Le aziende ospedaliere non comunicano le cartelle cliniche per non violare la privacy dei pazienti

Nell'era digitale e delle banche dati, spetta ancora al paziente raccogliere e presentare la propria cartella clinica a ogni ospedale a cui si rivolge. Il motivo sta nella legge che tutela la privacy. Il caso segnalato da un lettore

Generico 2018

Il servizio sanitario è nazionale ma diviso in tante aziende che non possono scambiare i dati. Le reti di cura sono percorsi di d’integrazione tra ospedali ma le regole della privacy e della burocrazia intralciano il cammino. 

Da anni sentiamo parlare di investimenti per le cartelle sanitarie digitali, una banca dati che custodisca la storia clinica di ciascun cittadino quando diventa paziente. Peccato che, a ogni prestazione, venga richiesto di firmare la privacy che ha un valore solo per l’azienda ospedaliera a cui viene concesso.

È questa, in sintesi, la storia che racconta un lettore che si è scontrato contro la burocrazia: 

Mi moglie, sta attendendo di essere ricoverata presso l’ospedale del Circolo di Varese per un problema oncologico abbastanza grave

Dopo aver eseguito 2 giorni fa la visita di pre ricovero, a causa di alcuni esami non chiari, ci hanno ricontattato nel pomeriggio, chiedendoci di presentarci nuovamente in ospedale del Circolo per delle spiegazioni, senza grandi delucidazioni sul perchè di tale necessità. 

Dopo aver digerito la naturale dose di apprensione derivante da tali fatti, senza un vero e proprio confronto con il medico che segue la pratica, un’infermiera ci ha dato un foglio informandoci che avremmo dovuto contattare l’ospedale di Busto Arsizio, presso cui mia moglie aveva fatto esami precedenti, richiedere l’email dell’ufficio esami istologici, inviare (sempre noi) la richiesta per avere reperti su cui sono stati eseguiti gli esami, concordare data e orario di ritiro dopodichè, invece di corriere inter-ospedale, avremmo dovuto trasportarli all’ospedale di Varese ed attendere le ulteriori valutazioni per poi procedere a intervento. 

Ora se questa è l’organizzazione della sanità lombarda che fa si che 2 ospedali non possano comunicare tra loro, e richiedersi  i vari documenti/materiali per procedere alle cure dei cittadini (alla faccia anche della digitalizzazione), mi chiedo quale sia la logica sta dietro a tali inefficienze, e perchè alla fine siano sempre scaricate sulle spalle degli utenti finali.

Il problema, spiega l’azienda ospedaliera varesina è proprio la privacy: le regole impongono che non ci si possa scambiare informazioni senza violare quel diritto.

La domanda che sorge è perchè un sistema sanitario nazionale non possa prevedere un modello integrato di tutela della privacy nei percorsi di cura. Esistono eccezioni, ma sono legate a casi di estrema urgenza e necessità o per impedimento reale di prestare ulteriormente il consenso.
A livello sanitario ci si potrebbe aspettare un rispetto della privacy deontologicamente garantito dalla professione medica. Ma probabilmente il legislatore la pensa diversamente, con buona pace del paziente.

di
Pubblicato il 07 Febbraio 2023
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