Quattordicenne accusato di rapina ed estorsione col telefono dello zio: l’uomo rischia 8 anni di carcere

Una vicenda incredibile che vede protagonisti nel 2020 due minori oltre all’adulto, accusato di essere l’ispiratore dei fatti. L’uomo “scagionato“ in aula dal nipote: “Lui non centra niente, i messaggi inviati dal suo telefono mentre dormiva”

cellulare

È il buio che viene presto a dicembre, oltre alle mascherine, e ai cappucci, ad aiutare due ragazzi che arrivano veloci in una stradina appena fuori dal centro di Besozzo per aggredire la vittima, anch’essa giovanissima. Uno tiene fermo il ragazzo, gli blocca le braccia mentre l’altro gli sferra un pugno in faccia per rubargli lo zaino con portafogli, cellulare e casse per ascoltare la musica. Roba da malviventi. Invece, si scoprirà il giorno dopo, i sospettati avevano 14 e 16 anni.

Una rapina in piena regola avvenuta verso le 20.30 del 14 dicembre 2020, che però va oltre. Alla vittima, un giovane poco più grande dei suoi aggressori (è nato 2001) arrivano già in serata su Instagram messaggi che promettono di poter fargli riavere il maltolto pagando 200 euro: «Ciao, ti posso aiutare, conosco chi ti ha rapinato, posso dirgli di ridarti le tue cose, ma non chiamare i carabinieri». Si chiama estorsione. Il giorno dopo all’appuntamento si presentano infatti i militari in borghese che in un attimo identificano i due baby estorsori e li denunciano: il 10 maggio finiranno davanti al giudice per l’udienza preliminare presso il tribunale dei minori di Milano.

Un quadro che potrebbe terminare qui, gravissimo, legato al sospetto di reati pesanti che riguardano persone sempre più giovani. È certo che anche per i minori valga la presunzione di innocenza, sebbene entrambi i ragazzi classe 2006 e 2004 (solo uno dei due è maggiorenne) abbiano ammesso le loro responsabilità ai magistrati di Milano.

Ma la vicenda vede un terzo soggetto cui vengono contestati i medesimi reati, ed è lo zio di uno dei due ragazzini sentiti martedì in aula come testimoni assistiti (cioè come soggetti che possono venir ascoltati alla presenza di un difensore in quanto imputati in un procedimento connesso). L’uomo, di Comerio, incensurato e maggiorenne al momento dei fatti e sul quale il difensore Oskar Canzoneri mette la mano sul fuoco circa la sua innocenza, è accusato di essere l’ispiratore della rapina e l’esecutore in concorso dell’estorsione. L’imputato, che rischia fino a 8 anni di carcere per un reato “ostativo” (se passato in giudicato non ammette scorciatoie al carcere), avrebbe comandato ai due minori di compiere la rapina e poi dato consigli pratici, via messaggio, per portare a termine l’estorsione: dove organizzare l’appuntamento con la vittima il giorno seguente, cosa chiedere in cambio (i soldi) e le modalità di consegna. Tutto documentato nelle copie forensi dei cellulari prodotte dai carabinieri da cui emergerebbero invece responsabilità del parente.

Generico 13 Mar 2023

Ma a scagionare lo zio, in aula è stato lo stesso nipote «generazioneZ» che non senza qualche difficoltà legata alla comprensione dello stratagemma tecnologico ha illustrato in che modo ha portato a termine il disegno criminale: dopo aver rapinato il giovane nei dintorni di un supermercato di Besozzo assieme all’amico, il ragazzino oggi diciassettenne ha spiegato di aver contattato la vittima e di avergli fatto intendere di sapere chi era stato ad averlo rapinato e come fare per riavere la sua roba. In che modo? «Attraverso gli screenshot di messaggi realizzati col cellulare di mio zio, che in quel momento stava dormendo».

È l’una e 30 circa di notte del 15 dicembre 2020, già il giorno seguente a quello della rapina avvenuta per strada, e il ragazzo comincia a chattare con la vittima inviandogli finti costruiti ad arte col telefono dello zio, messaggi che poi inviava al destinatario, il quale sentendosi taglieggiato il mattino seguente andò dai carabinieri di Besozzo che attivarono le indagini lampo e organizzarono lo scambio di soldi per riavere lo zaino.

«Ma mio zio non centra niente, la mattina dopo andò a lavorare prima delle 6, e io ancora dormivo: non gli dissi di aver usato il suo cellulare per fare l’estorsione. E in più mi sono dimenticato di cancellarli dal telefono. Si è molto arrabbiato quando gli ho detto cos’era successo».

Ma la frittata era già fatta. E il 30 maggio si terrà la prossima udienza dinanzi al collegio.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 14 Marzo 2023
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