Superbonus: ho un credito di 135mila euro ma né le banche né le imprese lo vogliono

La famiglia Bianchi ha aperto una pratica per il Superbonus la primavera scorsa ma con il cambio in corsa delle regole non riesce a cedere il credito

Fisco e Tasse

La famiglia Bianchi è una delle tante in Italia che dopo aver iniziato la riqualificazione della propria casa con il Superbonus 110%, seguendo in modo diligente tutte le regole stabilite dal legislatore, si ritrova ora con un credito incagliato. Nel caso in questione si parla di 135mila euro.

ANTICIPARE IL PRIMO SAL
Tutto comincia nel gennaio del 2022 quando Alessio e sua moglie decidono di acquistare una casa e di iniziare i lavori di riqualificazione. La loro idea è quella di anticipare il primo Stato di avanzamento dei lavori (Sal)* e poi cedere il credito a una banca e con i soldi restituiti completare il secondo e terzo Sal entro la fine di dicembre 2022.

LA PRATICA CARICATA E RIFIUTATA
Dopo aver aperto a maggio una pratica per la cessione del credito a una banca in una importante società di servizi e consulenza, la famiglia Bianchi si è vista cambiare il quadro normativo sotto gli occhi, ritrovandosi con un credito incagliato di 135mila euro. A nulla sono servite le richieste di chiarimento alla banca che, pur avendo la pratica caricata nel suo sistema nei tempi previsti, ha deciso di non accettarla. «Se l’avessi saputo prima – sottolinea Alessio – mi sarei rivolto ad un altro istituto di credito. Non capisco perché mi hanno consentito di caricare la pratica per poi rifiutarla».

NESSUNO SI PRENDE IL RISCHIO
In una fase di grande incertezza del diritto, tipica di questo Paese, è chiaro che nessuno si prende più rischi, tantomeno le banche. E non stiamo parlando di piccoli istituti di credito, ma di banche di sistema. Oltre al danno, però, c’è anche la beffa. Mentre Governo, banche e associazioni di categoria stanno discutendo sul da farsi per rimettere in moto la cessione dei crediti generati dal superbonus, la famiglia Bianchi si ritrova con una scadenza di termini non sostenibile. «Noi che abbiamo anticipato due dei tre Sal – spiega Alessio – dobbiamo chiudere i lavori entro il 31 marzo, pena la perdita del bonus, senza avere i soldi per completare i lavori di ristrutturazione della casa, e, come se non bastasse, dobbiamo cedere il credito dei due Sal maturati nel 2022 entro il 31 marzo, pena la perdita della prima di quattro annualità».

L’APPELLO ALLE IMPRESE DELLA ZONA
Il 31 marzo è un termine troppo breve che non rappresenta certo una soluzione adeguata al problema. È chiaro che il nuovo Governo sta prendendo tempo, perché da questa vicenda, in parte ereditata da chi l’ha preceduto (e il riferimento non è solo al Governo Draghi), ha tutto da perdere in termini di consenso.
Nel frattempo la famiglia Bianchi, che di tempo da perdere non ne ha, si è rivolta direttamente ad alcune imprese della zona – senza ottenere per il momento risposta – proponendo lo scambio di crediti fiscali per ottenere liquidità con un tasso da concordare «Stiamo parlando – conclude Alessio – di importi cedibili, asseverati e con visto di conformità pronto per indicare il cessionario, che vanno dai 1.000 ai 35.000 euro recuperabili in 4 anni. In quanto primo cessionario e impresa il credito può essere usato per i pagamenti con F24».

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  • Lo stato di avanzamento dei lavori  è un documento redatto dal direttore dei lavori che attesta l’esecuzione delle opere realizzate e il pagamento delle rate di acconto e rappresenta un elemento fondamentale per ottenere le detrazioni del Superbonus, nella forma di cessione del credito o sconto in fattura

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 24 Febbraio 2023
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Commenti

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  1. massimiliano_buzzi
    Scritto da massimiliano_buzzi

    un mio cliente è fallito con svariate centinaia di miglia di euro di crediti nel cassetto fiscale.

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