Per l’incendio doloso alla Eco-Seib di Arcisate danni per 450 mila euro, l’imputato: “Non sono stato io”
Il giovane ha parlato in aula: venne arrestato dai carabinieri dopo un inseguimento alla fine di indagini sull'incendio avvenuto il 27 marzo 2022. La telefonata intercettata: “Ho fatto stupidaggini ad Arcisate…”

È sera, verso le dieci, domenica 27 marzo 2022: abiti scuri e cappuccio bianco, prima la telecamera lo inquadra, poi, pochi minuti dopo, la stessa camera lo riprende mentre scappa con una tanica in mano. Siamo ad Arcisate e quella notte andarono a fuoco 10 automezzi della Eco-Seib, con gravi danni alla struttura che si occupa del trattamento rifiuti. Per questo episodio è a processo un giovane di 23 anni arrestato nel corso di un inseguimento successivo a quella sera ma trattenuto in custodia cautelare in virtù di indagini in corso proprio sull’incendio eseguite dal nucleo operativo radiomobile di Varese e dai carabinieri di Arcisate.
Nell’udienza di questa mattina in tribunale a Varese sono stati ascoltati i carabinieri che hanno eseguito le indagini partite in una prima battuta dalla verifica delle immagini di video sorveglianza di una ditta vicina oltre che dall’analisi dei tabulati telefonici, poi, in seconda battuta e coordinati dalla procura sono stati verificati anche gli spostamenti dell’indagato con l’ausilio di gps.
Nell’udienza è stato ricostruito anche il tentativo di fermo dell’imputato e la successiva resistenza finita con la fuga e il successivo arresto dopo un incidente e il nuovo tentativo di fuga durata in tutto attorno ai 500 metri. L’imputato ha reso spontanee dichiarazioni: «Quella sera in cui venni fermato sono scappato perché non avevo capito che erano carabinieri: ho visto persone in borghese con pistole in mano e sono scappato. E in merito all’incendio non avevo alcun risentimento: sono stato licenziato dalla ditta andata in fiamme, ma il titolare mi ha fatto solo un favore a lasciarmi a casa». Tuttavia l’imputato oltre alle spontanee dichiarazioni si è sottoposto all’esame e ha dato risposte piuttosto elusive rispetto ad una intercettazione telefonica in cui egli stesso faceva riferimento “a quelle minchiate fatte ad Arcisate…”, di cui il legale di parte civile e lo stesso giudice gli hanno chiesto conto: “Mi riferivo a fatti di alcuni anni prima”.
Nell’incendio il capannone, come affermato in aula dal proprietario, «ha subito gravi danni, parliamo di 450 mila euro e abbiamo problemi con l’assicurazione dal momento che l’incendio è risultato doloso». Prossima udienza a marzo.
Incendio in un’azienda di Arcisate, fiamme spente dai Vigili del Fuoco
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