Cardinale Ravasi “luce“ della cultura del Lago Maggiore
Egregio Direttore,
dopo il conferimento nel maggio 2021 dell’Onorificenza di Gran Croce dell’Ordine della Stella d’Italia, la più prestigiosa della Repubblica Italiana, da parte del Presidente della Repubblica per il suo continuo e profondo impegno culturale, quale “punto di riferimento culturale imprescindibile e di assoluta eccellenza nel panorama culturale italiano e internazionale”, il 10 settembre u.s. il Cardinal Gianfranco Ravasi, insigne biblista, umanista e letterato, Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura, già Prefetto della Biblioteca Ambrosiana di Milano e fondatore del “Cortile dei Gentili”, spazio di incontro e di dialogo interculturale tra credenti e non credenti, ha tenuto a Luino, ospite della manifestazione letteraria dedicata al “Premio Piero Chiara” per il suo alto percorso culturale, “per la sua lunga e raffinata carriera come biblista, ebraista, esegeta, esperto nel dialogo con le scienze, nella quale ha saputo superare i confini della religione”, una splendida conferenza sul senso della “Cultura” affinché la Conoscenza possa aiutare la nostra società, spesso interessata solo all’arido profitto economico e materiale da conseguire a qualsiasi costo umano, ad aprire e ad arricchire le menti e gli animi per superare la vuota indifferenza nei confronti del Bene comune e per trovare la luce del Pensiero.
La Cultura non è un’inutile perdita di tempo, poiché non produrrebbe alcun guadagno economico, ma rappresenta la possibilità di unire gli uomini e di superare le loro diversità al fine di conoscere le basi fondamentali della Civiltà, infatti Socrate affermava che una vita senza la ricerca non vale la pena di essere vissuta ed Hegel sosteneva che “L’uomo è veramente uomo soltanto grazie alla Cultura”. Senza il Pensiero e la Cultura non vi sono le Leggi e quindi non potrebbe esserci alcuna Civiltà, infatti “Se non è rispettata la giustizia, che cosa sono gli Stati se non grandi bande di ladri”? (Agostino d’Ippona). Per cercare di uscire dal buio della nostra miseria umana, che tante ingiustizie provoca agli uomini, e per arricchire il nostro animo e il nostro pensiero dobbiamo ricordare sempre gli immortali versi espressi da Dante nel XXVI Canto dell’Inferno: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza” infatti “Il cuore intelligente cerca la conoscenza” (Libro dei Proverbi).
Alla luce del dimenticato senso dello Stato fondato per la tutela dei più deboli e per l’intera “Collettività” e non a vantaggio di interessi privati, il Card. Ravasi ci ha più volte ricordato l’importanza del senso del “Bene comune” in una società culturalmente e umanamente povera, arida, chiusa e indifferente nei confronti degli “altri” esseri umani e del senso civico infatti, seguendo il pensiero di Seneca, secondo cui “siamo tutti membra di un grande corpo perché la natura ci ha generato come parenti e ha fatto di noi degli esseri sociali”, e di Tommaso d’Aquino, secondo cui il valore del Bene comune porta gli uomini “ad esporsi sino al pericolo della vita per salvaguardare la cosa pubblica”, ci ha ricordato l’attualissimo pensiero di carattere civile, sociale e culturale espresso da Democrito di Abdera nel V secolo A.C., secondo cui “Si deve porre l’interesse dello Stato sopra quelli personali. Solo così lo Stato è ben governato. Non si devono cercare pretesti per violare l’equità, né tentare sopraffazioni contro il Bene comune”, che costituisce il senso e la ragione profonda della legittimità della comunità politica e sociale e delle istituzioni pubbliche nonché il fine di ogni azione politica e sociale contro ogni egoismo. Colgo l’occasione per porgere i miei più cordiali saluti.
Alberto Morandi Laveno Mombello (VA)
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