Gianfranco Rebora, l’economista che legge Flaubert per capire il cambiamento

Il professore emerito di Organizzazione e gestione delle risorse umane ha donato alla biblioteca della Liuc di Castellanza duemila volumi

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La bellezza di fare il lavoro di giornalista è la scoperta, spesso senza segnali di preavviso, – questo è il bello – di storie, esistenze e percorsi in grado di elevarsi dal rumore di sottofondo che contraddistingue la narrazione del presente e per questo in grado di indicare una direzione.
Mercoledì sera alla biblioteca “Mario Rostoni” dell’università Liuc di Castellanza si è svolto un incontro dal titolo “Storie di management: la biblioteca professionale di Gianfranco Rebora”. 
L’economista, già rettore dell’ateneo di Castellanza dal 2001 al 2007 e professore emerito di Organizzazione e gestione delle risorse umane, l’estate scorsa ha donato alla biblioteca duemila volumi. Un gesto concreto e simbolico allo stesso tempo che ha alimentato una tavola rotonda sul tema dell’importanza della interdisciplinarietà nella formazione e nella ricerca universitaria, senza mai sconfinare in una narrazione da “Libro cuore” o nel puro amarcord.

Rebora ha confermato una caratteristica evidenziata dai relatori: la sua capacità di dare risposte spiazzanti, con poche e meditate parole. 
Alla domanda del rettore della Liuc, Federico Visconti, su quale fosse il rapporto tra studio e didattica nella sua esperienza di professore, Rebora ha risposto: «In passato ho avuto un po’ di difficoltà anche per ragioni di carattere. L’insegnamento mi piace più adesso. Il punto è concretizzare, trovare dei punti di contatto con la realtà. Una lezione troppo astratta non va bene, c’è molto da fare in questo senso perché oggi tutto lo stimolo è verso la ricerca».

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da sinistra: Laura Ballestra, direttrice biblioteca “Mario Rostoni”, Federico Visconti, rettore Liuc, Gianfranco Rebora, professore emerito Liuc, Renato Ruffini, professore Università Statale di Milano, Eliana Minelli, professore associato Liuc

Sulla generazione “Zeta”, spesso descritta come distratta e smartphone dipendente, alla ricerca di facili ricette piuttosto che di strumenti per affinare il senso critico, il professore ha detto: «Tra i ventenni di oggi e quelli di ieri non trovo un’enorme differenza. Io li vedo sempre molto attenti. Con loro riesco a discutere di cose e aspetti molto più ampi rispetto alla disciplina che insegno».

Rebora per l’occasione ha portato con sé tre libri. Non sono titoli famosi ma, pur essendo legati all’esperienza soggettiva del docente, riconducono tutti alla contemporaneità. Il primo è un manuale americano, una guida al modern management datata 1954. Come dire: i temi di cui si discute oggi, c’erano già allora. Il secondo volume, dal sapore affettivo, è legato al suo arrivo alla Liuc di Castellanza a metà degli anni ‘90. Si tratta della pubblicazione di una tesi di laurea “La Regione siciliana letta attraverso il suo bilancio” che diede vita nell’isola a una rappresentazione pubblica sotto forma di processo all’istituzione. Il terzo è una raccolta di interventi di autori vari, pubblicata nel 1978, sulla crisi contemporanea. Cosa di più attuale nell’epoca dei cigni neri?

Infine, a proposito di interdisciplinarietà, Rebora ha detto di avere da poco riletto “L’educazione sentimentale” di Gustave Flaubert. Un altro invito a spingere la conoscenza oltre i confini della singola disciplina, se si vuole capire il cambiamento. In un articolo pubblicato sul numero di gennaio-febbraio della rivista scientifica “Sviluppo & organizzazione” Rebora scrive: «Accogliere questa lezione oggi significa praticare un vero pluralismo di pensiero, quale si manifesta in tanti modi: per esempio, nello sforzo di decifrare segnali insiti nel “rumore” di eventi imprevisti, nella tensione a mascherare strumentalità e opportunismo dello storytelling dilagante, nell’attenzione verso una pluralità di voci e di narrazioni, nel seguire alla fine l’esempio di Ulisse quando non rinuncia ad ascoltare il canto delle sirene, garantendosi però di mantenere la propria autonomia di scelta e di azione».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

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Pubblicato il 16 Marzo 2023
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