Giovanni Borghi, il re dei frigoriferi. Da Comerio agli USA
Il 14 settembre 1910 nasceva colui che rivoluzionò la tecnologia del freddo introducendo nelle case degli italiani il frigorifero
Nasceva in questi giorni del 1910 un grande appassionato di musica; milanese, parlava solo dialetto e nei modi era un vero ‘bauscia’ anche se calcisticamente tifava Milan. Come imprenditore fu un genio; rivoluzionò la tecnologia del freddo introducendo nelle case degli italiani un mobile bianco: il frigorifero. Cuore generoso, Borghi fu un grande mecenate di ciclismo, calcio e basket. Unica sua ombra, malinconica, fu il vizio del gioco.
Originaria del quartiere milanese di Isola Garibaldi, la famiglia Guido Borghi & Figli iniziò la produzione di fornelli elettrici a Comerio nel 1943. Quasi subito nacque il marchio Ignis; pensato per qualcosa che scalda diventò invece in Italia il simbolo di un’idea futuristica: conservare al fresco il cibo. Il colpo di genio, tecnologicamente, venne da Giovanni, il più dotato dei fratelli Borghi, il quale riuscì a ridurre notevolmente lo spessore delle pareti dei frigoriferi utilizzando le resine espanse, con un enorme vantaggio di ingombro.
In pochi anni Giovanni Borghi creò un impero e, anche se egli non fu mai grande come un Angelo Rizzoli od un Gianni Agnelli la produzione a Comerio salì fino a dodicimila frigoriferi al giorno. Il criterio produttivo era quello autarchico del ‘cumenda’, il quale fabbricava tutto in casa propria, sia nella filiera industriale che in quella finanziaria. Alla lunga però i costi di produzione diventarono non competitivi e, quando infine la Ignis (che fin dal 1963 ebbe un capitale sociale di un miliardo di lire) fu bisognosa di denaro, i rubinetti delle banche che per molto tempo erano state snobbate rimasero chiusi. Borghi cercò allora aiuto all’estero.
Nel 1965 i tentacoli finanziari e politici della Philips avevano già avvinghiato l’azienda varesina, della quale il colosso olandese aveva anche intuito il potenziale pubblicitario legato alla gloriosa squadra di basket locale. Quell’anno il 30% di Ignis Iberica fu ceduta a Philips e l’anno dopo la Coppa Intercontinentale, organizzata a Madrid, fu vinta dal Basket Varese.
Anche per il Varese Calcio, di cui Borghi si sentiva l’unico vero allenatore, quelli furono anni ruggenti: nel 1968 arrivò secondo in campionato dopo aver sconfitto 5-0 la Juventus. Nel ’68 però si manifestò anche la malattia che avrebbe portato il cumenda alla morte nel giro di pochi anni. Nel ’69 il 50% della casa madre passò sotto Philips, assecondando la profezia di Giulio Andreotti su un progressivo passaggio dell’azienda in mani estere.
A livello di curiosità vale la pena di ricordare che un importante compagno di balera, nella gioventù musicale di Borghi, fu Angelo Moratti, considerato uno straordinario ballerino di tango. Alla seconda generazione appartennero invece Fedele Confalonieri, nipote di Borghi, nonché il suo grande amico, contrabbassista e cantante con qualche ambizione da danzatore, Silvio Berlusconi, anch’egli cresciuto all’Isola Garibaldi.
Scheda libro:
Gianni Spartà – “Mister Ignis” (con prefazione di Silvio Berlusconi) – Oscar Mondadori – 2002
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