In Valceresio le “nuove leve“ della speleologia raccolgono il testimone

Anche grazie all'impegno di tre giovani riprendono le esplorazioni nelle cavità del monte Minisfreddo. La passione per una sfida che unisce

Generico 20 Mar 2023

Più di trent’anni fa gli speleologi della Valceresio stavano già operando con grande impegno, passione e assiduità, concentrando i loro sforzi sulle aree carsiche dei monti Monarco, Rho e Minisfreddo, un grande lavoro che in seguito ha consentito di localizzare e mappare oltre 70 cavità naturali e una quarantina di risorgenze carsiche. Non fu cosa facile, si trattava difatti di raggiungere a piedi le zone sommitali camminando per ore e trasportando pesanti zaini con le attrezzature necessarie alle esplorazioni sotterranee, operazioni che si ripetevano ogni fine settimana e che hanno richiesto anni di dedizione.

Durante gli inverni, allora ben più nevosi, le escursioni erano finalizzate al reperimento degli ingressi ormai sepolti dalla copertura detritica superficiale, percorrendo faticosamente ampi settori montani per localizzare i punti “sospetti”, ovvero buchi di scioglimento della neve, fenomeno riconducibile all’aria più calda che, risalendo dalle profondità delle grotte, fuoriesce filtrando dal terreno. Si procede quindi allo scavo, rimuovendo terra e sassi fino a intercettare la fessura dalla quale proviene il flusso d’aria e oltre la quale, se si è abbastanza fortunati, si inizia ad esplorare una nuova cavità.

Ed è quello che è successo in molti casi anche sui monti della Valceresio, dove gli speleologi a partire dagli anni ‘80 hanno collezionato tante belle soddisfazioni, anche se purtroppo in molti casi i lavori non sono mai giunti al capolinea e la necessità di reperire nuove forze ne ha determinato necessariamente la sospensione. Con l’avvento del nuovo millennio quei giovani ed intrepidi esploratori si sono poi trasformati in padri di famiglia dediti a tutt’altro fuorchè alle grotte, abbandonando le escursioni speleologiche per seguire i figli e la routine familiare. C’è voluto un intero cambio generazionale per richiamare l’attenzione alle grotte della Valceresio, per fortuna ora, a distanza di vari decenni, nuovi esploratori del sottosuolo stanno riscoprendo questi luoghi seguendo i racconti, le testimonianze e le documentazioni prodotte da coloro che ne furono i protagonisti. Sono varie le grotte che a tutt’oggi ancora non sono state interamente esplorate, rimangono molte zone dove occorre intervenire con scavi e allargamenti per tentare di seguire il flusso dell’aria e l’andamento dei cunicoli che scendono in profondità, ma gli ingressi si trovano spesso in luoghi davvero impervi e difficilmente localizzabili se non accompagnati direttamente da qualcuno dei suoi scopritori.

In una di queste grotte ubicate sul monte Minisfreddo e che raggiunge la profondità di oltre 70 metri, recentemente sono riprese le esplorazioni alla ricerca di un passaggio verso zone più profonde, e a suffragio di tale ipotesi le inconfondibili forme di erosione della roccia causate dal continuo e massiccio scorrimento di acque, fenomeno risalente ad alcune migliaia di anni fa con la fusione di enormi masse di ghiaccio coincidente col termine delle glaciazioni.

Sono proprio le “ultime leve”, ovvero i ragazzi che hanno frequentato da un anno il corso di introduzione alla speleologia, a prendere seriamente in considerazione queste grotte, quindi la squadra fissa composta da Fabio Falzone, Luca Cirea e Roberto Testa ha dato il via ad una serie di uscite, coinvolgendo ogni volta anche altri associati. Un ingresso di ridotte dimensioni e seminascosto nel bosco, lontano da sentieri e da punti di passaggio abituale, oltre il quale parte una piccola forra, una galleria che scende in forte pendenza da affrontare con l’utilizzo di corde, poi una serie di pozzetti, sale e gallerie che consentono di guadagnare profondità. Un percorso tuttavia non semplice, occorre superare alcune strettoie particolarmente selettive che richiedono sforzi mentali e fisici, soprattutto nel trasporto dei sacchi contenenti le attrezzature necessarie alle esplorazioni. Giunte nell’area di fondo gli speleologi si stanno impegnando con tenacia per forzare le strettoie che hanno visto, molto tempo fa, gli scopritori della grotta accanirsi negli scavi per poi rinunciare, sconfitti nel lungo e faticoso “braccio di ferro” con la natura. Quando si è giovani, motivati, pieni di energie e determinati a farcela, non esistono barriere e il Gruppo Speleologico Prealpino si avvale soprattutto di questi validi elementi che stanno dimostrando capacità e grande passione. Molto probabilmente tutta questa costanza e determinazione porteranno dei risultati interessanti, magari non nell’immediato, ma con l’arrivo della bella stagione in quelle zone verranno programmate anche escursioni di due o più giorni allestendo un campo base esterno, quindi è prevista la partecipazione di più persone, occasione per condividere la passione comune per le grotte, le esplorazioni, l’avventura, la convivialità e soprattutto il divertimento.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 20 Marzo 2023
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