Cristiani e marxisti o collaborano o si ammazzano. Il golpe in Cile segna la fine di un’epoca

Massimo De Giuseppe docente di Storia contemporanea allo Iulm di Milano è intervenuto al Salone Estense di Varese per i 50 anni dalla caduta del governo di Salvador Allende

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Massimo De Giuseppe, professore di Storia contemporanea allo Iulm di Milano, è uno dei massimi esperti di storia dell’America Latina. La scelta del presidente del Circolo Anpi di Varese, Rocco Cordì, e dall’assessore alla Cultura, Enzo Laforgia, per il cinquantesimo anniversario del golpe militare avvenuto in Cile nel 1973, è stata azzeccata. L’intervento di De Giuseppe al Salone Estense di Varese ha dato ai tanti presenti una lettura di quei fatti molto più articolata rispetto a un evento ormai cristallizzato nell’immaginario collettivo. (da destra: Massimo De Giuseppe, Rocco Cordì ed Enzo Rosario Laforgia)

UNA LETTURA “GLOCALE”
Il golpe militare di Pinochet e la morte di Salvator Allende, secondo De Giuseppe, vanno letti in un’ottica «glocale» e inseriti in un contesto in cui la politica è in grado di azzerare la distanza siderale che separa un Paese come l’Italia, al centro dell’Europa, e il Cile, un paese che sta ai confini del mondo.
Così lontani fisicamente, eppure così vicini politicamente. Questo aspetto spiegherebbe l’impatto che quei fatti ebbero sul Belpaese e la sua politica. «Quando avviene il golpe militare in Cile – spiega lo storico – siamo all’inizio di un decennio che sta cambiando gli scenari internazionali. E tutta l’America Latina è un luogo di esperimenti politici ed economici».

LE PAROLE PROFETICHE DI PADRE TUROLDO
De Giuseppe parte dalla lettura di uno stralcio di una lunga conferenza che padre David Maria Turoldo tiene nel 1971 a Legnano al ritorno da un viaggio in Cile, con una delegazione di intellettuali italiani, su invito di Salvador Allende a capo del primo governo socialista eletto democraticamente. È un gruppo composito che non risponde a blocchi politici predefiniti. Oltre a Turoldo, insieme ad altri, ci sono: Giorgio La Pira, sindaco di Firenze e punto di riferimento dei cattolici italiani pur non avendo mai avuto la tessera della Democrazia Cristiana, e il regista Roberto Rossellini. «Ad Allende interessava sapere cosa pensava la curia vaticana della sua politica – sottolinea De Giuseppe – senza scomodare però i canali ufficiali, come la nunziatura o i cardinali».
La Pira appena tornato in Italia scrive ai vertici della Dc chiedendo di sostenere il progetto del leader socialista cileno, forse vedendo in quel modello la reale possibilità di un compromesso storico tra la sinistra nostrana e il mondo cattolico italiano. «Del resto la Democrazia cristiana cilena – continua lo storico – è stata costruita proprio sul modello italiano, grazie a due giovani esponenti democristiani di casa nostra, Roberto Savio e Gilberto Bonalumi, entrambi giornalisti, che vanno in Cile a formare un partito progressista per sostenere un sistema di welfare e di democratizzazione delle istituzioni politiche, civili e militari».

IL CAMBIAMENTO È GIÀ INIZIATO
All’inizio degli anni Settanta però un ciclo di cambiamenti si è concluso e un nuovo ordine economico inizia a farsi largo nel mondo. Il modello keynesiano viene travolto dall’avanzata del liberismo che ha i suoi pilastri ideologici nella scuola di Chicago che faceva capo a Milton Friedman. Anche il Cile, sparsi nelle principali università americane, può contare sui suoi Chicago Boys.
È la società che sta cambiando globalmente spinta da una nuova tecnologia, l’elettronica, in grado di ridisegnare la geografia economica nel mondo. Gli Usa iniziano a delocalizzare aziende del settore nel vicino Messico, in grado di fornire manodopera a basso costo, mentre il welfare non è più al centro delle politiche dei governi. Lo storico ricorda inoltre che nel 1973 viene pubblicato il disco più celebre dei Pink Floyd, “The dark side of de moon” in cui un ispirato Roger Waters descrive la trasformazione dell’uomo, la sua alienazione mentale e il rapporto con il denaro.
«Il progetto di nazionalizzazioni di Allende – spiega De Giuseppe – soprattutto quelle riguardanti le miniere di rame, vitali per l’industria elettronica nascente, fu fortemente attaccato dai media cileni in mano all’opposizione e da quelli americani, non solo liberal, ma anche progressisti. Ecco perché Allende invita delegazioni straniere svincolate da certe logiche, per organizzare una contropropaganda e avere ambasciatori del modello cileno nel mondo».

CRISTIANESIMO E MARXISMO
Nel finale della sua conferenza, due anni prima del golpe militare, padre David Maria Turoldo si chiede pubblicamente quale sarà il destino del governo di Salvador Allende, e citando una frase del suo professore di filosofia all’Università Cattolica dice: «Cristianesimo e marxismo: o i due collaboreranno o i due si ammazzeranno. Credo che sia venuto questo tempo. E fin quando cattolici e marxisti non collaboreranno questo progetto non potrà dirsi compiuto».
Sarà proprio la spaccatura con la Democrazia cristiana cilena, che in un documento parlamentare accusa il governo di Salvador Allende di aver travalicato i limiti costituzionali, a spalancare le porte al dittatore Pinochet.

TUTTI GLI ARTICOLI SUL GOLPE IN CILE DEL 1973

Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 12 Settembre 2023
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