Confindustria Varese: “Lo stop al cargo di Malpensa è un duro colpo all’industria del Nord Italia”
"Delusi e amareggiati", dice il presidente Roberto Grassi dopo il pronunciamento del Ministero che ha dato sì il via libera al Master Plan, ma senza espansione per le aree logistiche, che gli industriali consideravano prioritari. "Manca visione e politica industriale"
«È un duro colpo allo sviluppo non solo dell’aeroporto, ma di tutto il nostro territorio e, più in generale, alla capacità competitiva dell’export del made in Italy». Roberto Grassi, presidente di Confindustria Varese, non nasconde certo le preoccupazioni, dopo che il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ha bocciato l’ampliamento dell’Area Cargo dell’aeroporto di Malpensa.
Il Masterplan di Malpensa – che comprende una serie di interventi per lo sviluppo aeroportuale – ha ricevuto via libera, ma con una prescrizione importante: lo stop all’espansione ulteriore dello scalo, che doveva allargarsi fuori dalle attuali reti aeroportuali per trovare nuovi spazi per il cargo.
Una decisione che senza mezzi termini Confindustria Varese definisce incomprensibile e scellerata. «Quanti posti di lavoro non si verranno a creare con questa decisione? Quanto benessere sociale non verrà creato in quest’area con questo provvedimento? Che impatto avrà sulla mobilità dei camion dei prossimi anni dopo che la saturazione, ormai prossima, della cargo city imporrà alle imprese del Nord Italia di raggiungere altri aeroporti in giro per l’Europa? Quali conseguenze avrà nel prossimo futuro questo autogol a favore del trasporto aereo di altri Paesi? Oppure qualcuno al Governo spera o prevede che le esportazioni italiane non cresceranno nei prossimi anni?»
Se le associazioni ambientaliste e una parte del territorio hanno parlato di una «vittoria», tutta diversa è la lettura che viene data dagli industriali: «Quando parliamo di assenza di una visione, di una mancanza totale di politica industriale, di incapacità di saper interpretare lo sviluppo sostenibile parliamo proprio di scelte miopi come quella presa ieri. Come possiamo sperare di avere una classe politica in grado di difendere i nostri interessi in Europa, quando non sappiamo farlo nemmeno a casa nostra? È un’occasione persa di cui pagheremo i danni per anni».
«Una scelta, tra l’altro, presa senza tenere in considerazione il grande lavoro di concertazione fatto da Regione, Sea, Comuni e tutte le parti sociali. Una decisione presa lontana dal territorio e decontestualizzata» continua Grassi. Il protocollo d’intesa, tra l’altro, prevedeva tutta una serie di azioni compensatorie con la creazione di nuove strade ed aree verdi che ora, con il no all’ampliamento, verranno meno. Chi le farà?».
«Non sappiamo a questo punto se ci siano margini per tornare indietro, ma le forze politiche che si trovano al governo del Paese devono prendersi la responsabilità di aver tarpato le ali allo sviluppo di una delle infrastrutture più strategiche per la crescita della nostra industria e di aver messo in discussione le aspirazioni di un intero territorio e del suo sistema produttivo. Siamo delusi e amareggiati. Le istanze delle imprese di quest’area del Paese così non si possono sentire rappresentate».
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Solita logica dell’interesse economico che deve prvalere sull’ambiente. Che schifo!
Qualcuno poi spieghi all’ Ing Grassi che “creare aree verdi” artificiali (con biodiversità pari a zero) non è la stessa cosa che preservare aree naturalistche di grande pregio ad elevata biodiversità come la brughiera.