Giornata dell’infermiere: una professione amata ma considerata pesante e mal retribuita
Il sindacato Nursind ha commissionato un sondaggio che definisce la percezione del ruolo e delle competenze di una "professione giovane dalle radici antiche"
In occasione della Giornata Internazionale degli Infermieri, il sindacato Nursind ha commissionato alla società SWG un sondaggio per comprendere la percezione della figura professionale tra i cittadini e analizzarne l’opinione rispetto a possibili servizi, anche a pagamento, forniti da infermieri debitamente formati.
L’indagine è stata condotta intervistando 800 cittadini, rappresentativi della popolazione italiana maggiorenne secondo i parametri genere, classe d’età, area geografica, titolo di studio e partito votato alle ultime elezioni.
La professione degli infermieri viene considerava favorevolmente perchè aiuta concretamente gli altri e ha un alto valore sociale, ha però il limite dei turni di lavoro e di un impegno sia fisico sia mentale molto gravoso. L’idea di intraprendere una professione in campo infermieristico viene vista positivamente da tutti gli intervistati, in modo trasversale anche dai più giovani , seppure in percentuale inferiore rispetto alle altre fasce di età: 64% contro il 69/74% registrati tra adii e anziani. A penalizzare la figura professionale, oltre al già citato carico fisico e mentale, sono le retribuzioni basse, un giudizio espresso soprattutto da giovani e over 55 anni, ma anche il lungo percorso di studi associato a una scarsa autonomia decisionale.
Nonostante questi elementi più critici, oltre 2 italiani su 3 sosterrebbero amici e/o parenti nella scelta di intraprendere un percorso formativo e professionale per diventare infermiere, in modo accentuato nelle fasce d’età più alte. Un non trascurabile 31% però sconsiglierebbe un tale percorso.
Per quanto riguarda la retribuzione, la sensazione (assumendo che la maggioranza delle persone non abbia informazioni dettagliate al riguardo) di oltre la metà degli italiani è che sia insufficiente rispetto al ruolo ricoperto.
In merito all’ipotesi di attribuire maggiori competenze e autonomia decisionale agli infermieri si riscontrano ampie perplessità: solo il 26% si dichiara favorevole, con una maggiore apertura (oltre 30%) solo tra i giovani.
Non convince nemmeno la proposta secondo cui gli infermieri possano esercitare come liberi professionisti anche se dipendenti del SSN. Nell’immaginario collettivo, dunque, la figura dell’infermiere è legata ancora a stereotipi ormai superati: la possibilità che possano esercitare anche in libera professione come i medici vede contrario il 40% degli intervistati anche se il 26% ha detto di non saper esprimere un giudizio. Solo il 26% inoltre è favorevole a un’attribuzione di maggiori autonomie e competenze nelle cure dei pazienti. Gli intervistati sono convinti che spettino solo ai medici le attività di diagnosi e prescrizione i farmaci e terapie e solo il 19% sarebbe disposto a farsi prescrivere farmaci e terapie dagli infermieri, percentuale che scende al 15% in caso di diagnosi.
I partecipanti al sondaggio associano alle competenze degli infermieri principalmente piccole suture, medicazioni e iniezioni e gli interventi relativi al codice bianco in pronto soccorso. Maggiore opposizione invece verso la prescrizione di farmaci e le diagnosi: la maggioranza ritiene debbano essere compito esclusivo dei medici e non sarebbe disposta a riceverlo da un infermiere.
«Nella Giornata internazionale dell’infermiere cadono anche i 25 anni di vita del nostro sindacato che ha sempre lavorato con impegno e dedizione per valorizzare i contenuti umani e professionali della categoria – ricorda il segretario nazionale del Nursind Andrea Bottega – Si tratta di un patrimonio del quale gli italiani riconoscono l’alto valore sociale e tecnico, ma anche le difficoltà e i problemi, come dimostra proprio una ricerca demoscopica che il sindacato stesso ha commissionato a Swg per l’occasione».
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