La vita del “Nano”, il ladruncolo di Samarate sempre nei guai
Affetto da problemi psichici e tossicodipendenza, fa furti da poco e a volte rimedia anche qualche botta. Anche dopo l'ultimo episodio è ancora in giro: c'è chi teme che alla fine qualcuno si faccia male

Dentro e fuori dalla caserma dei carabinieri e dal tribunale. Anche in questi giorni è così, la vita del “Nano”. Un ragazzo di 29 anni di Samarate, sempre nei guai, per problemi psichici – disturbo bipolare – che sono noti ma che non si riesce a curare al meglio. Fatto sta che si aggira per il paese, fa piccoli furti. E poi lo si vede in giro con la faccia pesta, perché qualcuno – esasperato – gli ha tirato qualche pugno.
Lo chiamano Nano perché è piccolo di statura, con un fisico non esttamente robusto. L’ultimo episodio che l’ha fatto finire nei guai (nel senso che è finito in manette e poi dl giudice) è avvenuto nella serata dell’11 dicembre, domenica. Ma è davvero solo l’ultimo di una serie di episodi continui. Sulle pagine social lo chiamano «il solito ragazzo», c’è chi chiede di usare le maniere (più forti).
E sì che un piccolo reddito lo avrebbe: il reddito di cittadinanza, per cui è in carcio anche al centro per l’impiego. La tossicodipendenza, però, e i problemi mentali lo hanno rimesso nei guai. Il Comune gli ha dato un piccolo locale dove vivere, al Centro Anziani, purché rispetti le regole, che impongono – ad esempio – di non far entrare estranei.
All’inizio “il nano” prendeva di mira soprattutto le auto, per raggranellare quattro spiccioli, più di recente ha iniziato a intrufolarsi nelle case, con (comprensibile) rabbia di chi se lo trova sulla porta di casa e con rischi che aumentano, un po’ per tutti.
Chi frequenta la piazza dice che di recente gira spesso con un occhio nero, talvolta zoppicando: conseguenze degli incontri con qualcuno che ha siubito un furtarello (o un danno all’auto, giacché i furti a volte sono di monetine sparse).
«Possibile che non ci sia soluzione?» si chiede qualcuno preoccupato.
Sert e Cps qualcosa fanno, ma sarebbero ben otto le comunità che hanno rifiutato di prenderlo in carico, di allontanarlo dall’ambiente e di curarlo.
Un mese fa attraverso un faticoso confronto con la famiglia di origine il Comune aveva provato un’altra strada: la tutela legale, una forma più stringente di controllo, ben più stringente del semplice amministratore di sostegno (che controlla solo le entrate economiche). Il giudice però non aveva ritenuto fosse questa la strada.
Nel frattempo dopo l’ultimo furto è stato scarcerato, di nuovo.
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