“I nostri giovani non sono in preda allo sconforto ma sognano in grande”

Secondo il professor Giovanni Paolo Crespi della Liuc, il sistema scolastico italiano forma giovani che raggiungono vette ambite e mancate da molti studenti di altri paesi

Liuc generico

Gentile direttore,

Le scrivo nella imbarazzante condizione di chi si trova a commentare uno dei propri maestri. Ho letto il suo editoriale ed il commento del mio Rettore Federico Visconti e mi trovo ad avere una visione leggermente diversa.
Probabilmente, scagliare strali verso il fenomeno dei giovani che vanno all’estero, cercando soluzioni per fermarli significa mirare alle Angurie. Non molto tempo fa, incontrando una amica mentre portavamo a passeggio i cani (per ragioni di dieta devo limitare le cene), ho appreso che dal Liceo Scientifico “A. Tosi” di Busto Arsizio, nella classe del figlio, due ragazzi sono stati ammessi in prestigiosi Atenei statunitensi.
Due giovani, ancora prima della maturità, hanno pensato al loro futuro fuori dall’Italia e sono riusciti a trovare posto in uno dei contesti formativi più competitivi del pianeta. Non provo sconforto, come nemmeno i due ragazzi, ma invidia e orgoglio. Invidia perché, alla loro età, sugli stessi banchi (dubito siano cambiati negli ultimi 30 anni…forse hanno qualche rotella in più) io programmavo l’esame della patente ed i test di ammissione in Bocconi e Politecnico e mai avrei sognato l’America. Orgoglio perché la stessa istituzione che mi ha formato, nonostante i lamenti “Tafazziani” sullo stato dell’istruzione in Italia, forma oggi giovani che raggiungono vette ambite, e mancate, da molti studenti di tanti paesi.
I nostri giovani non sono in preda allo sconforto, ma sognano, anche più di quanto sognavamo noi e, soprattutto, più in grande. Qual è, allora, il vero problema? Mancano i giovani stranieri che sognano maestri, testimonianze e riferimenti in Italia. Su questo punto, sposo le tesi del mio Rettore. Anche nella seconda parte del suo editoriale si intravedono le barriere ad accogliere i sognatori senza confini, e non solo quelle di natura economica.
Governance medievale, azzeccagarbugli impaludati nel loro latinorum e poco avvezzi alle lingue del mondo, funzionari-opossum che si fingono morti aspettando che gli utenti si arrendano sfiniti, ma anche matusalemme caparbiamente attaccati al posto di guida e troppo orgogliosi (o presuntuosi) per chiedere indicazioni, rendono difficile realizzare gli Italici sogni dei giovani stranieri. Non dubito che qualche diplomato dall’India o dalla Cina o anche, perché no, di paesi più vicini, abbia in animo di seguire il suo futuro nella seconda economia manifatturiera d’Europa, nel Bel Paese, ma il triste risveglio si chiama burocrazia, riconoscimento del titolo di studio.
Come è possibile parlare di internazionalizzazione, di apertura quando vengono richieste cose come documenti, da presentare alle Rappresentanze diplomatico-consolari, corredati di traduzione ufficiale in lingua italiana, al fine di ottenere la legalizzazione, anche per documenti in Inglese? Non era una lingua dell’Unione Europea? Anche in quei luoghi che dovrebbero essere la finestra sul mondo del nostro paese, come gli Atenei, troppo spesso l’uso della lingua straniera diventa una persiana tristemente chiusa e l’Inglese, comune mezzo di comunicazione tra molti popoli, diventa una barriera insuperabile, che impedisce oggettivamente di accogliere giovani di altri paesi che inseguono i propri sogni.
Abbiamo cresciuto molto bene i nostri giovani, tanto che riescono a trovare testimonianze, riferimenti e maestri anche più lontano della portata degli archi dei loro genitori. Ma dobbiamo rendere le nostre testimonianze, i nostri riferimenti ed i nostri maestri visibili e raggiungiovanigibili anche dai giovani stranieri. Questa è la mela alla quale puntare, posta, come scherno e sfida, sulla testa di un giovane il cui nome conosciamo bene: Italia.

giohttps://www.varesenews.it/2023/02/i-giovani-hanno-bisogno-di-testimonianze-riferimenti-e-maestri/1551575/

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Pubblicato il 23 Febbraio 2023
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