Astuti e Papa a Luino per parlare della nuova riforma sanitaria e dei suoi riflessi locali

Astuti (PD): "Il numero di esclusi dalla sanità pubblica è raddoppiato in 5 anni. Perché la sanità torni ad essere inclusiva abbiamo bisogno di cambiare il modello"

generica

La “Riforma sanitaria e i suoi riflessi locali” sono stati i temi principali discussi nell‘incontro tenutosi venerdì 3 febbraio a Palazzo Verbania di Luino. Moderato dal segretario del Circolo PD di Luino, Giorgio Ferri, l’evento ha visto l’intervento dell’ex sindaco e consigliere regionale uscente Samuele Astuti, ricandidato alle elezioni del 12 e 13 febbraio per il Partito Democratico, della candidata luinese DEM Erika Papa e della dottoressa Maria Cristina Giambelli.

In particolare, la dottoressa Giambelli ha fornito una breve descrizione del funzionamento della nuova riforma sanitaria della Regione Lombardia, delle sue quattro linee guida – approccio “one health”, rapporto fra pubblico e privato, connessione fra mondo produttivo e realtà universitarie e della ricerca e libertà di scelta – e dei poli identificati per l’assistenza sanitaria, quali aziende ospedaliere, case della comunità (almeno una ogni 50.000 abitanti), ospedali di comunità e centrali operative territoriali.

«Rispetto al tema della riforma sanitaria Lombarda il punto di partenza è quello legato al numero sempre maggiore di persone che in questo momento non si possono permettere le cure perchè le liste d’attesa sono troppo lunghe – ha introdotto Astuti -. Il Lombardo è quello che paga più di tutti per integrare il suo piano di cura con la sanità privata. Questo perché c’è un’effettiva mancanza del sistema sanitario pubblico. E’ vero che ci sono un sacco di persone che vengono da noi per farsi curare perchè abbiamo grandi specialisti, ma questi ultimi corrono in una fascia che riguarda determinate prestazioni, non a tutti accessibili. Il problema – ha sottolineato – è che in Lombardia si è sostituita la programmazione con la competizione. Ogni anno Regione, nel mese di novembre, fa una pianificazione del fabbisogno per l’anno successivo, questo fabbisogno viene messo a mercato e poi vengono chiamati contemporaneamente operatori pubblici e privati accreditati, perché la nuova riforma sanitaria della Moratti ha voluto così, dare lo stesso peso al pubblico e al privato. Cosa succede, a questo punto si scatena il mercato e pubblico e privato, allo stesso modo, cercano di prendere le prestazioni per loro più convenienti. Così che poi, quelle che rimangono “a terra” vengono forzate dentro l’agenda del pubblico appesantendolo e rendendolo inefficiente. A differenza di come accade da noi, in tutte le altre Regioni, una volta definito il fabbisogno prima parlano con il pubblico, riempiendo le loro agende, e poi quello che avanza viene messo nel mercato dei privati, legando prestazioni a grande remunerazione con quelle a bassa remunerazione. Il risultato? Che rimane poco a “terra” da gestire. A questo ovviamente si aggiungono i problemi delle lunghe lista d’attesa, la mancanza di medici di medicina generale e i pronti soccorsi sempre più intasati. E’ chiaro che questo succede perché, nel modello che vi raccontavo, esiste solo l’ospedale che in questo contesto per sopravvivere deve diventare sempre più grosso mettendo in difficoltà quelli più piccoli. Perchè la sanità torni ad essere inclusiva, bisogna cambiare il modello».

A proposito di piccoli presidi ospedalieri a prendere la parola è stata la candidata luinese DEM Erika Papa: «Negli ultimi 10 anni l’ospedale di Luino ha subito un depotenziamento dei servizi e una snaturazione delle proprie competenze. E’ quindi necessario attuare delle misure che potenzino la capacità di Pronto Soccorso, dotare il presidio di alcuni posti letto di terapia sub-intensiva, offrire servizi ambulatori adeguati alle esigenze del nostro territorio, assistere i pazienti in fase post acuta anche con programmi riabilitativi e mantenere i servizi e i reparti ospedalieri attualmente presenti e essenziali adeguandoli alle necessità emergenti e ponendo maggiore attenzione alla medicina di igiene e prevenzione territoriale, oltre che cercare di ridurre i tempi di attese per le visite specialistiche».

Un quadro completo, quello esposto prima da Astuti e poi da Papa che, tuttavia, ha sollevato alcune perplessità nel sindaco Bianchi: «E’ interessante il concetto di casa di comunità però, da amministratore, mi devo fermare a quella che è la situazione del nostro ospedale, un piccolo presidio periferico che vive momenti di difficoltà. Non ho la sensazione che la costruzione di ospedali e case di comunità siano la soluzione alle problematiche sanitarie del nostro territorio». Concorde con lui anche il dottor e consigliere di opposizione Franco Compagnoni: «Attualmente il pronto soccorso è il punto di riferimento imprescindibile per la cittadinanza ed è lì che dovremmo investire. Mi auguro – ha concluso il dottor Compagnoni – che la casa e l’ospedale di comunità siano dei valori aggiunti e non una ‘polpetta avvelenata’».

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Pubblicato il 06 Febbraio 2023
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