Terra di leggende il mondo delle bocce. Gregorio e Augusto erano gli inseparabili
Uno era calmo e riflessivo con le caratteristiche del puntista, l'altro era sarcastico e imprevedibile, quindi bocciatore per scelta, ma soprattutto tirchio
Li definivano così: gli inseparabili. Gregorio e Augusto erano sempre assieme, sin da quando erano piccoli e si dedicavano ai semplici giochi di ragazzini, dove una palla da inseguire correndo qua e là nei prati era una conquista che ti assorbiva intere giornate riempite di tanto o di nulla, ma quando tornavi a casa stanco e affamato, ti sembrava di aver conquistato il mondo sol che avevi calciato in porta qualche volta in più rispetto agli altri. E le bocce da catturare quasi di soppiatto, dopo che i grandi le avevano lasciate abbandonate a bordo dei campi, a valle d’interminabili contese con in palio un aperitivo o un bicchier di vino e un panino, in pomeriggi estivi arroventati da soli spietati solo un poco attenuati da sparuti platani o tigli appostati lì a fianco senza alcuna pretesa ornamentale, come fossero sorti per caso, senza ordine, a capriccio della natura, comunque prodiga in quegli scorci di campagna.
Avevano cominciato senza premeditazione alcuna: uno naturalmente accostatore, l’altro bocciatore. Facevano coppia, erano amici, condividevano le sorti, condividevano la passione, condividevano le proposte dell’esistenza, senza farsi molte domande, senza fare progetti, lasciandosi trasportare dal fiume della quotidianità, accettando ciò che questa era in grado di donarti. Si erano sposati, guarda caso avevano spostato due sorelle, una più brutta dell’altra, ma Adele e Lucia avevano un buon carattere, si adattavano facilmente, forse in omaggio alla loro natura, che certamente non era stata prodiga di doni, ma alfine un uomo l’avevano trovato e il sogno di una vita con qualche certezza, qualche figlio e una rispettabilità da esibire l’avevano pur conseguita.
Eppure erano assolutamente diversi. Quanto Gregorio era calmo, riflessivo, insomma quel che si identifica come individuo “posato”, per il quale era naturale la predisposizione del puntista nel gioco delle bocce, tanto Augusto era effervescente, sarcastico, pungente, imprevedibile, quindi bocciatore per scelta. Solo che la sua ecletticità sovente gli creava problemi, o meglio creava problemi alla coppia, perché le battute salaci che costellavano le giocate non erano proprio gradite agli avversari che reagivano in malo modo, costringendo Gregorio a far da paciere o comunque ad assumere la posizione della proverbiale acqua sparsa sul fuoco dopo che il compagno l’aveva abbondantemente attizzato. S’integravano con una certa facilità, la bonomia smorzava l’eccesso d’esuberanza, l’esuberanza spesso risolveva situazioni di gioco scabrose, quindi riuscivano a prevalere forse al di là delle effettive capacità in funzione di quest’osmosi caratteriale.
Tutto filava senza alcun intoppo? Non proprio, perché Augusto possedeva anche una particolarità che Gregorio sopportava a malapena. Augusto era, come si afferma in modo decisamente denigratorio nel dialetto lombardo, uno “stemegna”, intendendo per tale non solo un avaro, ma un pidocchio in assoluto. Quando si usciva per le gare, o semplicemente per una semplice gita fuori porta, invariabilmente, si trattasse di qualche caffè, o di un gelato per i figli, quello che metteva sempre la mano al portafoglio per pagare le consumazioni era Gregorio, mai che Augusto si sentisse in dovere di ricambiare, non dico alla pari, ma almeno una volta ogni tanto.
La cosa aveva assunto un aspetto ancora più sgradevole, quando nel periodo estivo le due famiglie avevano preso l’abitudine di uscire la domenica per qualche breve scampagnata e Augusto aveva avuto la bella idea di portarsi appresso Fido, una specie di botolo di razza indefinita – nel suo pedigree ce n’erano sicuramente troppe – che naturalmente doveva scendere dall’auto per fare una passeggiatina ecologica dopo il lungo periodo nel quale era stato confinato nel baule, logicamente aperto con uno spiraglio adeguato affinché non soffocasse.
Ebbene, invariabilmente nel momento nel quale si doveva pagare il conto, Augusto dichiarava: “Vado a prendere il cane per fargli fare i suoi sacrosanti bisogni”, spariva e ricompariva dopo un lasso di tempo adeguato, nel quale il conto era stato saldato. Dopo svariate sortite, nelle quali il rito del cane da portare a spasso – e il relativo conto saldato da Gregorio – era stato puntualmente rispettato, una domenica storica Gregorio insorse e affermò risolutamente: “Oggi vado io a portare il Fido in giro” uscì e si fece rivedere dopo un periodo abbastanza lungo entro il quale doveva essersi concluso il cerimoniale del pagamento.
Apriti cielo! Augusto, toccato nel borsellino in quel modo proditorio, si offese a morte e interruppe le uscite domenicali, con o senza cane, ma ancora peggio, s’incrinò il sodalizio della coppia nelle gare di bocce: Gregorio cessò di farsi carico delle sistematiche offerte di caffè e amari vari, Augusto perse la fiducia che l’aveva accompagnato nei confronti del compagno da lui tacciato di meschinità – da quale pulpito veniva la predica! – così dopo breve tempo si trovò a disputare solo gare individuali, perché un altro che lo sopportasse non riuscì proprio a trovarlo.
PILLOLE DI BOCCE
9 gennaio – Bottinelli/Vergiatese – Campionati Provinciali – Serale – specialità coppia categoria C – specialità terna categoria B
9 gennaio – Baraggese – individuale serale ABCD
14 gennaio – Rionero in Vulture (Potenza)
– SUPER COPPA ITALIA – Boville (RM) – Caccialanza (MI)
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