Volontariato, in provincia di Varese un esercito del bene che conta oltre 5mila enti e associazioni

Nella Giornata internazionale del volontariato abbiamo tracciato il quadro del settore non profit in Lombardia e in provincia di Varese con Maurizio Ampollini, direttore el CSV Insubria, il Centro di servizio per il volontariato di Varese e Como

Generico 05 Dec 2022

C’è chi assiste anziani e persone fragili, chi soccorre feriti e chi recupera animali smarriti, chi protegge le donne vittime di violenza e chi si adopera per tutelare l’ambiente e la biodiversità. E poi ci sono sport, cultura, musica, promozione del territorio, tutela delle tradizioni e tanto tanto altro. E’ il variegato mondo del non profit, un “esercito del bene” che il 5 dicembre di ogni anno viene celebrato nella Giornata internazionale del volontariato, ricorrenza istituita nel 1985 dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

In provincia di Varese volontariato e associazionismo sono pane quotidiano e l’ultimo dato, ancora grezzo, raccolto dall’Istat nel censimento permanente del mondo non profit, relativo al 2020, conta ben 5.349 realtà tra cooperative sociali, fondazioni associazioni sociali, sportive e culturali. Circa il 10% del dato complessivo della Lombardia, dove il no profit conta 57.909 soggetti, di cui 48.308 associazioni, 2013 cooperative sociali, 2306 fondazioni e 5.192 realtà con altre forme sociali.

Numeri che fanno della Lombardia la regione a più alto tasso di realtà non profit dell’intero Paese.

In questo quadro regionale, la provincia di Varese con le sue 5.349 istituzioni è quarta, dopo Milano (17.413) e Brescia (7.883) e Bergamo (6.493).

A snocciolare questi dati è Maurizio Ampollini, direttore del CSV Insubria, il Centro di servizio per il volontariato di Varese e Como che è da anni il punto di riferimento per tutte le associazioni, che vengono seguite tanto nella fase di fondazione quanto nella gestione di tutta la parte burocratica, e che costituisce uno straordinario osservatorio sul mondo del volontariato.

«Si tratta di un dato ancora grezzo – spiega Ampollini – perché l’Istat sta ancora elaborando i dati del censimento, che quando saranno più dettagliati potranno raccontare meglio anche la realtà della provincia di Varese. Purtroppo è al momento la sola fonte che abbiamo, perché quella che prima era una competenza della Provincia è venuta meno, mentre non è ancora a regime il Runts, bruttissima sigla che indica il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore, istituito presso il ministero del Lavoro e delle politiche sociali dove saranno inseriti tutti i dati e le informazioni sui soggetti non profit. Se ne parla dal 2017 ma siamo ancora a metà del guado».

Amore e valore: il caso di Caronno Pertusella

Ampollini ha sotto mano i dati sulla situazione regionale e provinciale perché li ha appena utilizzati per un interessante convegno che si è tenuto lo scorso 19 novembre a Caronno Pertusella, dal titolo “Il bilancio in valore: generare e misurare valore per i cittadini“.

Il Comune di Caronno Pertusella, in una partnership con il Politecnico di Milano e l’Università Bocconi, ha letteralmente misurato il valore prodotto dall’opera delle 39 associazioni di di volontariato che hanno aderito al progetto e ne è uscita una cifra davvero significativa: in un anno, calcolando con un’analisi complessa il valore delle le ore prestate dai volontari nei vari servizi resi alla comunità, si è generato un valore di 2 milioni e 460mila euro, a fronte di contributi erogati dalle casse comunali alle associazioni di 170.517 euro.

«Moltiplicare il dato di Caronno per tutti i comuni della provincia di Varese porterebbe ad una cifra pazzesca – dice Ampollini – Questo fa capire bene il ruolo del terzo settore e l’importanza che riveste nell’economia di un paese».

Un’importanza che va calcolata anche in termini di occupazione: in Lombardia, sempre secondo i dati del censimento Istat, i dipendenti delle realtà non profit sono 170.380. di cui 13.238 in provincia di Varese.

Un italiano su otto fa volontariato

Altri dati interessanti emergono dalla prima rilevazione sul lavoro volontario, realizzata da Istat, CSVnet e Fondazione Volontariato e Partecipazione. Una ricerca che ormai conta nove anni, dal momento che è stata realizzata nel 2013, ma che dà le linee generali per tracciare un quadro del volontariato nel nostro Paese.

Dalla ricerca è risultato che circa un italiano su otto svolge attività gratuite a beneficio di altri o della comunità, per un totale di 6,63 milioni di persone e con un tasso di volontariato totale pari al 12,6%.

Il lavoro volontario è più diffuso nel Nord del Paese. Nel Nord-est si registra il tasso di volontariato totale più elevato (16%), mentre il Sud si contraddistingue per livelli di partecipazione più bassi (8,6%).

Gli uomini sono più attivi delle donne (13,3% contro 11,9%), per via di una maggiore presenza maschile nel volontariato organizzato.

I volontari appartengono prevalentemente alla classe di età 55-64 anni (15,9%) e l’impegno medio di un volontario è di 19 ore in quattro settimane. Superano il valore medio delle ore dedicate ad attività volontarie le persone con condizioni economiche ottime, i laureati, e le persone tra 55 e 74 anni.

Quasi un volontario su sei si impegna in più organizzazioni (16,2%) e il volontariato organizzato è una pratica consolidata nel tempo: il 76,9% si dedica alla stessa attività da tre anni o più e il 37,7% da oltre dieci anni. Per contro, il 48,9% di quanti si impegnano in attività individuale di volontariato in modo non organizzato, lo fa da meno di due anni.

La riforma del Terzo settore tra luci ed ombre

Un quadro interessante, che andrebbe aggiornato. In questi anni infatti molto è cambiato: la pandemia, ad esempio, ha scompigliato le carte nel mondo del volontariato. Se alcune realtà sono cresciute tantissimo, soprattutto nell’ambito del sociale e della protezione civile, altre si sono ridimensionate, a fronte delle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria e alla luce delle crescenti ristrettezze economiche. Ma a cambiare il quadro è stata anche la riforma del Terzo settore, con un bilancio ancora incompleto, in quanto non è ancora arrivata a compimento, ma che Ampollini disegna con luci ed ombre: «Ero molto fiducioso, perché l’intento era quello di mettere ordine in un settore dove molte leggi e norme si sovrapponevano, e perché doveva contenere elementi di novità e trasparenza. Per il momento resto perplesso, sia per i tempi di attuazione, come nel caso del Runts, sia per gli aggravi burocratici che sono andati ad appensantire il lavoro di queste realtà, con un aggravio non indifferente. E’ vero che ci sono maggiori agevolazioni di tipo fiscale, ma sono molte le cose che andranno messe sul piatto della bilancia per capire se veramente ne è valsa la pena».

 

Mariangela Gerletti
mariangela.gerletti@varesenews.it

Giorno dopo giorno con VareseNews ho il privilegio di raccontare insieme ai miei colleghi un territorio che offre bellezza, ingegno e umanità. Insieme a te lo faremo sempre meglio.

Pubblicato il 05 Dicembre 2022
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