Cambiamento climatico e crescita demografica: l’urgente sfida del secolo che sta già cambiando le nostre vite
Presentato il nuovo report al Jrc di Ispra alla presenza della Vicepresidente della Commissione europea Dubravka Šuica. Si è parlato di squilibri globali e disuguaglianze e della ricerca dell'equilibrio tra sviluppo sostenibile e crescita demografica

Cambiamenti climatici, evoluzioni sociali, impatti dei cicli economici. E ancora: guerre, pandemie, migrazioni. Lo studio di quello che sta accadendo a livello demografico sulle nostre popolazioni è fondamentale per provare a prevenire, correggere o assecondare fenomeni che impatteranno sempre di più sulla vita dei cittadini ad ogni latitudine del globo.
Sono fenomeni molto grandi ma le conseguenze sono più vicine di quello che immaginiamo e molte abbiamo già cominciato a vederle, anche a livello locale come spesso raccontiamo qui su Varesenews.
Qui da noi si tratta di scuole che chiudono, servizi sanitari che soffrono, difficoltà nella cura degli anziani o nel garantire l’emancipazione dei più giovani. Altrove di popolazione che cresce e spesso non può avere le stesse disponibilità che hanno consentito il nostro benessere.
Lo studio della demografia e il suo andamento sono cruciali per capire le tendenze e provare a riorganizzare la nostra società. Un ruolo fondamentale lo svolge lo stato nazionale ma in modo inevitabilmente limitato visto che tante dinamiche hanno carattere globale, sia quando parliamo di clima che quando parliamo di demografia. L’Unione Europea può avere una posizione di coordinamento rilevante, compatibilmente con le competenze effettive che le sono state affidate.

Lunedì 5 giugno al Jrc di Ispra è stato presentato un report che si è posto proprio questo focus: analizzare il link che esiste tra demografia e cambiamento climatico, portando dati, analisi e fatti al tavolo dei legislatori. Del resto è proprio questo il ruolo del centro di Ispra: fornire competenze e conoscenze scientifiche indipendenti e basate su dati concreti, sostenendo le politiche dell’UE per avere un impatto positivo sulla società.
Lo hanno presentato la Vicepresidente della Commissione europea Dubravka Šuica, il direttore generale del Jrc Stephen Quest, l’esperto di demografia per il Jrc di Ispra Fabrizio Natale, La programmae director IIASA Anne Goujon, il professore di deografia all’università di Firenze Daniele Vignoli e la professoressa di demografia dell’università di Bologna Raya Muttarak.

Il report Demografia e Cambiamento Climatico
In un’epoca definita da ‘megatendenze’ come l’aumento della popolazione mondiale e il riscaldamento globale, la relazione tra questi due fenomeni viene esplorata nel dettaglio nel nuovo report del Joint Research Center di Ispra (LO SI PUO’ SCARICARE QUI). Con la popolazione mondiale che potrebbe raggiungere tra 9 e 12 miliardi entro la fine del secolo, e la previsione di un aumento delle temperature globali tra 1,5 e 3 gradi Celsius, il report indaga le complesse dinamiche tra crescita demografica e cambiamento climatico.

Il rapporto mette in luce una marcata incongruenza tra i tassi di crescita della popolazione e i livelli di emissioni nei vari paesi. I principali emettitori di gas serra, come Stati Uniti, Cina e Unione Europea, sono regioni dove la crescita demografica è scarsa o addirittura nulla. Al contrario, le regioni con la crescita demografica più forte sono quelle che contribuiscono minimamente al riscaldamento globale. Nonostante ciò, data la correlazione tra attività umana e cambiamento climatico, un aumento della popolazione globale comporta inevitabilmente una crescita delle emissioni di gas serra, a meno di cambiamenti significativi nei nostri modelli di consumo e produzione energetica.
La questione fondamentale, che questo rapporto si prefigge di affrontare, riguarda il ruolo che la crescita demografica svolge nelle emissioni globali di gas serra e, di conseguenza, come modellare le future traiettorie di emissioni e popolazione nelle diverse regioni del mondo.
Il 10% più ricco della popolazione è responsabile del 48% delle emissioni
Nel report si sottolinea inoltre il significativo divario demografico-emissivo, definito dalle disuguaglianze di ricchezza. Le emissioni più elevate si riscontrano nelle regioni dove la crescita demografica è bassa o addirittura in declino, mentre le popolazioni più dense sono concentrate nelle regioni con le emissioni più basse. Il 10% più ricco della popolazione mondiale è attualmente responsabile del 48% delle emissioni di gas serra, mentre il 50% più povero emette solo il 12%. L’enorme disparità storica nelle emissioni complessive è ancora più marcata.
Per metà della popolazione mondiale che vive nei paesi a reddito medio-basso, responsabile solo del 15% delle emissioni globali, un percorso di sviluppo economico basato su modelli di consumo e produzione intensivi in termini di risorse non è più sostenibile né riproducibile. Pertanto, una delle principali sfide per un futuro sostenibile dell’attività umana sarà realizzare gli impegni internazionali per ridurre significativamente le emissioni di gas serra nelle economie avanzate e sostenere lo sviluppo economico, l’urbanizzazione e lo sviluppo nelle economie emergenti con una riduzione dell’intensità energetica ed emissiva.

La priorità è ridurre le emissioni di gas serra
Nell’affrontare queste sfide, l’UE ha un ruolo centrale. Dovrebbe guidare la transizione verso modelli di sviluppo più sostenibili, riducendo l’intensità energetica, sviluppando tecnologie verdi per scollegare l’attività economica dal consumo di combustibili fossili e adottando modelli di consumo sostenibili.
Nonostante il calo globale della fertilità a 2,3 nascite per donna e la maggioranza dei paesi che registrano una fertilità inferiore al livello di sostituzione, le proiezioni demografiche globali mostrano che la crescita è altamente probabile. Si prevede che la popolazione mondiale crescerà di almeno un altro miliardo nel prossimo trentennio, guidata in gran parte dal momentum demografico, ovvero l’effetto della struttura di età attuale della popolazione mondiale che porta a una crescita continua della popolazione anche dopo un calo dei tassi di fertilità.
La ricerca di soluzioni drastiche per ridurre le emissioni entro il 2050, come richiesto dall’IPCC, deve quindi provenire dal processo di ‘verdizzazione’ dell’economia mondiale e da un cambiamento nei modelli di consumo. Anche se la fertilità scendesse immediatamente al di sotto del livello di sostituzione in tutti i paesi, la crescita demografica continuerebbe a causa dell’inerzia demografica.
Allo stesso tempo, è evidente che la crescita demografica non può essere l’unico punto di intervento. Le politiche di sviluppo sostenibile in materia di salute, educazione, disuguaglianza e povertà possono rallentare la crescita demografica quando progettate accuratamente. L’Unione Europea, in particolare, ha un ruolo fondamentale da svolgere attraverso i suoi strumenti di politica esterna a sostegno dello sviluppo sostenibile, che contribuiscono a ridurre i tassi di natalità e, di conseguenza, le emissioni totali.
In conclusione, la demografia e il cambiamento climatico sono indissolubilmente legati, e la sfida per il futuro sarà quella di trovare modi sostenibili per navigare attraverso queste ‘megatendenze’. Le implicazioni di questo rapporto dovrebbero essere prese in considerazione a tutti i livelli, dalle politiche pubbliche alla pianificazione economica, per costruire un futuro sostenibile per tutti.
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
Paolo Cottini su Cambia la viabilità di Varese nel weekend per le iniziative della Tre Valli Varesine
GiuseppeMaranghi su A Lainate l'inaugurazione della quinta corsia sull'autostrada A8
Felice su A Lainate l'inaugurazione della quinta corsia sull'autostrada A8
Anna Manca su L'acquazzone costringe alla chiusura di un tratto di ciclabile del lago a Varese
erreffe su Roglic e Van Aert sfidano Pogacar: scontro tra titani alla Tre Valli Varesine
axelzzz85 su Il processo per la “gang della roba": in 6 davanti al giudice a Varese
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.