Via dalla mamma e medicine: la tratta dei cuccioli fino a Varese per mille euro

Rischia grosso l’esercente indagato per reati contro l’importazione di animali di compagnia. Due dei cagnolini non ce l’hanno fatta

Cani sequestrati dai carabinieri forestali

Il traffico di animali da compagnia introdotti nel territorio nazionale, il «maltrattamento di animali» con pene aumentate quando sopravviene il decesso, ma anche la falsità ideologica per aver messo in vendita gli animali attestando falsità circa provenienza, condizioni ed età. Multe da decina di migliaia di euro e pene severe che prevedono anche la reclusione: i reati contestati all’imprenditore di Varese che in due negozi, uno in città e l’altro in provincia, metteva in vendita cuccioli provenienti dall’est Europa, rischia grosso.

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L’INDAGINE
L’indagine dei carabinieri Forestali è partita tempo fa su segnalazione di alcuni acquirenti che hanno riscontrato problemi sofferti dai cuccioli e che hanno permesso agli investigatori di operare i primi accertamenti. Ora si è arrivati alla chiusura delle indagini, cioè il pubblico ministero potrà chiedere il rinvio a giudizio dell’esercente sospettato di aver lucrato sui traffici con l’Est Europa con l’obiettivo di far arrivare i cuccioli in Italia, averli messi in vendita a ignari acquirenti convinti di acquistare un animale da compagnia in un negozio, e di essere quindi in regola. Ma le indagini coordinate dalla Procura di Varese hanno permesso di arrivare a scoprire non solo l’assenza del microchip impiantato negli animali, ma anche di qualunque prescrizione medica che consentisse la somministrazione di farmaci trovati e sequestrati.

LE PENE
Comportamenti che, se provati in giudizio, rappresenterebbero illeciti pesanti. All’esercente viene difatti contestata la legge 201 del 2010 che punisce il traffico internazionale di animali da compagnia con «la reclusione da tre mesi a un anno e con la multa da euro 3.000 a euro 15.000», pena che viene aumentata se «gli animali hanno un’età accertata inferiore a dodici settimane». Ma non solo. Per i magistrati di Varese si configura anche il reato di maltrattamento di animali che prevede da tre a diciotto mesi di carcere o la multa da 5.000 a 30.000 euro per chi con «crudelta’ o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche». Ma attenzione: la pena è aumentata della metà se dai fatti deriva la morte dell’animale, eventualità che purtroppo si è palesata in due occasioni. Fuori dai possibili casi legati alla «frode in commercio», (reato al momento non contestato all’indagato), viene ipotizzata anche la «falsità ideologica».

MILLE EURO
Tutti i cuccioli che sono passati dalle vetrine dei due negozi di Varese e provincia sono stati venduti dunque a ignari proprietari che ora hanno a casa animali che provengono da un traffico illecito, ma che rimarranno nelle famiglie che li hanno acquistati. Per una decina di cuccioli si è resa necessaria la visita da parte del veterinari di Ats Insubria che hanno sottoposto gli animali ai controlli del caso. Il valore commerciale dei cani varia da razza a razza ma il loro valore varia dai 700 euro agli oltre 1.000 che gli acquirenti erano disposti a spendere per acquistare gli animali in negozio, magari con la certezza di essere in regola. I carabinieri fanno sapere che tramite il raggruppamento Cites di Roma (Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione), reparto specializzato nel contrasto di reati in danno degli animali è stato attivato il canale di cooperazione internazionale “Europol” per informare le autorità di polizia estere.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 20 Marzo 2023
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