A Filmstudio ’90 arriva il film thriller “Diario di spezie”

Intervista al regista Massimo Donati, che ha scritto il film insieme al varesino Alessandro Leone. Le proiezioni in programma sabato 1 e domenica 2 aprile

In sala il film thriller "Diario di spezie"

Arriva a Varese “Diario di spezie” il nuovo film di Massimo Donati, scritto insieme al varesino Alessandro Leone, entrambi molto legati all’associazione Filmstudio ’90, che hanno già collaborato con successo in passato per il documentario Fuoriscena, menzione speciale ai Nastri d’argento del 2014. «Io sono di Milano ma sono molto legato a Varese per le amiche e gli amici che ho sempre avuto da queste parti, ma anche per via del mio affetto e sostegno a FilmStudio ’90 che è nell’ambito del cinema è una realtà di livello nazionale svolge un ruolo insostituibile per la diffusione della bellezza e della cultura del cinema – spiega proprio il regista -. Proprio a FilmStudio 90 sabato 1 e domenica 2 aprile portiamo “Diario di spezie”. Il film è in contemporanea in diverse sale cinematografiche in Italia, da Roma a Palermo, a Foggia, a Padova, ed è programmato in diversi paesi anche all’estero. Speriamo di poter a poco a poco portare il film un po’ ovunque e il più possibile in giro».

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In sala il film thriller “Diario di spezie” 4 di 9

Diario di Spezie è un thriller che racconta racconta la storia di Luca, un cuoco ed esperto di spezie, e di Andreas, noto restauratore di opere fiamminghe. L’incontro tra i due, porta il cuoco a riflettere sulla sua carriera e a credere che finalmente sia giunto il momento per cambiare vita. Fino a quel momento il ragazzo ha lavorato in un piccolo ristorante di provincia, che gli ha permesso di avere uno stipendio e di condurre un’esistenza pacata, ma questo impiego non gli ha dato la possibilità di evolvere professionalmente. Convinto che sia ora di cambiare, Luca abbandona il suo vecchio lavoro per seguire Andreas, ma ignora che quest’ultimo nasconda grandi segreti e un passato oscuro.

La regia è di Massimo Donati ed è interpretato da Lorenzo Richelmy, Fabrizio Rongione, Eric Godon, Galatéa Bellugi, Fabrizio Ferracane. Il film è tratto dal romanzo già scritto e pubblicato dallo stesso regista. «Il romanzo è stato scritto a partire da un mio racconto cinematografico che vinse il Premio Solinas Giallo Nero nel 2006, da lì l’incoraggiamento di una giuria di scrittori e di cineasti ad andare nella direzione di un’opera completa. Ma in quel momento era davvero impensabile realizzare un film complesso come Diario di spezie. Avevo scritto altro, racconti e sceneggiature per altri, e da tempo volevo misurarmi con una prova letteraria. La storia è nata già con le immagini. Ma poi ho fatto la scelta di scrivere un romanzo di genere, ma con una scrittura anche molto particolare, molto scelta, molto voluta che ha richiesto anche diversi anni per trovare una forma più soddisfacente. E questo poi è stato un punto di forza per arrivare alla pubblicazione con Mondadori, e poi successivamente per convincere il produttore di Diario di Spezie, Davide Tovi di Master Five Cinematografica a credere e investire tempo e risorse per realizzare questo film in tanti aspetti diverso dalle opere cinematografiche italiane di oggi».

L’opera prima è sempre emozionante, ma tu hai già un passato da documentarista. Quali differenze hai trovato come modalità operativa e coinvolgimento personale?
«Come ho detto anche di recente, l’opera di finzione è stato un tuffo dal trampolino per me. A un certo punto sei sul set e devi girare. Devi dirigere gli attori dire a tutti cosa devono fare, dove mettere ma macchina da presa. O lo sai fare o tutto va male. Non ci sono prove d’appello. Non c’è il tempo. E quindi sì, è emozionante. Il mio passato da documentarista è stato fondamentale perché nei documentari di creazione come quelli che abbiamo fatto insieme io e Alessandro Leone l’elemento della creatività in particolare visiva ha ruolo fondante. Detto questo le differenze operative e pratiche nel momento in cui giri un documentario e quando realizzi un film di finzione sono gigantesche, sono due partite molto diverse: nel documentario la leggerezza, il fatto di avere delle truope che non siano ingombranti e invasive è stato sempre un elemento fondamentale per rispettare la realtà in cui andavamo ad operare. Al contrario specularmente la dimensione del cinema di finzione è comunque di grandi numeri e richiede una macchina molto organizzata che va addirittura a sovrascrivere in quasi ogni aspetto la realtà. La reinventa.L ’artificio la fa da padrone, a partire dalla recitazione che nell’artificio realistico costruisce il reale. Io tendo ad avere delle sceneggiature che sono pressoché blindate e devo dire che in questa produzione è stato fondamentale perché con tante location in Italia, Belgio e Germania e tante diverse scene non era possibile andare di improvvisazione».

In sala il film thriller "Diario di spezie"
Nella foto il regista Massimo Donati

Che distribuzione avrà il film?
«Il film ti sta muovendo attraverso una distribuzione indipendente: la casa di produzione Master Five Cinematografica per l’occasione ha messo in piedi un reparto specializzato che sta seguendo il film e lo sta portando in molte città e centri d’Italia, mentre la società True Colors segue la distribuzione all’estero. Con la convinzione che quando credi in un progetto che è diverso, che è fuori dalla media, che è sorprendente per le sue caratteristiche sia realizzative che di concept bisogna fare il possibile per sostenerlo e farlo vedere e farlo conoscere nell’interesse di tutti, in particolare del pubblico che merita di accedere a una varietà eterogenea di proposte culturali».

Alessandro Leone è cosceneggiatore, una sodalizio che prosegue da anni.
«Alessandro Leone è stato fondamentale nella realizzazione di questo film. Io ero il portatore di questa storia ma mi ha affiancato e coadiuvato suggerendo un numero infinito di soluzioni e possibilità che sono andate a completare la struttura del film in particolare nella direzione di una sintesi perché nella realizzazione del film è chiaro che a partire da un romanzo di 340 pagine siamo arrivati a un film di 95 minuti che doveva mantenere la stessa atmosfera la stessa struttura del plot ma allo stesso tempo portare dei radicali cambiamenti per poter far sintesi: nel caso di un film la relazione col tempo, col ritmo e col piacere del pubblico nella fruizione sono elementi imprescindibili.
Il sodalizio con Alessandro è per me molto importante Innanzitutto perché il nostro rapporto di amicizia è forte e ormai antico anche se ci siamo conosciuti comunque da adulti. In questo caso faccio io la regia e lui mi ha affiancato per la sceneggiatura ma in altri casi è lui ad essere autonomamente regista. Come nel caso di “Storia di Pietre”, dove io l’ho aiutato facendo un lavoro di feedback e revisione, anche in montaggio e quindi un lavoro diciamo più produttivo che di diretta creazione. Il nostro è un tipo di rapporto professionale a geometria variabile che dipende dal progetto e va molto bene così».

Quali sono i prossimi progetti?
«Per quanto riguarda i nuovi progetti fino a quando non si entra in una fase produttiva non amo parlarne nel dettaglio, perché poi la velocità con un si procede dipende da molti fattori che non dipendono da me. Io e Alessandro abbiamo molti progetti sul tavolo alcuni più di carattere documentaristico altri più nella direzione della finzione.
Nel mio caso specifico, muovendomi tra letteratura, teatro e cinema vivo una molteplicità di situazioni creative e questo per me è molto gradevole, è una bella sensazione di libertà tra linguaggi diversi che hanno problematiche specifiche ma che si nutrono gli uni degli altri».

Manuel Sgarella
manuel.sgarella@varesenews.it

 

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Pubblicato il 29 Marzo 2023
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