Anziana di Cocquio Trevisago ridotta in fin di vita: i difensori dell’ex amante quarantenne ricorrono in appello

Impugnata la sentenza depositata a metà febbraio. Derubricato il reato da tentato omicidio a lesioni gravissime: provvisionale di 100 mila euro. L'avvocato di parte civile: “Un salto nel buio e nellporrore"

tribunale varese

I legali del quarantenne di origini casertane finito a processo e condannato a sei anni di carcere a Napoli per le lesioni gravissime subite dalla vittima 75enne al momento dei fatti (che risalgono al 2017) sono ricorsi in Appello.

La sentenza come si ricorderà venne pronunciata nel novembre scorso dopo un processo che per il legale varesino Matteo Pelli, interpellato dalla famiglia della vittima, ha rappresentato un vero e proprio salto nel buio, una storia dell’orrore che ha causato alla donna una condizione di stato vegetativo, e per i suoi parenti – le figlie – un dolore estremo legato ad una vicenda che ha avuto un epilogo gravissimo.

Il fatto riguardava un viaggio in Campania che la donna, residente a Cocquio Trevisago, intraprese col suo compagno di quasi 40 anni più giovane e durante il quale lei finì in ospedale in gravi condizioni.

Per il sospettato, che nel corso delle indagini e in sede processuale è stato appurato abbia dato a più persone versioni discordanti, si è trattato di un tentativo di scippo finito male ai danni della donna, caduta, col forte trauma cranico contro il gradino di un negozio.

Per l’accusa si trattò invece di una violenta aggressione da parte dell’imputato, un tentato omicidio vero e proprio portato a termine dall’uomo poi arrestato dalla squadra Mobile di Varese. La sentenza pronunciata dal Collegio della nona sezione penale di Napoli (nella foto) ha di fatto derubricato il reato da tentato omicidio a lesioni gravissime, questo a fronte del comportamento dell’uomo che ha portato la compagna in pronto soccorso (in assenza di questa azione, l’imputazione sarebbe rimasta quella originaria, che secondo i giudici deve decadere in quanto l’accompagnamento della vittima in ospedale farebbe venir meno l’istinto omicidiario); e da lì a Varese dove l’anziana si è poco a poco ritrovata in una condizione di afasia che l’ha portata allo stato vegetativo attuale.

Ora, dopo il deposito della sentenza in primo grado avvenuto a metà febbraio, si attende il giudizio d’Appello che si aprirà nei prossimi mesi sempre a Napoli, dopo la condanna al pagamento di una provvisionale – cioè un anticipo in sede penale di quello he potrebbe essere l’esito di una causa civile intentata dai parenti – di 100 mila euro.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 05 Aprile 2023
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