Intelligenza artificiale: le big della consulenza si armano per rivoluzionare il business. Come prepararsi
Un'onda di cambiamento ha attraversato il mondo delle grandi società di consulenza che si sono unite in partnership strategiche per accedere all'intelligenza artificiale. Questa trasformazione sta ridefinendo il modo in cui operano e servono i clienti
Negli ultimi 10 mesi, un’onda di cambiamento ha attraversato il mondo delle grandi società di consulenza, che si sono unite in partnership strategiche per accedere all’intelligenza artificiale (IA). Questa trasformazione sta ridefinendo il modo in cui operano e servono i clienti, aprendo porte a opportunità di risparmio ed efficienza mai viste prima, ma anche sollevando questioni etiche e legali cruciali, che devono essere affrontare urgentemente dalle imprese.
Le partnership chiave nell’intelligenza artificiale annunciate negli ultimi mesi.
La startup AI Anthropic, valutata 5 miliardi di dollari, ha annunciato questa settimana di aver stretto una partnership con Boston Consulting Group (BCG) per fornire ai propri clienti un accesso diretto a Claude 2 e alla tecnologia di Anthropic. I fratelli di origine italiana, Dario e Daniela Amodei, rispettivamente Amministratore Delegato e Presidentessa della società, hanno dichiarato: “I clienti di BCG utilizzeranno i nostri modelli di intelligenza artificiale in diverse soluzioni strategiche, guidando l’innovazione e migliorando la produttività”. BCG ha anticipato alcuni esempi di aree di applicazione a maggiore potenziale iniziale. Ad esempio, la creazioni di report sintetici, da fonti complesse e abbondanti, come le ricerche di mercato. Questo permetterà di estrarre in modo molto più rapido ed efficiente gli elementi di maggior valore e utili a focalizzare le motivazioni e problematiche, anche latenti, dei clienti. Altre aree di applicazione saranno mirate ad un migliore e rapido rilevamento delle frodi e alla gestione della sicurezza cibernetica. Infine, come ampiamente anticipato nel dibattito su queste tecnologie, si prevede un significativo impatto e ibridazione delle attività legate alla scrittura, sia di carattere tecnico-informatico, che generale. Si va dalla generazione di codice di programmazione e test dei programmi software, al supporto per le risorse umane nella stesura delle descrizioni delle posizioni ricercate, fino alla generazione di report finanziari, evidenziando trend e aree di rischio con modelli predittivi sempre più sofisticati. È importante notare, quindi, come queste applicazioni non solo promettano di migliorare la produttività, ma anche di portare a una migliore comprensione dei dati e delle informazioni, fornendo un supporto rilevante per i processi decisionali.
Prima di BCG, altre società avevano avviato partnership strategiche in questo settore. A febbraio, OpenAI, sostenuta da Microsoft, l’azienda con i maggiori finanziamenti nel settore, ha annunciato una partnership per combinare i suoi strumenti e piattaforme di intelligenza artificiale, tra cui ChatGPT, con le capacità di implementazione digitale e le competenze strategiche di Bain & Company per aiutare i clienti di quest’ultima in tutto il mondo, a identificare e implementare il valore dell’intelligenza artificiale. Partnership simili sono state create anche tra Cohere e McKinsey, nonché tra PwC e OpenAI. Infine, recentemente, EY ha fatto notizia con il lancio di EY.ai, una piattaforma che riunisce un ecosistema di intelligenza artificiale completo con funzionalità per promuovere l’adozione dell’intelligenza artificiale da parte dei clienti.
La sfida dell’etica e della responsabilità dell’IA.
L’adozione dell’IA comporta una sfida fondamentale: garantire un utilizzo etico ed equo della tecnologia. Le organizzazioni devono affrontare il bias nei dati e negli algoritmi, promuovere la trasparenza e prendersi la responsabilità delle scelte e dei contenuti, garantire il rispetto dei diritti di autore e non solo, e sottostare a rigorosi standard etici. Per affrontare queste sfide e sfruttare appieno il potenziale dell’IA, il primo passo è mettere a fuoco se e come queste tecnologie possano ampliare il proprio modello di business o anche metterlo a rischio. Per fare questo, non ci si può soltanto chiudere in una stanza coi guru della consulenza, bisogna coinvolgere le persone, aumentane la consapevolezza, approfondendo la comprensione del cambiamento culturale e identitario in atto, quale premessa per capire operativamente come le soluzioni possono essere messa e terra e veramente adottate. Diventa prioritario e urgente investire nella formazione e nell’upskilling, prima che arrivino gli impatti. Questo sono alcune delle aree da presidiare e a cui dare priorità:
Competenze tecniche: la formazione dovrebbe includere competenze tecniche di base, come il machine learning, la programmazione e le logiche degli algoritmi.
Gestione dei dati: i dipendenti devono imparare ad acquisire, elaborare e gestire i dati in modo efficace e conforme alle normative sulla privacy, per prevenire rischi, anche reputazionali.
Etica e responsabilità: la comprensione delle questioni etiche legate all’IA è fondamentale, così come l’abilità di sviluppare soluzioni etiche e trasparenti.
Comunicazione: la capacità di comunicare in modo efficace le soluzioni basate sull’IA è cruciale, superando la logica uomo sostituito dalla macchina.
Agilità e apprendimento continuo: l’IA è un campo in rapida evoluzione, che comprende probabilmente possibili diramazioni difficili da prevedere attualmente; quindi, è essenziale un approccio graduale e di accompagnamento continuo.
Gestione del cambiamento: i leader devono essere preparati a gestire il cambiamento e a creare una cultura di innovazione e adattamento.
Investire in queste aree di formazione è un passo fondamentale verso un futuro in cui l’IA può essere utilizzata in modo responsabile ed efficace nelle imprese e nella società. Più che adattarci al cambiamento, abbiamo bisogno di capire come adattare le nuove tecnologie, perché ci aiutino a costruire un mondo più a misura della qualità della vita, in tutte le sue forme.
“Quando vedi qualcosa che è tecnicamente valido, vai avanti e lo fai e discuti su cosa farne solo dopo che hai avuto il tuo successo tecnico. Questo è quanto è capitato con la bomba atomica”, Julius Robert Oppenheimer.
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