Come funziona la Squolina, spazio per ragazzi NEET o in Ritiro Sociale

Le regole sono condivise con i ragazzi e il modello di adulto non esige e non richiede dimostrazioni ma rispetta tempi e propensioni

Generico 08 May 2023

Due mattine la settimana, dalle 9 alle 11, presso il CAG – Centro di aggregazione Giovanile – di Corgeno, frazione di Vergiate, apre la Squolina. Non è un laboratorio, né una scuola, né un servizio educativo: la Squolina è uno spazio aperto e indefinito per ragazzi in Ritiro Sociale o Neet – non occupati né inseriti in un percorso di istruzione o di formazione – in provincia di Varese, ed è attivata all’interno del Progetto Sakido per contrastare il fenomeno del Ritiro Sociale in adolescenza con il sostegno anche del Progetto Schegge, per la prevenzione al disagio giovanile.

Queste poche informazioni sul dove e il quando sono le uniche certezze della Squolina: tutto il resto varia, cambia forma, aspetto e caratteristiche a seconda di chi si presenta alla porta quella mattina.
A volte gli adolescenti che partecipano sono 5, a volte solo uno. Sicuramente mai più di una decina (è essenziale che il gruppo sia piccolo).

UNA GIORNATA ALLA SQUOLINA

Sono sia ragazzi che ragazze e hanno età, passioni e caratteri molto diversi fra loro. L’unica cosa che li accomuna è che sono proprio lì, in quel momento, mentre nel resto del loro tempo sono altrove, a non fare quello che la società di oggi si aspetta da loro.
Alcuni hanno lasciato la scuola, ma ancora non lavorano. Altri sono formalmente iscritti, ma non frequentano da un po’ (o solo saltuariamente). Altri ancora hanno rinunciato alle relazioni sociali, preferendo rimanere nella loro cameretta. E cosa fanno?

«La Squolina è uno spazio molto libero e molto lento – dice Valentina Cioni, l’educatrice professionale della Cooperativa Sociale L’Aquilone che anima il progetto – Non c’è un’attività fissa e definita. Di solito iniziamo facendo colazione insieme, poi ci sono delle volte in cui giochiamo a qualcosa, delle volte in cui è capitato di fare qualche lavoretto, come sistemare le tapparelle o mettere in ordine gli spazi. Altre volte ancora abbiamo guardato film, oppure ognuno si è dedicato ai suoi interessi e – chi ne aveva – a compiti e progetti scolastici»

Negli ultimi due o tre mesi, per esempio, ci si è concentrati molto sulla preparazione degli esami di terza media, tanto che è stata coinvolta anche una professoressa in pensione, che si è resa disponibile a seguire volontariamente i ragazzi. Ma domani chissà! «Io stessa – dice Cioni – arrivo lì e non so cosa succederà. E probabilmente è proprio questo il senso della Squolina, il fatto che, per qualche ora alla settimana, possiamo sospendere tutto, smettere di avere per forza delle cose da fare e vedere cosa succede, anche solo rimanendo nella stessa stanza». Già questo è un raggiungimento significativo per i ragazzi coinvolti e per il loro background di fragilità relazionale.

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LO STRESS DELLE ASPETTATIVE

Adolescenti, molto intelligenti e profondamente sensibili, che non solo faticano a riconoscersi negli altissimi standard imposti dalla società odierna, ma che spesso – quegli standard – li rifiutano proprio.
Alla Squolina invece non ci sono richieste: «Proviamo a offrire un modello di adulto diverso che non esige – spiega Cioni – un adulto che non ti chiede di fare niente e che non si aspetta nessuna dimostrazione. E ci siamo accorti che molto spesso per i ragazzi è una novità, che li porta a sperimentare versioni inedite di loro stessi».

Si va un po’ per tentativi, non c’è una ricetta che va bene per tutti, ma questi tentativi stanno funzionando: «Abbiamo in qualche modo sospeso le regole del mondo sociale tradizionale – dice Cioni – e abbiamo costruito insieme un contesto dove ne abbiamo create di altre, rendendoci conto che, se cambi l’ambiente intorno, cambi anche la risposta delle persone».

Non è che alla Squolina sia tutto valido, anzi. Ci sono anche lì delle regole che vanno rispettate. «I ragazzi, soprattutto in quella fascia d’età, hanno bisogno di regole. Non si tratta solo di una questione educativa, ma è anche il fatto che dare loro delle regole significa vederli, avere a cuore il loro benessere. E loro, le regole – se sono sensate e se sono state condivise – non solo le accettano, ma le rispettano anche. Noi, per esempio, abbiamo contrattato il numero di sigarette da fumare…».

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RICOMINCIARE A CONDIVIDERE

La Squolina è uno spazio provvisorio, dove le cose cambiano, fluidamente, in base al contesto. E che le persone attraversano, con il loro personale bagaglio esperienziale ed emotivo. Per alcuni è uno spazio dove ri-allineare il muscolo della socialità. Per altri invece è l’occasione per ri-abituarsi a ritmi diurni. Altri ancora lì sperimentano un contesto normativo e comunitario più morbido e accogliente.

Ogni partecipante ha il suo motivo per essere lì. «È un po’ come la sala d’aspetto di una stazione – spiega Cioni – dove si mischiano persone che non hanno nulla in comune. Mondi che vanno ognuno per conto proprio e che, incontrandosi per un attimo, magari condividono qualcosa. In comune hanno solo il fatto di essere lì. Ma tutto sommato è sufficiente».

E dopo? L’idea è che i ragazzi che attraversano la Squolina possano accedere ad altri servizi o progetti attivi sul territorio. Provare in qualche modo a valorizzare questa esperienza “di passaggio” e proseguire nel proprio percorso di crescita e apprendimento, ma sempre conoscendo e rispettando i tempi e i desideri di ognuno.

Sakido è un progetto di cura, prevenzione e sensibilizzazione al fenomeno del ritiro sociale in adolescenza sostenuto dalla Fondazione Con i bambini nell’ambito del fondo per la povertà educativa minorile. Per informazioni: www.sakido.it.

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