I ragazzi di Busto scoprono la figura di Aladar Habermann, il medico che salvò i perseguitati
Esule dall'Ungheria, una volta in Italia attivò una rete clandestina di protezione per ebrei e oppositori del nazifascismo: gli studenti delle medie Crespi hanno incontrato la figlia Anna

I ragazzi delle scuole di Busto Arsizio incontrano Anna Maria Hábermann e scoprono la figura di Aladár Hábermann, il medico ebreo, esule dall’Ungheria, che attivò una rete di soccorso per i perseguitati dal nazifascismo.
L’incontro, promosso dall’istituto Ezio Crespi, si è svolto nella mattina di mercoledì 15 marzo ai Molini Marzoli e ha coinvolto i ragazzi delle terze medie delle scuole della zona Nord del centro città.
Aladár Hábermann (detto Aldo) è stato un medico ungherese che abitava in città. Nato nel 1904 a Csátalja, il dottor Hábermann era ebreo, ma, benché convertito, fu perseguitato dalle leggi razziali. Salvò decine di persone ricercate dai nazifascisti, come scriveva la figlia Anna Maria Hábermann: “Nello stesso periodo in cui la sua famiglia veniva perseguitata in Ungheria e poi sterminata dai nazisti, mio padre – coadiuvato validamente dalla moglie Rosa e dal fratello di lei, Mario De Molli – aveva costituito in Italia una rete clandestina di “salvatori di vite”, riuscendo a sottrarre alle persecuzioni nazifasciste più di 50 fra partigiani e perseguitati politici, e parecchi ebrei, sia italiani che stranieri. Grazie a questi meriti civili egli ricevette l’agognata cittadinanza italiana dal presidente Einaudi nel 1951, epoca in cui non era facile per uno straniero divenire italiano”.

Il dottore ungherese si attivò direttamente per salvare persone arrestate e destinate alla deportazione, ma a Busto contribuì anche – con medicine, cure e donazioni in denaro – all’assistenza dei perseguitati che venivano accolti dai Frati Minori, come testimoniò nel Dopoguerra padre Francesco Bianchi, in una delle tante deposizioni a sostegno di Hábermann.
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