Un albo regionale e nuovi standard per rafforzare la rete dei centri antiviolenza domestica
La Commissione “Sostenibilità sociale” ha introdotto nuovi requisiti per le strutture per potenziare e rafforzare la rete migliorandone le caratteristiche. Attualmente in Lombardia ci sono 54 Centri anti violenza e 150 Case Rifugio 150
Specifici standard qualitativi su spazi, dotazioni strumentali e figure professionali. Il provvedimento approvato all’unanimità dalla Commissione “Sostenibilità sociale”, presieduta da Emanuele Monti della Lega, che istituisce un Albo regionale e introduce nuovi requisiti per le strutture, intende potenziare e rafforzare la rete territoriale dei centri anti violenza domestica migliorandone le caratteristiche e quindi ponendo le basi per un servizio più efficace.
«Non si tratta di aggiungere nuovi carichi burocratici a quelli già esistenti -ha detto relatrice Silvia Scurati – ma di un intervento necessario in un momento in cui il problema della violenza domestica si va purtroppo accentuando. I centri offrono un servizio importantissimo e gratuito e molto bene hanno fatto finora. Adesso si tratta di compiere un ulteriore salto qualitativo. Tra le caratteristiche richieste rientrano la presenza di adeguate figure professionali, determinate dotazioni strutturali e attività di formazione e aggiornamento per il personale. Attraverso la promozione e il rafforzamento della rete di assistenza -ha continuato Scurati- la Regione intende stare dalla parte delle donne concretamente, proteggendole e aiutandole. Un obiettivo che deve vedere unite tutte le istituzioni, dallo Stato alle Regioni agli enti locali. Non a caso questo provvedimento, messo a punto dalla Giunta regionale, attua una recente intesa tra lo Stato e le Regioni e coinvolge anche gli enti locali e il Terzo Settore».
Le strutture potranno essere gestite da soggetti privati o pubblici che dovranno fare riferimento al registro del Terzo Settore.
I Centri antiviolenza erogano a titolo gratuito servizi di sensibilizzazione e accoglienza rispettando riservatezza e anonimato delle ospiti. Rientrano nella loro attività iniziative di prevenzione e informazione, ascolto, supporto psicologico, assistenza legale, la collaborazione con le Case Rifugio anche ai fini dell’inserimento.
Le Case Rifugio hanno un indirizzo riservato o segreto e ospitano a titolo gratuito le donne e i loro figli minori che necessitano di allontanarsi dalla loro abitazione per questione di sicurezza. Il provvedimento prevede che le Case vengano classificate come Unità di offerta sociale e sottoposte al regime dei controlli del settore del Welfare. Per adeguarsi ai requisiti richiesti avranno un anno di tempo.
Attualmente i Centri anti violenza sono 54 e le Case Rifugio 150.
TAG ARTICOLO
La community di VareseNews
Loro ne fanno già parte
Ultimi commenti
PaoloFilterfree su "La sanità pubblica è a rischio privatizzazione": la raccolta firme on line contro il taglio delle tariffe
elenera su La patente a 18 anni? "Non è più uno status symbol"
Felice su La patente a 18 anni? "Non è più uno status symbol"
Alessandra Toni su "La sanità pubblica è a rischio privatizzazione": la raccolta firme on line contro il taglio delle tariffe
lenny54 su "La sanità pubblica è a rischio privatizzazione": la raccolta firme on line contro il taglio delle tariffe
Valeria Vernon su MV Agusta la situazione è critica: il sindacato dice no ai licenziamenti collettivi
Accedi o registrati per commentare questo articolo.
L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di VareseNews.it, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.