma il valore della sua area era aumentata moltissimo con un incremento di valore netto di 2 milioni». Più tardi dirà ancora nel controinterrogatorio del pm: «Tonetti mente perchè a livello di immagine, nella piccola Gallarate è meglio passare per fesso piuttosto che per il furbo».

Il rapporto con Caianiello

Orrigoni ha raccontato di aver conosciuto Caianiello nel febbraio 2016 quando gli venne proposta la candidatura a sindaco di Varese: «Era il coordinatore provinciale di Forza Italia. Dopo le elezioni abbiamo continuato a vederci in quanto io ero rappresentante della coalizione di centrodestra in consiglio comunale. Ci si vedeva anche più di una volta al mese ma per questioni inerenti la politica varesina».

A fine 2017-inizio 2018 i due si rivedono per parlare della lista a sostegno di Fontana alle Regionali:  «Non parlai mai con Caianiello dell’area di via Cadore ma lui mi fece capire di essere informato. Mi disse che sapeva che avevamo questo accordo con Tonetti e che l’amministrazione comunale era favorevole. Quando ci incontrammo a settembre-ottobre 2018 ci ritrovammo a parlare perchè in quel periodo uscì un articolo della Prealpina in cui si parlava di un’ipotesi di variante puntuale che non era quella della nostra area».

Orlando Mastrillo
orlando.mastrillo@varesenews.it

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Pubblicato il 15 Novembre 2022
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