Edoardo, il “cazzaro saggio” di Masterchef che vuole aprire la sua cucina a tutto il mondo

Le prime parole da vincitore dopo la fine di Masterchef del ventiseienne varesino mostrano un'anima che va molto più in là di un semplice, anche se divertente, "dajeeeee"

Edoardo e la finale di Masterchef 12

Ha preso ispirazione per il suo menu da Keith Haring e dal suo murales civile a Pisa, un piatto di quelli che l’ha portato alla vittoria l’ha pensato perchè “volevo portare il kebab in tv”, sulla sua vita “da emigrante” ha precisato: «Io ho la fortuna di avere una famiglia che sta bene, non ho problemi. Ma è proprio in un contesto come questo che ti dici: qual è il mio ruolo? qual è il mio posto nel mondo? Ho provato a mettermi da un altro lato, da un altro punto di vista, per poterlo capire».

La prima uscita pubblica da vincitore di Masterchef Edoardo Franco l’ha fatta al cospetto di 40 giornalisti da tutta Italia riuniti su zoom per tempestarlo di domande: e colui che ne è entrato da “simpatico cazzaro” da quell’incontro ne è uscito da giovane saggio, per la sua capacità di mescolare il suo linguaggio semplice e “grezzone” con risposte di spessore.

A chi gli ha chiesto se ricordava il momento preciso in cui hai pensato di partecipare a Masterchef, Edoardo risponde: «Lo ricordo si: ero in balcone da un mio amico, era marzo o aprile. Mentre stavamo facendo una grigliata mi aveva raccontato che un nostro conoscente si era iscritto, e mi ha chiesto: “ma perché non ti iscrivi anche tu?” Io gli ho risposto ”Se digiti tu a computer, io ti detto le frasi e mi iscrivo”. Non avevo voglia di stare a compilare tutto…Lui ha detto “va bene” ed eccomi qui».

A chi invece gli dice che è entrato da casinista e ne è uscito da esperto, Edoardo precisa: «Io sono apparso all’inizio così, ma in realtà ero già centrato. Come tipo sono un caso umano, lo vedete: sapevo che potevo essere tranquillamente buttato fuori, e quella è stata la mia forza. Mi sono detto “gioca sporco, illudili che fai schifo” e così ho fatto. E questo è anche il mio modo di vedere la mia vita con le persone, è stata quella la mia attitudine per tutto il percorso di Masterchef».

Un percorso che l’ha portato a diventare vincitore del cooking show più famoso d’Italia, ma che Edoardo sa bene sarà ancora molto lungo: «Prima di chiedermi cosa farò e dove lavorerò, datemi il tempo di imparare ancora, perché la strada è lunga per avere un locale – ha spiegato a chi gli faceva domande sul futuro professionale – Io faccio bene i piatti, so cucinare, però non so gestire un locale: questa è una cosa completamente diversa, tutta da imparare. Poi non ho ancora abbastanza autodisciplina, ci devo continuare a lavorare. E poi devo studiare: ho vinto il corso da Alma, e aggiungendo un po’ di cultura generale sulle altre cucine dovrei essere a posto. Poi magari, mi piacerebbe fare uno stage in uno stellato, li si imparano sul campo molte cose. Ma quello non adesso, prima devo studiare».

Educazione, cultura, coscienza socratica del limite: per essere il concorrente che si ricorda per il “Dajeeeeee“, non è poca roba.  Come quando spiega la filosofia che c’è dietro un menu ispirato dal murale sociale di Keith Haring dal titolo “Tutto mondo”: «Tutto Mondo significa che nel mio ristorante sono tutti benvenuti: che tu sia musulmano, sudamericano, puoi essere e fare quello che cavolo vuoi ma devi venire a mangiare da me, e quando vieni devi sentirti a casa – spiega Edoardo – Tutti a casa mia devono sentirsi cosi. “Tutto mondo” E’ rispetto delle culture, divulgazione di quello che è il mondo, e amore: come quello degli omini che si abbracciano in quel murale».

Il prossimo passo con Varesenews sarà una intervista più “varesina” che racconta il suo “dietro le quinte” dalla città al grande show: ma già le prime parole di Edoardo, oggi il più famoso varesino d’Italia, promettono davvero bene.

Stefania Radman
stefania.radman@varesenews.it

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Pubblicato il 03 Marzo 2023
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