Valerio Festi: “Il mio giardino d’incanto, un rito di luce per il Natale”
"Le luci dei giardini estensi sono una installazione che va al cuore delle feste natalizie": così Valerio Festi, l'ideatore, ne spiega il senso profondo
Il Giardino d’Incanto, lungi dal non essere natalizio, è in realtà una installazione che va al cuore delle feste natalizie: il desiderio di luce. Così Valerio Festi, l’ideatore delle luci natalizie ai Giardini Estensi di Varese, precisa e spiega il senso profondo dei tanto discussi – ma anche tanto apprezzati – “Archi di luce” nei giardini che circondano il palazzo del comune di Varese.
Festi innanzitutto parte da una premessa: «Il Natale, come tante altre feste, è diventato sempre piu un’occasione generica, un rito debole. Come la festa dei morti, che i nostri genitori facevano pensando all’aldilà e ai propri cari ed è diventata invece la festa di Halloween, quella della paura: ma una paura che sembra un gioco da adolescenti, molto diversa dai riti della tradizione nostra, o del Messico, per esempio. Anche il Natale con gli anni è diventata una festa qualsiasi. E’ invece un rito importantissimo per l’umanità: per i credenti nasce Gesu bambino, i re Magi gli vanno a rendere omaggio condotti dalla stella cometa, Gesù viene definito “la luce del mondo”».
Ed è proprio sulla luce che ha lavorato per l’installazione di Varese, secondo quello che ci ha spiegato: «Ora gli scienziati sanno che tutto il buio di questo periodo è dato dal fatto che siamo nel solstizio di inverno, ma nei tempi antichi non si sapeva che questa notte sempre più lunga sarebbe poi finita, sarebbe tornata la luce. E infatti si facevano tanti riti, in inverno, per farla tornare, perchè c’era la paura di vivere nel buio. Tutti questi riti di luce sono diventati un rito consumistico: Babbo Natale l’ha inventato la Coca Cola, l’ansia di correre da un negozio all’altro ce l’ha raccontato Hollywood. Ma l’essenza del Natale è la luce, e noi abbiamo costruito una galleria di luce che si percorre per raggiungere, in fondo, il Natale: che per chi è cristiano è il presepe, ma noi abbiamo voluto dare questa possibilità, questo rito, a tutti quanti, lasciando ad ognuno la libertà di ricostruire cosa c’è in fondo. Questo è il gesto importante che abbiamo pensato di fare con la luce. Queste architetture di luce non sono la copia delle feste estive dei patroni: sono “La Luce”, cosi l’abbiamo intesa noi. Un modo per recuperare un rito, che speriamo resti: il tunnel di luce da attraversare per riprendere lo spirito del Natale».
Festi, alle polemiche sorte in questi giorni, che parlano in particolare di “installazione poco natalizia” o “impalcatura simile alle feste patronali del sud” non vuole nemmeno rispondere: «Non so cosa dire delle polemiche di chi non vuole cogliere il rito, nè interessarsene. Siamo in un periodo di confusione infinita, e ci si può perdere nei riti deboli, ma io ritengo che quello della luce sia un rito potente: si cammina nella navata e si galleggia dentro di essa, come un popolo in cammino. Un rito comune, che ci unisce ed è concesso a tutti perchè sottolinea un elemento che a tutti è comune in queste feste: la luce, e il suo atteso ritorno».
Valerio FestiInfine, Valerio Festi ricorda che al tunnel di luce si aggiungono anche gli spettacoli di videomapping sulla facciata del palazzo Estense: «Qui abbiamo chiesto ai bambini di parlare della loro terra e loro ci hanno restituito il loro mondo, esprimendolo in questi scritti che sono stati resi grafici da dei fumettisti fantasticamente comunicativi- Conclude – Un altro rito che si rinnova: quello del racconto, che una volta facevano nelle vacanze di Natale i vecchi con i bambini e ora è restituito con mezzi nuovi».
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