Nella notte dell’attacco russo a Leopoli anche due attori partiti da Albizzate per portare il teatro tra i bambini ucraini
Noemi Bassani e Stefano Tosi stanno bene e proseguono il loro lavoro in Ucraina nell’ambito del progetto Teatri senza Frontiere. "Qui si respira la paura della guerra ma anche la determinazione di un popolo che non vuole arrendersi agli invasori russi"

Le sirene sono suonate come quasi ogni notte nelle strade di Leopoli, cittadina ucraina lontana dal fronte della guerra. Sono il segnale dell’arrivo di un attacco missilistico o di droni. Sono i russi, aggressori del popolo ucraino, che da due anni bersagliano indistintamente obiettivi militari e civili nell’ambito di una guerra di invasione. Questa notte alcuni droni sono andati a segno, mandando in fumo almeno 300 tonnellate di aiuti umanitari, secondo quanto denuncia la Ong Caritas Spes.
Questa notte, a sentire il boato dell’attacco a Leopoli, c’erano anche Noemi Bassani e Stefano Tosi, partiti con la loro compagnia teatrale “L’Arca di Noe” per portare un sorriso sul volto dei bambini ucraini.
«Il suono delle sirene è qualcosa di impressionante, un suono che sembra uscire dai film o dai vecchi racconti della guerra. E invece qui è reale, è il suono con il quale crescono i bambini ucraini». A raccontarlo è Noemi Bassani, attrice teatrale partita da Albizzate insieme a Stefano Tosi con una carovana di colleghi del mondo dello spettacolo nell’ambito del progetto Teatri senza Frontiere.
«Siamo qui per far arrivare il nostro abbraccio a questo popolo. È il senso del nostro mestiere: fare teatro, farlo in posti dove si soffre, soprattutto tra i bambini. Li vediamo, sorridono ai nostri spettacoli, ma dietro quegli occhi si vede la paura. Le sirene, le bombe. Molti non vedono il padre o il fratello da quando sono partiti per il fronte».

Noemi e Stefano stanno bene, i droni russi hanno colpito a qualche chilometro di distanza dal luogo che li accoglie in questi giorni. Si tratta del seminario di Santo Spirito, gestito da preti greco bizantini. «In questi giorni stiamo girando i dintorni di Leopoli con i nostri spettacoli nella speranza di regalare qualche momento di distrazione – racconta Noemi -. Quello che incontriamo è un popolo ferito ma fiero e determinato a non arrendersi. Ci sono in giro quasi solamente anziani, donne e bambini, tutti gli altri sono al fronte. Qui si respira la sofferenza ma anche la determinazione. Anche le persone che stiamo incontrando nei campi profughi ci ripetono la stessa cosa: noi vogliamo la nostra terra e tornare nelle nostre case, anche se sono state distrutte dai russi».
La compagnia di Stefano e Noemi “L’Arca di Noe” ha fatto 5 spettacoli da quando sono arrivati in Ucraina. Nel progetto c’è anche un periodo di formazione teatrale a chi è del posto per piantare un piccolo seme di speranza.
Terminato il lavoro a Leopoli si sposteranno però in zone ancora più calde e vicine al fronte, come Cherson, Dnipro e Zaporizhzhia: «Questo progetto si muove però in sicurezza, certo per quanto possa essere sicuro un paese aggredito – racconta Noemi -. Ci sposteremo insieme al vescovo di Leopoli e questo ci dà sicurezza. Aldilà del contesto siamo davvero felici di essere qui. L’emozione che riusciamo a trasmettere non solo quella dello spettacolo ma soprattutto il fatto che loro ci sentono vicini. Che non si sentano abbandonati. Il fatto che siamo qua per loro è importante. E questo ripaga i nostri sforzi».
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