Walter Andriolo: “La IHL campionato in salute, i Mastini restano la squadra da battere”
Intervista al presidente della AIHG, la lega delle squadre che partecipano al campionato. «Obiettivo arrivare a 12 l'anno prossimo, ma in futuro serve una Serie A tutta italiana». E sul centro federale: «Si costruisca pensando al bene dello sport, non alla politica»
Giù il gettone, via per un altro giro di giostra. La Italian Hockey League è ai nastri di partenza con dieci formazioni che aprono la caccia ai Mastini Varese pigliatutto della scorsa stagione. Un torneo che prevede qualche novità (il Feltre ambizioso, la possibilità di schierare giocatori ucraini equiparati agli italiani) ma che mantiene un impianto solido, nelle partecipanti e nella formula. Un torneo, soprattutto «che è giocato da squadre italiane con giocatori italiani» per dirla con Walter Andriolo, presidente della AIHG (Associazione Italiana Hockey Ghiaccio) ovvero della lega delle società militanti in IHL.
Avvocato di professione, meranese e dirigente del Merano, ex consigliere federale, Andriolo racconta qual è lo stato di salute della IHL ma anche quali sono i possibili sviluppi futuri di un torneo nel quale anche quest’anno «Il Varese resta la squadra da battere». (foto in alto: Andriolo con il capitano dei Mastini, Andrea Vanetti, con il trofeo della IHL | da FB / AIHG)
Presidente Andriolo, innanzitutto qual è lo stato di salute del campionato che per il quinto anno ha le insegne della Italian Hockey League?
«La salute è buona e sono soddisfatto di come inizierà la nuova stagione. Da quando è stata fondata la lega, il nostro movimento è cresciuto molto: ci siamo dati una programmazione precisa e siamo contenti dell’arrivo del Feltre che porta a 11 il numero di squadre. Siamo vicini al progetto definitivo di un campionato a 12 che spero possa diventare attivo dal 2024-25. Anche per quanto riguarda il livello di gioco sono contento: la qualità è cresciuta e con essa il numero di spettatori sugli spalti».
Visti i risultati dello scorso anno, pensa che il Varese possa ripetersi?
«Credo che i Mastini restino la squadra da battere dopo la doppietta IHL-Coppa Italia. I gialloneri si sono rinnovati ma non hanno rivoluzionato la rosa e rimangono i favoriti anche se guardando i roster delle altre formazioni penso che vedremo un torneo molto aperto. Nel quale tutte le squadre possono vincere partite, anche da sfavorite. Le altre? Un pronostico è difficile: ci sono il Feltre che ha ambizioni, il Pergine e altre ancora».
A proposito di Mastini: il fatto che non siano saliti in Serie A è un bene per la IHL o un male per il movimento hockeyistico italiano?
«Bella domanda a cui risponderò da presidente IHL. Credo che il salto di categoria per chi vince il nostro torneo sia interessante per i tifosi, però la IHL rimane il massimo torneo giocato da squadre italiane e sul territorio italiano. La ICE (dove giocano Bolzano, Asiago e Brunico ndr) è un torneo privato spettacolare ma ricco di stranieri e fa storia a parte, la ALPS (che integra i team di Serie A) è una serie transfrontaliera diversa dalla vecchia Alpenliga che aveva un altro senso e un altro impatto. Noi crediamo si debba tornare a una Serie A unica tutta italiana e intanto lavoriamo per valorizzare sempre di più la IHL di cui il Varese è un attore molto importante».
Uno scatto dell’amichevole tra Varese e Fassa, squadra di Serie AC’è la possibilità che la Coppa Italia torni a comprendere le squadre di Serie A?
«È una cosa che potrebbe accadere dal 2024-25 ma se così fosse ci batteremo perché si giochi con le stesse regole di ingaggio, quelle della IHL attuale. Quindi con lo stesso numero di stranieri in pista per tutte le squadre. Noi abbiamo allargato la Coppa verso il basso per dare l’opportunità anche alle formazioni di Division I di affrontare quelle di categoria superiore. Un principio di coinvolgimento che fa bene al movimento».
A proposito di eleggibilità dei giocatori: quest’anno si potranno schierare tre ucraini equiparandoli agli italiani. Qual è il suo giudizio su questa scelta dettata dalla Federazione?
«Io trovo questa proposta molto positiva se parliamo dei giocatori giovani, che quindi hanno un’occasione per lasciare un Paese martoriato dalla guerra e per continuare a giocare e a formarsi in un contesto competitivo. Per quanto riguarda i senior invece, non concordo: credo che debbano essere considerati come stranieri perché l’hockey è già il loro “mestiere”. Comunque sia abbiamo recepito la direttiva federale e per esempio il Feltre si è rinforzato con questa possibilità».
Quest’anno in IHL ci sono squadre di quattro regioni: Trentino-Alto Adige, Veneto, Lombardia e Piemonte. State lavorando per ampliare questo bacino in futuro?
«Il nostro non è un campionato entry level e ha delle regole di ingaggio. Per esempio se una squadra vuole scendere dalla ALPS ha diritto ha giocare la IHL. Quando saremo a 12, l’ultima retrocederà in Division I. Questo per dire che sì, senza dubbio ci piacerebbe avere un panorama più ampio ma non possiamo incidere sui singoli movimenti regionali. Per crescere servono impianti adatti, e vanno creati laddove si possono sfruttare per coinvolgere e far crescere giocatori, società e tifosi».
Chiudiamo parlando proprio di impianti visto che il derby Varese-Como si sta disputando anche per avere il centro federale degli sport del ghiaccio. Qual è la sua posizione?
«Non vivo lì e non posso entrare nel merito salvo dicendo che entrambe le città hanno pari dignità. Il mio augurio è che il centro federale venga edificato nel posto più utile e che la scelta venga fatta per il bene dello sport, non per motivi di politica o campanile. La scelta sia tecnica perché più stadi del ghiaccio si fanno, meglio è».
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