Per i colpi della “banda Vasi“ fra Canton Ticino e Varesotto le difese chiedono di assolvere

Pistole, rapine ed estorsioni, la prescrizione dietro l’angolo per molti reati: a maggio l’ultima discussione, poi la sentenza

rapina

Le due facce della medaglia di un processo penale emergono nelle ultime battute, dove non sono i punti di vista ma le prove a contare, e quando parlano le parti che stanno spesso in posizioni lontane le une dalle altre, e quindi per quella serie di colpi messi a segno e tentati dal 2010 al 2012 (vedi “Banda Vasi”), se l’accusa ha chiesto in totale per i 10 imputati un totale di 30 anni di pena, le difese che hanno parlato nell’udienza di martedì hanno chiesto quasi tutte di mandare assolti i loro clienti.

Quasi tutte per due motivi. Il primo, per via di posizioni che rischiano in quanto soggetti per i quali il sospetto di aver messo a segno una rapina si basa su elementi probatori solidi.

Il secondo, perché l’ultima posizione difensiva chiamata ad esprimersi è quella del capo, Filadelfio Vasi, difeso dall’avvocato Corrado Viazzo che sarà chiamato all’ultima arringa in aula, il 20 giugno prossimo, prima della decisione ch potrebbe arrivare in un’ultima sentenza.

I difensori che oggi, 4 aprile, hanno preso la parola in aula hanno scandagliato i capi di imputazione contestati muovendosi attraverso gli strumenti della prescrizione, del difetto di querela in applicazione della recente riforma Cartabia, e della mancanza di prove. Gli episodi principali però, affrontati nel corso del dibattimento, sono piuttosto circostanziati e nel corso del dibattimento hanno visto una ricostruzione d’aula puntigliosa con esame di numerosi testi sebbene come accennato gli episodi cominciano a collocarsi parecchio indietro nel tempo.

Come la rapina a mano armata alla “Cassa di cambi gestione Sa“ di Besazio, in Ticino, il primo di giugno del 2010: pistola nella schiena dell’impiegato in pausa pranzo, fascetta da idraulico ai polsi, calze in bocca e via con 19 mila franchi in contanti e 4 carte di credito.

Oppure il tentativo di rapina al supermercato “LD“ di Olgiate Olona il primo ottobre 2011: l’impiegata si spaventa e implora aiuto e il colpo fallisce. Ancora: il colpo alla Erg di Arzo (Ch) il 22 agosto 2011: anche qui, pistola e fascette, e via con 6180 franchi . E ancora: colpo alla gioielleria “Vale” di Cantello il 3 settembre 2011, stavolta con addirittura pettorine della Finanza finte, armi in pugno, gioielli e preziosi sottratti, non prima di aver fatto nei giorni precedenti sopralluoghi vari.

Una vita criminale, insomma, fermata durante un’indagine per droga dove si faceva riferimento ad un colpo che sarebbe stato messo a segno in una gioielleria di Arona, se non fosse stato per il fermo dell’auto da parte dei carabinieri, e a bordo della quale vennero trovati i “soliti“ ferri del mestiere divenuti per il gruppo un classico: fascette, pettorine delle forze dell’ordine, parrucche e armi da fuoco. Prossima udienza il 20 giugno.

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

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Pubblicato il 04 Aprile 2023
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