L’Università dell’Insubria contro le mafie con un progetto di respiro nazionale

Un corso di formazione per studiare il fenomeno della criminalità organizzata in particolare nei territori di Como e Varese col contributo di professionisti e accademici da tutta Italia

università insubria contro le mafie

Nasce “Per la Libertà: un’Università contro le mafie“, il progetto ideato dall’Università degli studi dell’Insubria per studiare il fenomeno mafioso con un’attenzione particolare sui territori delle provincie di Como e Varese e promuovere la cultura della legalità. Si tratta di un corso di formazione rivolto agli studenti universitari e delle scuole superiori in programma dal 26 settembre fino al 12 dicembre.

Il progetto, che ha ricevuto un finanziamento di 50mila euro dal Miur, è ideato dalla commissione legalità del Centro internazionale insubrico in collaborazione coi dipartimenti dell’Università dell’Insubria di Scienze teoriche e applicate (Dista), Diritto economia e culture (Didec) ed Economia (Dieco), i centri di ricerca su Diritto media informazione e società (Dirmis), Giustizia riparativa e mediazione (Cesgrem) e Religioni diritti ed economie nello spazio mediterraneo (Redesm), oltre a docenti e ricercatori di altri atenei su tutto il territorio nazionale.

Il corso è organizzato in otto moduli: tre obbligatori e gli altri a scelta pensati appositamente per i dipartimenti coinvolti e mirati a sviluppare competenze specifiche di ricerca e monitoraggio sulle mafie nei territori di Varese e di Como. Ogni modulo comprende lezioni frontali (online), laboratori e workshop (in presenza) per un totale di 13 ore ciascuno. Il corso è gratuito, per iscrizioni scrivere a: sbarile@uninsubria.it indicando il Dipartimento universitario o la scuola di provenienza.

Gli studenti universitari potranno organizzare il proprio corso liberamente in pacchetti di 40 ore (minimo) pari a 5 cfu, oppure impegnarsi in un percorso più completo da 88 ore e 11 cfu per ottenere anche competenze per la didattica nelle scuole secondarie di primo grado e nel biennio nell’ambito Service Learning Università e Territorio. Per gli studenti delle scuole superiori, il corso può essere integrato nelle attività di educazione civica previste dal curricolo e nelle esperienze formative dei Pcto.

Il progetto coinvolge le due sedi di Como e Varese dell’Università dell’Insubria oltre alla rete degli istituti scolastici del progetto Giovani Pensatori, le sedi di Libera e le Acli provinciali. L’obiettivo è istituire un centro interdipartimentale di studi contro le mafie (Cism-Uninsubria) capace di rilevare e analizzare la presenza della criminalità organizzata di stampo mafioso nelle province di Como e Varese. Tra i partner del progetto c’è anche il team Sociallibreria per la creazione di una piattaforma digitale interattiva.

È inoltre prevista la collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti della Lombardia per la formazione dei professionisti e dei pubblicisti che operano sul territorio. Infine, tra i partner vi è anche la Federazione italiana mediatori e agenti d’affari (Fimaa), che – occupandosi di recupero delle aree dismesse – offrirà la propria esperienza al territorio e alle amministrazioni comunali riguardo gli investimenti utili alla riqualificazione delle aree interessate dall’incuria in contrasto con la mentalità mafiosa.

«Da tempo – spiega Fabio Minazzi, direttore del Centro internazionale insubrico e responsabile scientifico del progetto – ci impegniamo a promuovere la legalità come prassi, con l’obiettivo di rendere ogni studente una sentinella di legalità. Siamo felici di inaugurare questo corso dopo tanti anni di lavoro. La mafia è innanzitutto un modo di pensare, per questo bisogna combatterla a partire dalla cultura. Educare alla legalità vuol dire anche aiutare gli studenti a conoscere la storia italiana nella sua specificità. Significa inoltre impegnarsi affinché i principi costituzionali vengano rispecchiati nelle leggi e nella vita quotidiana».

«Questo progetto – spiega Stefania Barile, coordinatrice del progetto – costruisce alleanze intersettoriali per rispondere a problematiche complesse, attraverso lo scambio e il confronto di esperienze, effettuate da attori diversi in contesti differenti nel corso degli anni, avvalendosi di strumenti di interazione funzionali alla definizione di strutture di supporto alla progettazione collettiva. In questo modo si delinea un ambito di azione comune, capace di costruire un significato condiviso per ciascun attore coinvolto che conserva la propria identità all’interno della “cultura della legalità” definita dal progetto, in cui si rende esplicita la richiesta di collaborazione dei partecipanti, si definiscono i ruoli, le reciproche responsabilità e le singole competenze».

Argomenti e docenti degli otto moduli sono: «Stato e Antistato» con Ilaria Meli, «Mafia e Sanità» con Francesca Rosaria Rispoli, «Il ruolo delle donne nella criminalità organizzata» con Sabrina Garofalo, «Mafia tra storia, politica e cultura» con Antonio Orecchia, Fabio Minazzi, Stella Coglievina e Andrea Bellavita, «La rieducazione alla legalità in carcere: ergastolo ostativo, art. 41 bis ord. penit. e libertà religiosa» con Stefano Marcolini, Stella Coglievina, Grazia Mannozzi e Chiara Perini; «Il procedimento amministrativo davanti all’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la gestione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata» con Carmela Leone; «Etica, libertà e beni comuni: le dimensioni etiche dell’agire economico per la rigenerazione socio-culturale ed economica» con Roberta Pezzetti e Patrizia Gazzola, «I complessi intrecci tra diritto e cronaca» con Maria Cristina Reale.

Alessandro Guglielmi
alessandro.guglielmi@varesenews.it

 

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Pubblicato il 19 Settembre 2023
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