“Papà tu stai in porta”, al carcere di Varese la partita al calcetto fra detenuti e figli

I momenti toccanti di un evento atteso dalle famiglie: il “parlatoio“ dei Miogni si trasforma in festicciole con giochi musica e coccole. “Così si distende il clima e si rinsalda la relazione con le famiglie”

Si apre la porta. Un bambino vede il padre e gli corre in braccio. Lui lo bacia, lo fa volare in aria poi se lo stringe al petto, gli occhi si chiudono, lo coccola, il piccolo ride dal solletico e l’amore si sparge tutt’intorno, sta nell’aria, riempie la stanza e come una magia fa sballare tutti i luoghi comuni.

Galleria fotografica

La partita con mamma e papà: ai Miogni detenuti e bimbi uniti dal gioco 4 di 8

Dunque il “parlatoio“ come ce lo si immagina nei film diviene un luogo senza vetrate, privo di barriere, e tutto colorato con disegni ai muri; il carcere, che a guardarlo mette paura con quelle sbarre alle finestre, appare il posto bello dove incontrare papà, dove andare con la mamma per una fetta di torta e i popcorn. L’educatore di solito avvezzo a storie dure mentre parla ai presenti viene avvolto da un groppo in gola.

Gente che ride e che balla, in una prigione.

È una giornata speciale, è la giornata della “Partita con mamma e papà”, la settima edizione di un momento della durata di due ore, dalle 14 alle 16 che ogni anno si ripete per lasciare molto più di un ricordo nella mente di chi lo vive: i bimbi che ritrovano i genitori, i padri che riabbracciano le famiglie in un momento di gioco e distrazione con tanto di musica e merenda.

«La popolazione carceraria è ben al di sopra della capienza dell’istituto. I problemi di convivenza legati al sovraffollamento esistono e questi momenti servono ad alleggerire il clima: un detenuto che rientra dopo un momento del genere è molto più disteso», spiega Carla Santandrea, dirigente del carcere cittadino che vanta un centinaio di detenuti a fronte di una capienza di 80 posti, una costante rispetto al contesto carcerario lombardo che vanta in negativo un tasso di sovraffollamento del 140% della popolazione e carceraria sui posti effettivi. Una situazione che qui a Varese, nel penitenziario ottocentesco dai muri che si sgretolano e le sbarre arrugginite si somma alla vetustà della struttura.

Eppure già da alcuni anni si è pensato ad abbellire questa stanza parlatoio dove all’aumento delle decorazioni realizzate dai ragazzi dell’artistico è andata di pari passo la diminuzione degli ostacoli fisici fra famiglie e detenuti, prima via il vetro divisorio, poi i tavolini. Ora ci sono sedie colorate che permettono colloqui, come racconta Domenico Grieco, oltre 35 anni di esperienza nella divisione trattamentale, responsabile dell’area pedagogica dei Miogni «dove la partita si può fare ma al calcio balilla, visto che non abbiamo un vero e proprio campo da calcio», spiega. E difatti la prima richiesta di un piccolo che indossa la maglietta gialla è la seguente: «Papà, giochiamo a calcetto, ma stai tu in porta però».

L’iniziativa è stata ideata dalla Onlus Bambinisenzasbarre che difende i diritti dei bambini (“I diritti dei grandi iniziano dai diritti dei bambini” è scritto sulle magliette usate per le partite). È impegnata nella cura delle relazioni familiari durante la detenzione di uno o entrambi i genitori, nella tutela del diritto del bambino alla continuità del legame affettivo e nella sensibilizzazione della rete istituzionale e della società civile.

A Varese questa realtà si appoggia all’associazione “La casa del giocattolo solidale” (dove opera l’educatore Stefano, quello che sai è emozionato durante la presentazione: «Vedere genitori e figli che giocano è la cos più bella al mondo» ) e alla Cooperativa “Lotta contro l’emarginazione”, dove lavora l’educatrice Alessia Boldetti che conosce per nome i bimbi che entrano nello standone colorato mano nella mano di mamme e nonne e cominciano dopo un secondo a rotolarsi per terra sui materassini assieme ai papà.

I momenti come questi sono oro per tutti, per le famiglie e per i detenuti che hanno diritto a sei colloqui visivi al mese coi familiari cui se ne aggiungono due in più in caso di presenza di figli minori: «Usciamo da un momento difficile, gli anni del Covid sono stati terribili. Ricordo di un detenuto che una volta mi avvicinò per dirmi che era un anno e mezzo che non prendeva in braccio il figlio, una situazione davvero pesante. La partita con mamma e papà si innesta in un percorso di aiuto e di preparazione, ma non è il solo momento legato all’incontro con le famiglie, quest’anno abbiamo fatto anche la festa di primavera e il carnevale in carcere. Momenti di autentica gioia per tutti».

Andrea Camurani
andrea.camurani@varesenews.it

Un giornale è come un amico, non sempre sei tu a sceglierlo ma una volta che c’è ti sarà fedele. Ogni giorno leali verso le idee di tutti, sostenete il nostro lavoro.

Pubblicato il 08 Giugno 2023
Leggi i commenti

Galleria fotografica

La partita con mamma e papà: ai Miogni detenuti e bimbi uniti dal gioco 4 di 8

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.

Segnala Errore

Vuoi leggere VareseNews senza pubblicità?
Diventa un nostro sostenitore!



Sostienici!


Oppure disabilita l'Adblock per continuare a leggere le nostre notizie.