In Finanziaria gli incentivi a medici e infermieri delle aree di confine: a pagarli saranno i lavoratori all’estero
Nell'Art 50 della bozza si fa esplicitamente riferimento agli incentivi per evitare la desertificazione degli ospedali. Grande soddisfazione del consigliere della Lega Emanuele Monti che ringrazia il Ministro Giorgetti
I premi per il personale sanitario che lavora nelle aree di frontiera ci saranno e saranno pagati dai frontalieri e dai lavoratori italiani in Svizzera e da tutti coloro che sono impiegati in uno stato straniero. È quanto prevede la bozza della Legge Finanziaria all’art 50:
Articolo 50 (Contributo al servizio sanitario nazionale)
Sono tenuti a versare alla Regione di residenza una quota di compartecipazione al Servizio sanitario nazionale:
a) i residenti che lavorano e soggiornano in Svizzera che utilizzano il Servizio sanitario nazionale;
b) i frontalieri di cui all’articolo 9, comma 1, dell’Accordo tra la Repubblica italiana e la Confederazione Svizzera relativo all’imposizione dei lavoratori frontalieri, con Protocollo aggiuntivo e Scambio di lettere, fatto a Roma il 23 dicembre 2020, ratificato e reso esecutivo ai sensi della legge 13 giugno 2023, n. 83, nei casi in cui è stato esercitato il diritto di opzione per l’assicurazione malattie come previsto al paragrafo 3, lettera b), dell’allegato XI del regolamento (CE) n. 883/2004 del Parlamento europeo e del Consiglio del 29 aprile 2004, relativo al coordinamento dei sistemi di sicurezza europeo, aggiunto conformemente paragrafo 1, lettera i), della sezione A dell’allegato II all’Accordo tra la Comunità europea ed i suoi Stati membri, da una parte, e la Confederazione svizzera, dall’altra, sulla libera circolazione delle persone, con allegati, atto finale e dichiarazioni, fatto a Lussemburgo il 21 giugno 1999, ratificato e reso esecutivo ai sensi della legge 15 novembre 2000, n. 364, e successive modificazioni;
c) i familiari a carico dei soggetti di cui alle lettere a) e b).La Regione di residenza definisce la quota di compartecipazione familiare di cui al comma 1, compresa fra un valore minimo del 3 per cento e un valore massimo del 6 per cento, da applicare al salario netto percepito in Svizzera. Il ricavato complessivo è utilizzato è destinato al sostegno del servizio sanitario delle aree di confine in particola a beneficio del personale medico e infermieristico sotto forma di premio di frontiera.
Con decreto del Ministero della salute, di concerto con il Ministero dell’economia e delle finanze, sentiti i Presidenti delle regioni confinanti con la Svizzera, sono individuate le modalità di assegnazione delle somme, di versamento del contributo e il trattamento economico mensile massimo del predetto premio di frontiera».
MONTI: “GRANDE RISULTATO GRAZIE A QUESTO GOVERNO E AL MINISTRO GIORGETTI”
Molto soddisfatto Emanuele Monti, tra i promotori di questa apertura nei confronti del personale sanitario di confine sia durante la sua presidenza della Commissione sanità in Regione sia oggi come consigliere delle aree maggiormente interessate: « È una svolta che si attendeva da anni e che finalmente questo Governo ha reso concreta – commenta Monti – Devo ringraziare il Ministro Giorgetti e il deputato Stefano Candiani per l’impegno a portare avanti le richieste di professionisti che da tempo invocavano segnali concreti.
Una volta approvata la Legge, si lavorerà sui decreti attuativi per fare in modo che la misura si traduca in sostanziali incrementi economici per il personale medico, infermieristico e sanitario in genere. Si apriranno tavoli con gli ordini professionali e i sindacati per dettagliare meglio la misura, che potrà servire anche a rendere più attrattivi ospedali e strutture in aree di confine e che stanno subendo più di altri la concorrenza delle realtà svizzere».
MISURA CHE COINVOLGE TUTTI I CITTADINI AIRE
La novità non riguarda solo i frontalieri ma tutti i cittadini AIRE, italiani che lavorano e risiedono all’estero ma che mantengono il servizio sanitario italiano. La stima del contributo totale che potrà arrivare è di 110 milioni di euro mentre in busta paga ai sanitari ogni mese potrebbero arrivare 750 euro.
UN FRONTALIERE SU 3 E’ ASSICURATO ANCHE IN SVIZZERA
Nel 2019 nella Svizzera italiana dei 329.000 frontalieri censiti solo circa 103.000 (31,5% circa) erano anche assicurati in Svizzera: circa 77.000 frontalieri provenivano dall’Italia, di cui circa 600 (circa 0,8%) assicurati in Svizzera.
La stragrande maggioranza dei lavoratori frontalieri italiani, circa il 68,5%, non erano a carico del sistema sanitario elvetico mentre il 30,5% dei francesi (55.000 su 180.000) e il 75,5% dei tedeschi (46.000 su 61.000) erano assicurati nella Confederazione.
Le tariffe assicurative sono differenti nei diversi Cantoni e all’interno degli stessi: ad esempio un pendolare italiano residente oltre confine, può stipulare un contratto assicurativo che gli costa 279 franchi al mese, per adulti con franchigia di 300 franchi e senza infortunio. Ci sono poi altre casse malati che prevedono premi più elevati: sempre in base alle cifre indicate da Berna per il 2021, il costo mensile in Ticino per questa categoria può arrivare ai 455 franchi proposti dalla cassa malati Intras o ai 464 di Visana.
COMPENSO MENSILE TRA I 100 E I 200 EURO
La richiesta di un contributo andrà ai frontalieri che lavorano in Svizzera, non compresi dalla nuova legge bilaterale entrata in vigore nel luglio scorso, quelli considerati “vecchi frontalieri” che hanno esercitato il diritto di opzione per l’assicurazione malattie. In base alla Finanziaria, dunque, sono tenuti a versare alla Regione nella quale sono residenti, un contributo mensile che va da un minimo di 100 euro ad un massimo di 200 euro per compensare il minore esborso rispetto ai cittadini italiani frontalieri che non hanno esercitato il medesimo diritto di opzione. L’importo verrà deciso con delibera della Giunta regionale della Regione di residenza e il ricavato complessivo sarà messo a disposizione del personale medico e infermieristico nelle aree territoriali di confine con la Svizzera sotto forma di premio di frontiera da riconoscere a ciascuna figura professionale, al fine di sostenere la competitività salariale rispetto ai livelli salariali d’oltre confine e scongiurare i conseguenti rischi di desertificazione.
La manovra, che passerà a vaglio del Parlamento blindata per disposizione del Governo, dovrebbe soddisfare una delle richieste degli ordini professionali sanitari stremati dalla fuga verso strutture in Svizzera che garantiscono stipendi decisamente più vantaggiosi e anche organizzazioni lavorative meno stressanti. Dalle prime stime si parla di un contributo medio di 750 euro mensili.
IN LOMBARDIA SONO 66.000 GLI INFERMIERI ISCRITTI ALL’ORDINE DI CUI 4000 LAVORANO IN SVIZZERA
L’art. 50 porta dunque un po’ di ottimismo in una categoria, quella degli infermieri, molto provata da condizioni di lavoro sempre più impegnative data la continua emorragia di professionisti.
Secondo la stima degli ordini professionali lombardi, gli infermieri iscritti sono circa 66.000 di cui 6.000 infermieri lavorano all’estero; di questi, la Confederazione Svizzera ne dichiara 4.000 come frontalieri.
L’87% dei lavoratori è di genere femminile; l’età anagrafica media è tra i 55 e i 65 anni, quindi il 40-45% del totale sarà potenzialmente in uscita dal servizio attivo nei prossimi 5/10 anni. La media di nuove iscrizioni agli OPI provinciali si aggira attorno 1100 annui ma è un trend in discesa se si guarda alle domande di iscrizioni ai percorsi universitari: per questo anno accademico (2023-2024) in Italia risulta una diminuzione del 10% delle iscrizioni che porta a non garantire la copertura tutti i posti messi a disposizione dalle università e richiesti dalla professione stessa. In Lombardia il dato è del 13%.
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