Esperienze difficili dopo il parto, Agosti: “Al Del Ponte di Varese professionisti motivati. Lavoriamo sempre per migliorarci”
Il drammatico caso del neonato morto all'ospedale di Roma ha trovato ampia eco. Anche una neomamma varesina racconta la sua difficile esperienza. Il Direttore del Dipartimento dell'ospedale Del Ponte parla della malattia chiamata SUPC

“Una settimana da incubo, stremata nel letto con il mio piccolo che urlava tutta la notte”. La drammatica storia della neo-mamma che ha perso il proprio bimbo all’ospedale Pertini di Roma sta facendo emergere tante storie di difficoltà di neo mamme alle prese con il “rooming in”. Anche a Varese una mamma ci segnala sua sua difficile esperienza, fatta di ostacoli e incomprensioni, di solitudine e frustrazione.
Il Direttore del Dipartimento materno infantile dell’asse Sette Laghi Massimo Agosti non nega che, a volte, la relazione dopo il parto abbia qualche screzio: « La nostra nursery è gestita da ostetriche giovani e motivate. Tutte professioniste che amano il loro lavoro e lo hanno scelto con passione. Poi non sempre si instaura un rapporto ematico ma, con tanti bimbi che nascono al Del Ponte, i ricordi delle madri sono spesso positivi. Io chiedo sempre nel momento della dimissione di aver un giudizio e posso assicurare che la passione del nostro personale viene recepito. Ma non sempre. Proprio per questo le segnalazioni di criticità ci spingono a riflettere per capire se c’è stato un problema e come possiamo migliorare».
Il professor Agosti, senza entrare nel merito del caso di Roma, parla degli eventi tragici dopo il parto: « Parliamo di una malattia, che ha un nome. Si definisce con una sigla: SUPC ( Sudden Unexpected Postnatal Collapse). Possiamo definirlo come un collasso neonatale improvviso e inaspettato. Le cause non sono chiare: può essere una malattia genetica o cardiaca non evidenziata durante la gravidanza. In Italia si contano circa una ventina di patologie ogni 400.000 parti all’anno. Di questi bimbi, un terzo si riprende senza conseguenze, un terzo riporta esiti più o meno gravi e un terzo muore. Questa malattia è la versione precoce della morte in culla. Solo indagini approfondite successive possono chiarire la dinamica dell’evento tragico che è devastante per una madre che mette al mondo un bimbo che appare perfettamente sano».
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