Stress, preoccupazione e rabbia moltiplicano il rischio di fare incidenti stradali

Presentata alla Ville Ponti di Varese la ricerca "Fattore umano e rischio stradale nei percorsi casa lavoro”, realizzata dal Comitato paritetico provinciale, dall’Università Cattolica del sacro cuore e dall’Unità di ricerca psicologia e traffico

sindacato

«Ci passo delle ore in macchina ed è ovvio e naturale che io sia sempre e costantemente incazzato come una bestia». Con questa frase, non proprio conciliante, “L’automobilista”, personaggio portato in scena dall’attore comico Gioele Dix, inizia ogni suo discorso che manco a dirlo è rivolto agli altri automobilisti. Mettersi alla guida per andare a lavorare quando si è arrabbiati con il mondo intero o anche solo con una parte di esso, non è una buona scelta perché aumenta il rischio di avere un incidente stradale nel percorso casa-lavoro. Ancor peggio se si devono compiere viaggi lunghi, magari in autostrada.
(nella foto, da sinistra: Silvestro Pascarella, Emilio Patella, Stefania Filetti e Marco Bragazzi)

LE EMOZIONI NEGATIVE
Guidare in uno stato emotivo negativo, che sia la rabbia, lo stress o la preoccupazione per il lavoro che ci si accinge a fare, è una sorta di “moltiplicatore” dei comportamenti scorretti alla guida. 
Una verità evidenziata dalla ricerca “Fattore umano e rischio stradale nei percorsi casa lavoro”, realizzata dal Comitato paritetico provinciale, dall’Università Cattolica del sacro cuore e dall’Unità di ricerca psicologia e traffico e presentata alle Ville Ponti di Varese. Il fattore umano o, meglio, lo stato soggettivo della persona che si mette al volante è dunque determinante nel fenomeno dei cosiddetti incidenti in itinere, cioè che avvengono nel tragitto che i lavoratori fanno dalla propria casa al luogo di lavoro.

IL GRUPPO CAMPIONE

L’indagine è stata condotta su un gruppo di lavoratori del settore turismo e terziario della provincia di Varese che svolgono attività che richiedono un elevato impegno mentale, raggiungendo risultati ottimali, con sforzo e subendo pressioni per il rispetto dei tempi. Oltre al tipo di attività lavorativa, sono stati presi in considerazione il tipo di percorso casa-lavoro, il mezzo di trasporto utilizzato – l’80% del campione ha dichiarato di usare solo l’auto -, le emozioni e la percezione del rischio quando si è alla guida. Tra i comportamenti scorretti spiccano: l’uso del telefono cellulare, le violazioni di norme, le violazioni aggressive, le sviste e gli errori. In questi due ultimi comportamenti, sono statisticamente superiori le violazioni compiute dalle donne. Sono però gli uomini, secondo l’indagine, a commettere più violazioni e a percepire meno rischiosi i comportamenti scorretti quando sono al volante.

LA PERCEZIONE DEL RISCHIO
Il tema della percezione del rischio è centrale in questa ricerca e forse spiega anche la difficoltà che hanno i messaggi di prevenzione, che pur non mancano, a scalfire statisticamente la reiterazione di alcuni comportamenti scorretti, come per esempio l’uso del cellulare quando si è alla guida.
La tavola rotonda, moderata dal direttore della “Prealpina”, Silvestro Pascarella, ha confermato quest’ultimo aspetto. «Le tre parole strategiche – ha detto Marco Bragazzi vice questore della Polizia di Varese – sono informazione, formazione e prevenzione, perché spesso notiamo che non c’è consapevolezza del rischio. E quando dobbiamo andare di notte a casa delle famiglie a dire che un marito, una moglie o ancor peggio un figlio che è morto in un incidente stradale, anche per noi è una tragedia, difficile da affrontare psicologicamente».

FORMAZIONE E TECNOLOGIA
La formazione è fondamentale per la prevenzione. Emilio Patella, segretario nazionale autoscuole, ha messo in guardia sul fattore tecnologico. «Oggi le app dei telefoni cellulari a disposizione di tutti e i quiz imparati a memoria senza un minimo di ragionamento su ciò che si studia – ha spiegato Patella – permettono di superare l’esame di teoria con zero errori, quindi rischiamo di formare conducenti inconsapevoli dei rischi che corrono. Inoltre il mondo rispetto a venti anni fa è notevolmente cambiato, pensiamo solo all’introduzione delle rotatorie che non sono nemmeno normate. C’è dunque anche un problema di aggiornamento periodico per chi ha già la patente».
C’è infine un tema sovraordinato rispetto ai precedenti che se non viene declinato in modo corretto rischia di vanificare lo sforzo, economico e umano, di formare adeguatamente uomini e donne in tema di sicurezza. «La formazione di per sé è importante ma non basta. Bisogna occuparsi seriamente della sua efficacia – ha sottolineato Stefania Filetti, segretario provinciale della Cgil – Ci sono ore e corsi obbligatori, ma ci si chiede mai che tipo di formazione è? Ci sono corsi di formazione con caratteristiche generiche che non entrano nel merito delle attività specifiche svolte. La quantità non basta, nella formazione occorre più qualità».

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 31 Marzo 2023
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