Primarie PD, la mozione Bonaccini “Per un approccio civico del Pd: concreto, non elitario”

Intervista con Andrea Civati, coordinatore in provincia della mozione "Energia Popolare"

andrea civati

Domenica 26 febbraio si vota, in tutta Italia e in più di 150 seggi in provincia di Varese, per le primarie del PD. La scelta, per chi vorrà andare a votare – si ricorda che in questa fase sono chiamati tutti gli interessati a farlo, senza obbligo di iscrizione al partito – è tra Stefano Bonaccini e Elly Schlein.

In provincia, il coordinatore della mozione “Energia Popolare”, quella che sostiene Bonaccini, è Andrea Civati: assessore alla Rigenerazione Urbana, alla Mobilità e alle Infrastrutture del Comune di Varese per il secondo mandato amministrativo, classe 1986, alle ultime elezioni comunali è stato capolista del Partito democratico a cui è iscritto sin dalla sua fondazione, nel 2007. A lui abbiamo posto alcune domande su come sta andando il processo di elezione del segretario del PD in provincia, visto dalla parte dei sostenitori del presidente dell’Emilia Romagna.

Come è andata questa prima fase di votazione, che ha visto in pareggio i due contendenti?
«Per noi è comunque un buon risultato, in ogni caso in linea con quelli della Lombardia. E’ stato un bel lavoro raggiungere le varie sezioni della provincia, una attività che dovremmo abituarci a fare con molta più frequenza e costanza, interrogando e confrontandoci con gli iscritti sulle scelte fondamentali, e magari trovando il modo di farlo anche con chi è solo elettore. Per esempio, sul tema del sostegno ai governi: un confronto con la base avrebbe magari permesso scelte più ponderate. La mia sensazione è che ci sia un grande capitale di contatti con le nostre realtà che oggi è un po’ frustrato e che andrà colto con l’arrivo della nuova segreteria. Però riflettendo sulle potenzialità di questo patrimonio che è il PD, dobbiamo senza dubbio ammettere che è l’ultimo partito realmente radicato nel territorio. Nessun’altra formazione ha una presenza fisica nelle comunità come il PD, ed è a partire dalla presenza anche fisica che bisogna ricominciare nell’iniziativa. Dobbiamo partire da quello che di più e meglio abbiamo rispetto agli altri, e la presenza fisica è una di queste cose».

Tra i due comitati c’è stato un sostanziale pareggio. Significa che anche tra gli iscritti il dibattito sul futuro del PD è serrato?
«E’ un dibattito. Ma non mi piace l’espressione “PD Spaccato”, perchè parla di una ferita che non c’è. Questo confronto non è una ferita, è un valore: non mi stancherò mai di dire che mi piace stare in un partito dove c’è questo dibattito, che però non crea fratture o abbandoni.  Chi lavora nel PD lo fa aldilà del leader di turno. Infatti chiunque di noi vinca, lo so già, coinvolgerà l’altro. La Lega invece ha risolto il suo dibattito facendo diventare ministri i due contendenti e poi mettendo a tacere tutto: a me sembra che il nostro sia un dialogo decisamente più aperto».

Si aspettava il risultato in provincia?
«Sì, nel senso che non mi stupisce ci sia stata una competizione vera. Era una cosa che si percepiva. Negli ultimi congressi PD, nonostante i problemi che già c’erano, non c’è mai stata una discussione cosi franca come ora. Ma anche questo lo vedo come un valore e un vantaggio: se c’è una cosa che tutti gli iscritti in questi giorni ci hanno chiesto è “mai piu problemi sotto il tappeto”. E anche la lealtà tra i due candidati è importante: sono chiari nelle loro differenze ma sono stati leali nel comportamento».

Quali sono i punti fondanti della mozione Bonaccini?
«Il primo è il metodo, che è di contatto con la società e le persone: un approccio un po’ diverso ai problemi. Noi lo sintetizziamo con la frase “Energia popolare”: un Pd che torna a confrontarsi nei luoghi dove c’è la vita e la società italiana, senza nascondersi, anche se spesso potremmo non essere accolti benissimo. Non dobbiamo avere paura del confronto e delle eventuali critiche. Nella mia esperienza quotidiana di amministratore so bene la differenza tra fare le cose sulla carta, non confrontarsi e prendere decisioni e invece confrontarsi con i cittadini per trovare una soluzione compatibile con le esigenze della città, ma anche con i valori che ci muovono. Il PD in questi ultimi anni ha preso decisioni con l’intento illusorio di voler accontentare tutti: bisogna invece ascoltare tutti ma per poi prendere decisioni proprie, limpide e trasparenti. Bonaccini parla spesso di quando è andato a Mirafiori: era evidentemente esposto a critiche, se lo aspettava, ma andarci lo stesso significa farsi carico di una fase di contatto, di ascolto che è fondamentale. Questo è un metodo che è diverso da una visione elitaria e ideologica della sinistra italiana. Con questo termine, “popolare”, vorrei quindi esprimere il giusto compromesso tra il populismo della destra e l’atteggiamento elitario della sinistra»

Cosa ha bisogno il PD in questo momento?
«Come ho già anticipato di ascolto, e di un ritorno al confronto popolare. Ha bisogno, quindi, di un approccio civico, di fare come si fa nel 70 per cento dei comuni amministrati dai sindaci di centro sinistra: un approccio concreto, non ideologico, l’attività amministrativa come concretizzazione dei valori in cui crediamo. L’atteggiamento civico del PD vuol dire anche questo: fare come quelli che già amministrano le città, che hanno un’idea e la rendono concreta. Un metodo che gode di un sostegno incredibile a livello locale di queste realtà, ma che non viene tradotto a livello nazionale. Questo patrimonio di competenze fornito dagli amministratori del centro sinistra dovrebbe essere tenuto in maggior considerazione».

Cosa dite a chi NON è iscritto al PD in questo momento ma simpatizza e vuole partecipare?
«Il PD è l’unico presidio importante di proposta politica del centrosinistra, rispetto a un “centrodestra” assorbito dalla Meloni che ormai ha fatto diventare la coalizione di “destra-destra-centro”. Il lavoro che stiamo facendo cerca di dare una reale alternativa. C’è stato chi ha detto che dovremmo attaccare di più le destre per essere credibili ed efficienti, abbiamo però già visto con Berlusconi cosa significhi, senza una proposta alternativa: non è stato vincente. La critica dobbiamo farla considerando però che ormai la destra prende il 45% dei consensi: il che significa che noi ci rivolgiamo anche a chi li ha votati e non possiamo limitarci a dire che sono brutti e cattivi, non è corretto. Han votato cosi perchè stanno male, e hanno trovato più credibile, per uscire dal disagio, la loro proposta della nostra. Il nostro lavoro quindi non è demonizzare l’avversario, ma conquistare gli elettori con le nostre proposte. Se volete creare in questo modo un’alternativa vera a questa Destra Destra Centro, venite domenica a votare Bonaccini».

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 22 Febbraio 2023
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