Alfieri per Bonaccini: “Non un candidato dell’establishment ma dei piccoli amministratori locali”

Intervista al parlamentare varesino, che ricopre il ruolo di coordinatore nazionale della campagna per la mozione "Energia Popolare"

alessandro alfieri

Alessandro Alfieri oltre ad essere parlamentare espresso da questo territorio – è stato recentemente eletto per la seconda volta senatore – in queste settimane è impegnato anche come coordinatore nazionale della Mozione “Energia Popolare”, che sostiene la candidatura di Stefano Bonaccini a Segretario Nazionale del Partito Democratico.

A lui abbiamo provato a chiedere ragione delle obiezioni più comuni sul candidato che sta sostenendo a cosi alto livello, per provare a comprenderne più approfonditamente le ragioni.

Si dice che Bonaccini sia il candidato più benvoluto dall’establishment. Cosa pensa di queste affermazioni?
«In risposta potrei dire che i protagonisti degli ultimi anni del PD – Parlo di Zingaretti, Franceschini, Orlando – sono sostenitori di Elly Schlein, mentre con Bonaccini c’è la stragrande maggioranza dei sindaci italiani, con una spinta dal territorio molto forte sul rinnovamento del partito. Beninteso, non critico nessuno e non apprezzo mai il furore di cancellare ciò che è stato fatto: non sarò io quindi a iniziare, e inoltre sto parlando di dirigenti che stimo. Però anche chi è a fianco di Elly Schlein ha fatto molte cose nel partito, sia giuste che sbagliate. Io direi che Bonaccini, più che dall”Estabishement”, è sostenuto da sindaci e amministratori di centrosinistra».

E come commenta le voci che dicono che Bonaccini sia poco di sinistra e troppo “filogovernativo”?
«Che non è così. Anzi, da questo punto i vista in realtà Bonaccini è quello dal profilo piu popolare: viene da un piccolo paesino alla periferia di Modena, si è fatto da solo, con lui la connessione con il popolare con ciò che ha fatto la storia della sinistra è più naturale. Non discuto il valore, che è molto alto, ma è quella di Elly Schlein la sinistra più elitaria, anche se le riconosco una grande intelligenza e freschezza: non a caso il massimo del suo consenso è nei centri delle città. Ma, beninteso, servono entrambe queste posizioni all’interno del PD, vanno tenute insieme queste battaglie».

Secondo lei, cosa non è stato capito di Bonaccini?
«Io comprendo che Elly Schlein venga percepita come novità e discontinuità: cosa c’è di piu nuovo nel PD di una persona che non ha militato nel PD? Io però conosco da tempo la determinazione di Stefano Bonaccini a cambiare, quando prende in mano le cose. Basta guardare l’Emilia Romagna, che ora è una regione che sta crescendo molto: il risultato del suo lavoro che, questo si, forse è stato poco capito. Ora Milano e l’Emilia Romagna sono i posti dove si investe di più, e per la sua regione è lui il protagonista di questo cambio di passo. Stefano Bonaccini è uno che dove arriva cambia. In più, in questo caso, ha il pregio di conoscere bene il partito e sa già quali sono punti di forza e di debolezza, sa dove è importante cambiare».

Cosa spera che faccia Bonaccini come prima cosa da neosegretaria, se lo diventerà?
«P
enso davvero che ci sia bisogno di rendere il partito democratico piu popolare e che si torni nel territorio. A volte si fa del PD un po’ una caricatura, così viene raccontato attraverso i retroscena dei giornali. Ma il Partito Democratico è molto di piu: è fatto di storie di impegno locale, di volontari che nel silenzio portano a casa importanti risultati, spesso misconosciuti. Io penso che Bonaccini sia capace di ridare orgoglio e prospettiva di riscatto proprio a questo popolo di persone. Il viaggio sarà lungo e non facile per dare una prospettiva alternativa a questa destra, ma lui ha la forza di affrontarlo».

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Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 25 Febbraio 2023
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